BRUNA ALPINA
Origine e diffusione
La razza Bruna allevata nel nostro Paese rappresenta il "ceppo"
italiano della razza Bruna Alpina o di Schwyz, autoctona della Svizzera
centrale, derivato dall'introduzione di soggetti elvetici, austriaci ed in parte
anche bavaresi, adattatisi ai nostri ambienti e rinsanguato con il ceppo
americano Brown Swiss.
L'introduzione della Bruna Alpina in Italia ha inizio nel XVI secolo e, attorno
al 1850, l'espansione della razza è ben definita interessando le vallate alpine
del versante sud e man mano dilagando nella pianura padana dove, nelle grandi
cascine lombarde già orientate verso l'allevamento bovino da latte, sostituisce
le popolazioni bovine locali.
Con il progredire della trasformazione agraria nell'Italia centro-meridionale,
la Bruna, in pochi decenni, si diffonde nell'appennino Tosco-emiliano,
nell'Abruzzo, nel Molise, nella Campania, nelle Puglie, nella Basilicata e nella
Calabria, affiancando e sostituendo le razze locali e trovando notevoli
possibilità di espansione. In Sardegna, in particolare, la Bruna, introdotta
nel secolo scorso attraverso l'uso di tori bruni sulla razza locale, con un
deciso incrocio di sostituzione ha creato un notevole patrimonio bovino.
Nel 1950, con 1.900.000 capi, la razza Bruna rappresentava la razza bovina da
latte più importante d'Italia. Tuttavia la sua vocazione prima alla triplice e
poi alla duplice attitudine le hanno fatto preferire sempre più la razza
Frisona, capace di performance produttive nettamente superiori. Alla Bruna
Alpina si imputavano principalmente tre carenze: una scarsa precocità; una
ridotta produzione al primo parto e la mancanza di riproduttori maschi in grado
di trasmettere con costanza l'attitudine lattifera.
Tuttavia, se da un lato la razza diminuiva la sua consistenza nel Nord Italia,
le sue doti di rusticità, adattamento all'ambiente e attitudine al pascolo, La
Bruna si è diffusa sempre più negli ambienti più poveri e difficili del Sud e
delle Isole. Il rinsanguamento con il ceppo Brown Swiss ha conferito alla razza
una capacità di adattamento a tutti gli ambienti e produzioni qualitativamente
elevate in risposta ad adeguate tecniche di allevamento. Dal 1981 infatti, la
razza è denominata 'Bruna', abbandonando la qualifica 'Alpina' a
significare la sua versatilità nei confronti di tutti gli ambienti zootecnici.
Produzione
La versatilità della razza si evidenzia nel fatto che, oltre ad una elevata
produzione di latte, essa possiede una buona capacità alla produzione di carne:
nei maschi come vitelli pesanti o vitelloni, nelle femmine con buone rese delle
vacche a fine carriera.
L'apporto di sangue Brown Swiss ha migliorato macroscopicamente le produzioni
lattiere, senza pregiudicare la produzione della carne. La carne risulta inoltre
di qualità superiore: muscolatura senza infiltrazioni di grasso, carne con
grana fine, colore rosso chiaro, ottima qualità organolettica.
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La selezione dei bovini di razza Bruna ha come obiettivo la produzione di
soggetti di buona mole, statura e peso, di costituzione robusta e corretta
conformazione, precoci per sviluppo e produttività, fecondi e longevi, di buona
nevrilità, con attitudine ad elevata e costante produzione di latte ad alto
titolo di grasso e proteine, in grado di fornire convenienti produzioni di
carne, dotati di alto potere di assimilazione per lo sfruttamento di tutti i
foraggi aziendali.
In Italia la razza Bruna conta un patrimonio complessivo di 813.000 capi, di cui
215.000 iscritti al Libro genealogico per un totale di 11.400 allevamenti che
aderiscono ai programmi di selezione.
Nel 1995 la produzione media nazionale delle 135.467 vacche controllate è
risultata di: 5.509 kg di latte, grasso 3,82%, proteine 3,33%, con abbondanti
proteine di qualità, la k-caseina BB, di notevole rilevanza nelle rese alla
caseificazione. Se si considerano le migliori aziende, quindi quelle che hanno
le condizioni d'allevamento ottimali, che consentono di sfruttare tutte le
potenzialità della razza, le produzioni medie diventano: 9.104 kg di latte,
proteine 3,45%, grasso 3,81%. Un'altra caratteristica che consente alla razza di
essere competitive nel panorama zootecnico nazionale è la longevità, derivante
da una costituzione morfologica molto solida che consente un rapporto ottimale
tra capacità di produrre latte e facilità di gestione dell'animale. Mediamente
la Bruna Italiana ha 3,32 lattazioni per vacca; ciò colloca la razza al primo
posto tra quelle numericamente significative per l'aspetto longevità.
Gli obiettivi di selezione vengono raggiunti attraverso un programma di
miglioramento genetico svolto dall'Associazione nazionale di razza in stretta
collaborazione con gli 86 uffici provinciali del Libro genealogico. La
valutazione genetica di maschi e di femmine utilizza i sistemi di calcolo più
avanzati (attualmente l'ultima evoluzione del Blup Animal Model).
Ringraziamo il signor Franco Carli Per la realizzazione di questa scheda