Indaco - Indigofera.
Indaco Indigofera Decora - Foto tratta da: http://oz.tranzfusion.net
Le lunghe infiorescenze dell'indaco assumono nel linguaggio floreale un significato complesso: "tu ispiri simpatia e quando appari tutto cambia attorno a me".
Questa simbologia ha quasi sicuramente avuto origine dalle proprietà della I. tinctoria, usata per dare alle stoffe quel particolare colore blu definito, appunto "blu indaco".
Storia.
Il nome scientifico Indigofera deriva dai vocaboli latini "indigo
= indaco" e "fero = porto" e significa quindi "produco
indaco", in riferimento alle già citate proprietà della specie I.
tinctoria, dalla quale si estrae il famoso colorante già conosciuto al tempo
degli Egizi, che lo usavano per colorare le bende delle mummie.
In Europa, il primo ad accennare alle proprietà di questa
pianta fu Marco Polo, che ne diede notizia nel suo libro "Il Milione".
Presso gli Arabi, poi, l'uso dell'indaco era ed è tuttora molto diffuso: i
Tuareg, tribù nomadi dell'Africa settentrionale, impiegano abitualmente per i
loro tessuti questo colorante che, lasciando sulla pelle un alone bluastro, ha
procurato a questo popolo il nome di "uomini blu".
Descrizione.
La famiglia: Leguminose.
Il genere comprende circa 300 specie.
L'origine: paesi tropicali di tutti i continenti.
L'aspetto: piante erbacee o arbustive, con rami più o meno ricadenti oppure
eretti.
Le foglie possono essere semplici, composte o anche a forma di mano; il colore
è verde vivo I fiori sono piccoli, riuniti in grappoli o in spighe; il colore
varia dal porpora al rosa, al bianco.
La fioritura avviene in estate o nella
tarda estate.
L'utilizzazione: le specie erbacee sono utilizzate per il bordo
misto; le specie arbustive si prestano a formare gruppi ai margini del prato o
contro un muro rustico; è possibile anche la coltura in vasi o in cassette
abbastanza capaci (profondità 50 cm e larghezza 40 cm).
Esigenze e cure.
L'esposizione: in pieno
sole o a mezz'ombra. Il terreno normale da giardino.
La coltivazione dell'indaco non è difficile; per ottenere
esemplari robusti e fioriferi è sufficiente osservare queste tre norme:
- la protezione invernale: nelle regioni settentrionali è consigliabile
proteggere gli esemplari con una copertura di paglia al piede ed eventualmente
con un foglio di plastica attorno alla chioma; comunque, anche se la parte aerea
dei cespi o degli arbusti accusa gravi danni per il gelo, in primavera dalle
ceppaie rinasce la nuova vegetazione e la pianta è senz'altro in grado di
fiorire durante la successiva estate
- la potatura: l'indaco deve essere potato in primavera se si vuole ottenere una
fioritura abbondante e se si desidera mantenere ai cespugli una bella forma
compatta.
Piantagione.
La piantagione si esegue in
primavera.
Moltiplicazione.
La moltiplicazione si effettua per seme, in lettorino, in
primavera; per talea erbacea, da interrare in terriccio sabbioso, in primavera
in serra; oppure per talea semilegnosa da far radicare all'aperto, in
cassettine, entro il mese di agosto.
Concimazione.
La concimazione: si esegue somministrando concime organico in autunno e
fertilizzante minerale completo da aprile a settembre con ritmo quindicinale
.
Le specie più coltivate.
- I. Gerardiana: alta 1 m e mezzo, fiorisce da agosto a ottobre con fiori rosa
simili a quelli del pisello.
- I. amblyantha: alta 2 m, fiorisce da giugno a ottobre con numerosissimi
fiorellini rosa.
- I. decora: alta 50 cm, fiorisce nella tarda estate con lunghi grappoli penduli
bianchi o rosa.
- I. pendula: alta anche 3 m, entra in fioritura in agosto e continua fino a
ottobre a emettere infiorescenze pendule, lunghe anche 50 cm, di color
porpora-rosato
- I. potaninii: alta circa 1 m, fiorisce da giugno ad agosto in rosa, con corti
grappoli penduli di forma elegante.
Scheda realizzata da Marco Finco