Larice- Larix.
Larix decidua - Foto tratta da: www.stelviopark.it
Un rametto di larice inserito in un qualsiasi mazzo di fiori fa
assumere al bouquet il significato di "audacia".
Storia.
È più che evidente la correlazione fra questo simbolismo e la
forma della chioma dei larici, svettanti ed eleganti, che possono raggiungere
anche i 45 m di altezza.
Il nome scientifico Larix deriva dal greco "laròs = gradevole" a
indicare il caratteristico profumo di resina che si sprigiona da queste piante.
Il legno di larice è straordinariamente resistente e viene
utilizzato in svariati modi: sulle Alpi serve a costruire case e baite che
sopportano in modo eccellente tutte le intemperie, mentre nel cantone dei
Grigioni, in Svizzera, viene impiegato per fabbricare stupende botti da vino,
che donano al liquido una particolare fragranza un po' resinosa, assai
gradevole.
Descrizione.
La famiglia: Pinacee.
Il genere comprende circa 10 specie.
L'origine: regioni fredde e montuose dell'emisfero settentrionale.
L'aspetto: alberi a chioma conica e fusto diritto, con corteccia di colore
diverso secondo la specie: bruno-grigia, rossastra, bruno scuro o bruno-rosso.
Le foglie caduche, lineari, piatte e molli, situate con disposizione a spirale
sui rami lunghi e ravvicinate in gruppetti, quasi a rosetta sui rami corti; il
colore è verde chiaro in primavera, verde intenso in estate e dorato-purpureo
in autunno.
I fiori sono insignificanti.
I frutti sono coni formati da scaglie persistenti; il colore è grigiastro alla
maturazione ma in primavera, al momento della formazione, è un bellissimo
rosso-porpora.
L'utilizzazione: per decorare grandi giardini e parchi, in
accostamento a conifere sempreverdi, purché in clima fresco.
Esigenze e cure.
L'esposizione: in pieno sole, a mezz'ombra o in ombra.
Il terreno: soffice, fresco, non calcareo.
Come tutte le specie arboree, anche il larice necessita di cure
più attente durante il primo periodo dopo l'impianto, mentre una volta avvenuto
l'attecchimento ben poche sono le cure che esso esige.
Nel primo anno dopo l'impianto, il larice deve essere trattenuto nella giusta posizione da opportune legature a triangolo, per evitare che il vento possa scalzarne le radici. Inoltre, la pianta deve ricevere annaffiature settimanali (un secchio per esemplare) e concimazioni mensili a base di fertilizzante completo.
Per quanto riguarda le altre cure essenziali è sufficiente attenersi a quanto indicato per le conifere in generale.
Piantagione.
La piantagione si effettua in autunno o in primavera.
Moltiplicazione.
La moltiplicazione si esegue per seme oppure per innesto si L. europaea, in
primavera, prima della comparsa delle foglie, ma è una operazione da lasciare a
personale specializzato e da compiere in appositi vivai.
Parasstiti e malattie.
Una particolare attenzione deve essere invece rivolta alla disinfezione, perché
queste specie vengono attaccate facilmente dal cancro, provocato da parassiti
vegetali fungini, da curare con irrorazioni (anche preventive) a base di zolfo
ramato.
Contro gli insetti che possono attaccare i larici, si interviene in maggio con
disinfestanti a base di nicotina.
Anche se le piante appaiono perfettamente sane e libere da
parassiti animali, è sempre bene irrorarle ogni mese, almeno fin che la statura
lo consente, alternando prodotti antiparassitari a quelli anticrittogamici.
Quando la pianta diventa troppo alta per poterla spruzzare con le normali pompe, richiedere l'opera di un giardiniere almeno due o tre volte per primavera per evitare di veder deperire in breve tempo esemplari robusti e bellissimi, inesorabilmente colpiti da parassiti o malattie e no curati in tempo utile.
Le specie più decorative.
L. decidua: alta sino a 45 m, comprende diverse varietà: fastigiata, pendula,
carpathica, polonica, rossica e silesiaca, che differiscono soprattutto per il
portamento dei rami, più o meno pendenti;
L. Laricina: alta circa 25 m, ha foglie verde-giallastro; preferisce terreno
un po' umido e ombreggiato;
L. occidentalis: alta anche 80 m, presenta rami orizzontali e foglie verde
scuro; i rami giovani hanno corteccia bruno-aranciata
L. leptolepis: alta 30 m, ha i rami meno cadenti della specie decidua; le
foglie sono verde-biondo chiarissimo o verde-azzurro; vive bene in terra un po'
sabbiosa e comprende molte varietà;
L. pendula: alta circa 25 m, è caratterizzata da rami penduli e nell'insieme
assomiglia molto alla L. decidua;
L. Griffithii: alta 15-20 m, presenta coni di un insolito color viola-porpora;
la corteccia, a differenza delle altre specie, è quasi priva di resina; questa
specie non resiste agli inverni molto freddi, quindi nell'Italia settentrionale
può essere coltivata solo sulle rive dei laghi.
Scheda realizzata da Marco Finco