Martinia - Martynia.
Martynia - Foto tratta da: www.labouichere.com
"I tuoi meriti sono superficiali" questo è il significato attribuito dal linguaggio dei fior alla martinia.
Tale simbologia è da ricercarsi nell'intenso profumo (non a
tutti gradito) delle corolle di queste piante, profumo che ricorda molto da
vicino quello dell'incenso, a cui si contrappone un poco gradevole odore di
cloro che emana dalle foglie se vengono stropicciate.
Storia.
Il nome scientifico Martynia ricorda quello di John Martyn, professore di
botanica e scrittore di trattati naturalistici, vissuto a Cambridge nel
Settecento.
Volgarmente la martinia è anche nota come "pianta
dell'incenso", "unghie del diavolo" e "pianta delle
perpetue". Infatti, forse a casa del particolare profumo dei suoi fiori,
che si fa più intenso verso il tramonto, è facile trovare qualche cespo di
queste specie, ormai poco coltivate, nei giardinetti delle canoniche o nell'orto
dei conventi.
Descrizione.
La famiglia: Martiniacee.
Il genere comprende circa 10 specie.
L'origine. America settentrionale.
L'aspetto: erbacee annuali o perenni.
Le foglie sono opposte o alterne, ondulate ai margini, tomentose, di color
verde-giallo; spesso sono caratterizzate da un poco gradevole odore di cloro e
da una caratteristica vischiosità.
I fiori sono molto belli, di forma tubolare ingrossata, aperti come fauci e di
brillanti colori che variano dal rosa al porpora; è da notare che la gola di
varie specie è disseminata di goccioline vischiose che diventano brillanti
sotto il sole, e che hanno il compito di trattenere gli insetti per favorire
l'impollinazione; il profumo che emana dalle corolle è quanto mai intenso,
tanto da riuscire insopportabile a molti e ricorda quello dell'incenso; si fa più
acuto verso il tramonto.
La fioritura avviene in estate I frutti sono molto interessanti e decorativi, del tutto simili a esotici uccelli, di consistenza cornea; giungono a maturazione in autunno; per poter cogliere gli interessanti frutti a forma di "unicorno" si deve lasciare sulla pianta qualche corolla anche dopo la caduta dei petali.
L'utilizzazione: per bordo misto, gruppi isolati, o per la
coltura in grossi vasi.
Esigenze e cure.
L'esposizione: in pieno sole.
Il terreno: normale da giardino misto a ¼ di sabbia.
Queste piante necessitano di frequenti annaffiature (ogni due
giorni al massimo), e di concimazioni quindicinali a base di sangue secco; così
facendo si ottengono piante forti, con numerosi fiori e frutti.
Inoltre è opportuno mantenere sempre sgombro il terreno alla base delle piante
ed evitare di bagnare le foglie durante le ore di sole.
La raccolta dei frutti si esegue quando l'involucro esterno, di
colore verde chiaro, si spacca ed appare il portasemi corneo e scuro, simile
alla testa di un uccello portante due lunghe piume arricciate verso l'alto come
due corna.
Piantagione.
La piantagione delle specie perenni si esegue nel tardo autunno; è
consigliabile evitare il trapianto di quelle annuali.
Moltiplicazione.
La moltiplicazione si effettua per divisione dei cespi in
autunno o per semina in primavera, direttamente a dimora, dopo aver immerso i
semi in acqua tiepida per 24 ore.
Da un fenditura centrale si questo frutto è possibile estrarre
i semi che daranno vita alle successive piante.
Queste piante sono anche molto apprezzate per i loro frutti che, una volta
secchi, si conservano a lungo e vengono utilizzati per composizioni secche
oppure di tipo ikebana.
Ecco le specie più conosciute.
M. diandra: alta 60 cm, ha fiori bianchi sfumati in porpora e giallo; fiorisce
in luglio;
M. fragrans: alta 60 cm, ha fiori profumatissimi, porpora-cremisi, che
appaiono in estate o in autunno; i suoi frutti allo stato giovanile vengono
consumati come i comuni fagiolini;
M. louisiana o "pianta dell'unicorno": simile alla M. fragrans, è
alta anche 90 cm, fiorisce in luglio con corolle bianco-rosa sfumate di giallo e
i suoi strani frutti si possono raccogliere in autunno avanzato.
Scheda realizzata da Marco Finco