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Pino - Pinus Pinea.

Pinus Pinea - Pino domestico

Pino Domestico (Pinus Pinea) - Foto tratta da: www.cuyamaca.net

 

"L'audacia" è il simbolo legato a queste stupende piante che formano gran parte dei boschi alpini e appenninici, e che caratterizzano vaste foreste delle zone montuose europee e anche qualche tratto delle nostre costiere meridionali.


Storia.

Il nome scientifico Pinus riprende un'antica denominazione latina, che probabilmente deriva da "pix = pece", a indicare l'essudazione resinosa che cola dalla corteccia di queste belle conifere. Il P. pinea, secondo l'opinione di vari botanici italiani, potrebbe essere prescelto come simbolo floreale del nostro Paese, così come il Canada ha scelto l'acero, la Gran Bretagna la rosa, e così via.

Descrizione.

La famiglia: Pinacee.
Il genere comprende circa 70 specie.
L'origine: regioni temperate dell'emisfero Nord.
L'aspetto: alberi di grande mole a chioma piramidale o a portamento arbustivo.
Le foglie o aghi, sono di varia forma e tipo, secondo l'età dell'esemplare e la specie: aghiformi, scagliosi, a sezione tondeggiante o schiacciata; solitari o riuniti in ciuffetti, con stomi su una sola o su ambedue le pagine; il colore varia dal verde chiaro al verde cupo, dal giallo-oro al bronzo.
I frutti o coni, sono cilindrici, conici, globosi oppure ovoidali; la loro superficie è coperta di scaglie legnose o tenere; questi coni possono essere lunghi pochi centimetri o qualche decimetro e maturano in pochi mesi o soltanto al secondo anno.

L'utilizzazione è quanto mai varia, dato che i pini presentano specie di ogni forma, adatte per diversi climi, da quello alpino a quello marittimo; le specie nane trovano posto sulle roccaglie e possono essere coltivate anche in grossi vasi sul balcone.

Esigenze e cure.

L'esposizione: in pieno sole o a mezz'ombra, ma vivono bene anche all'ombra.
Il terreno deve essere sciolto, ben drenato, affinché non trattenga eccessiva quantità d'acqua; nella prima fase colturale, finché le piante sono giovani, è bene coprire il suolo con uno strato di sabbia per meglio isolare le radici.

I pini, in genere, non hanno bisogno di cure diverse da quelle indicate per le altre conifere e in modo particolare per gli abeti di cui condividono, in buona parte, l'area di diffusione. Tuttavia, non bisogna dimenticare che i pini comprendono anche specie decisamente mediterranee e che non potrebbero mai essere coltivate in zone montuose o dove il clima invernale scende di molto sotto lo zero.

Quindi, salvo le norme di carattere generale, che riguardano la messa a dimora e il criterio da seguire da un punto di vista estetico, per poter conoscere con esattezza quali sono le cure adatte alle singole specie è opportuno prendere in esame quelle più comunemente coltivate per vedere, di ognuna, le esigenze.
Bisogna però tenere presente di non utilizzare pini a grande sviluppo in giardini di piccole dimensioni perchè il risultato non potrebbe che essere negativo.

Niente, infatti, è meno gradevole del vedere un'enorme pianta "soffocata" fradue abitazioni o, peggio, sovrastare minuscole villette con un effetto un pò buffo e senz'altro innaturale.


Piantagione.

La piantagione si può eseguire dalla fine di ottobre a marzo, purchè il terreno non sia gelato o troppo bagnato.

Fra l'altro, bisogna tener presente che una piantagione effettuata a meno di 6-7 m, come minimo, dalle mura perimetrali dell'abitazione espone questa al rischio di avere le pareti gravemente lesionate dalle possenti radici dei pini.

Lo steso pericolo incombe sui lastricati troppo prossimo al luogo in cui sorge una qualsiasi grande conifera.


Moltiplicazione.

La moltiplicazione si effettua per seme, in vivaio, quando si desidera riprodurre una particolare varietà; per avere la certezza di ottenere proprio la pianta desiderata è meglio riprodurre per innesto.

I pini più importanti.

- P. Cembra o "cembro", "cirmolo"; alto anche 40 m, può vivere anche 600 anni; la sua chioma è piramidale e slanciata,ma in particolari condizioni, se esposto al vento o ad altre sollecitazioni, assume portamento contorto con rami radi e disordinati; molto belle le varietà: aurea con foglie dorate, columnaris con la chioma raccolta, compatta a forma conica, sibirica dal fogliame molto scuro e pumila a rami prostrati. Coltivazione: questa specie desidera terreno acido e dotato di abbondante umidità, soprattutto quando la pianta è ancora giovane e quindi le sue radici non sono in grado di toccare gli strati più basi del suolo. Il P. cembra è adatto per vasti giardini.

- P. nigra o "pino nero": può essere alto anche 45 m, ha foglie di color verde scuro, che assumono una sfumatura rossastra in alcune varietà; in Italia vegeta rigoglioso sulle Alpi, sulla Sila, in Aspromonte e sull'Etna. Coltivazione: si differenzia secondo le regioni e la natura del suolo, tuttavia esige generalmente terra povera, priva di calcare, fresca, profonda, permeabile. Visto che il P. nigra non ama eccessivamente il freddo, è opportuno proteggerne le radici durante l'inverno con torba e foglie secche.

- P. sylvestris o pino "silvestre": alto anche 35 m, ha la corteccia che si stacca facilmente lasciando nudo il tronco, che è di intenso color rossastro. Questa specie presenta diverse varietà, tutte molto interessanti: la alba con foglie argentee, la aurea con foglie dorate, la engadinensis, molto bassa e decorativa, la fastigiata con chioma sottile e rami sciolti, la globosa viridis, alta al massimo 1 m, la lapponica con foglie bruno-rosse durante l'inverno, la microphylla dalle foglie lunghe appena 1 cm e mezo, la nana alta circa 50 cm, la pendula a rami ricadenti, la pumila nana, tondeggiante, a foglie glauche, la variegata, con foglie verde e argento. Coltivazione: questa specie si adatta un po' a tutti i terreni, qualunque sia la loro composizione chimica. È bene concimare con una certa abbondanza sia con letame che con fertilizzanti minerali completi. Le varietà nane utilizzate sulle roccaglie o in vaso, quando tendono ad allungarsi troppo e quindi a perdere il loro caratteristico portamento, devono essere cimate, sempre che l'esemplare sia ancora abbastanza giovane e quindi in grado di rigermogliare.

- P. Mugo o "pino di montagna", "mugo", "pino uncinato": alto al massimo 15 m, spesso con forma arbustiva; ha foglie, ossia aghi, piuttosto lunghi e sottili, arcuati, verde scuro o verde glauco: è pianta adatta per piccoli giardini, per roccaglie (nelle varietà nane) o anche per grandi vasi. Interessanti le varietà gallica molto bassa, mughus cespugliosa e nana, pumilo non più alta di 1 m e mezzo, Slavinii di bassissima statura. Coltivazione nessuna difficoltà da un punto di vista colturale se si considera che il P. Mugo è tra le conifere di maggiore adattabilità a climi e terreni.

- P. Pinea: è la tipica specie delle nostre coste; la sua chioma è espansa, sorretta da grossi rami che si dipartono a una certa altezza da un tronco possente e dritto; presenta corteccia di color bruno; la chioma è folta e di un bel verde chiaro. Coltivazione: l'unica esigenza di questa riguarda il terreno, che deve essere un po' sabbioso e fresco, poco calcareo. Il clima deve mantenersi su medie non molto inferiori allo zero; è opportuno evitare i luoghi troppo esposti ai venti marini. Fra l'altro, il salmastro può nuocere assai alla pianta bruciandone il fogliame.

- P. Pinaster o "pino marittimo", "pino selvatico": è una tipica specie mediterranea e cresce anche in prossimità del mare senza risentire minimamente dell'azione del salmastro; la sua altezza massima è di circa 30 m, il fogliame è verde scuro, gli aghi sono rigidi e pingenti, fortemente aromatici. Coltivazione: non ha molte esigenze in fatto di terreno, preferisce tuttavia quello sabbioso, sciolto, meglio se povero di calcare. Giovano a questa specie abbondanti annaffiature estive soprattutto nella fase giovanile.

- P. halepensis: o "pino d'Alepo", "pino di Gerusalemme": può raggiungere l'altezza di 15 m, ha chioma irregolare, tronco contorto, corteccia rossastra a placche; questa specie vive bene presso il mare e viene coltivata anche per la raccolta della resina. Coltivazione: si accontenta di terreni calcarei, anche se poveri, ma richiede clima tiepido e temperato; vegeta bene solo in Liguria e su Gargano. Teme la pioggia e quindi non ha necessità di essere annaffiato, mentre potrà trarre sicuro vantaggio da una controllata concimazione di tipo minerale da eseguire ogni mese almeno dei due primi anni di impianto.

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Scheda realizzata da Marco Finco