Torino,
27 gennaio 2006
COMUNICATO
STAMPA
I
GUARDAPARCO SOCCORRONO STAMBECCHI RESI CIECHI DALLA MALATTIA
Gli
interventi per l'emergenza cherato-congiuntivite nel Parco
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Dopo
aver completato con successo il periodico censimento degli ungulati - che
aveva fatto registrare una lieve ripresa della popolazione degli
stambecchi nel 2005 rispetto all'anno precedente, dopo alcuni anni di
decremento - gli addetti al Servizio sanitario e di Sorveglianza del Parco
Nazionale Gran Paradiso, con i veterinari ASL di Aosta e con il Centro di
Referenza delle Malattie della Fauna Selvatica di Aosta, stanno ora
monitorando la presenza e diffusione di una possibile epidemia di
cherato-congiuntivite fra la popolazione dei preziosi ungulati.
E'
una patologia particolarmente pericolosa per camosci e stambecchi, in
quanto la parziale o totale cecità rende i loro spostamenti su roccia
rischiosi, mettendoli a rischio di caduta.
"I casi più gravi- che per il momento riguardano solo gli
stambecchi- si sono verificati nella aree ad alta densità di popolazione
e la dove si era registrata la presenza estiva di greggi di pecore"- spiega
Bruno Bassano del Servizio Sanitario e Ricerca Scientifica del Parco
Nazionale Gran Paradiso. "Grazie a
recenti studi specialistici effettuati da ricercatori svizzeri si è
verificato una particolare incidenza della
malattia in animali selvatici a contatto con ovi-caprini, che potrebbero
agire da "portatori sani". Il batterio (Micoplasma
conjuntivae) è infatti presente
nel secreto-congiuntivale di questi ultimi e verrebbe trasmesso
condividendo gli stessi pascoli o luoghi di accumulo di sale.
La
cherato-congiuntivite, dopo l'ultima grave epidemia dell'inizio degli
anni '80, si era manifestata anche altre volte nel Parco ma con casi
isolati a rapida guarigione. I casi registrati fino ad oggi dai
Guardaparco rivelerebbero una forma più aggressiva e resistente
dell'epidemia. Si sono già rivelati alcuni casi di mortalità in quota,
dovuta soprattutto a cadute, ma l'intero corpo dei Guardaparco
(purtroppo sotto-strutturato per i tagli ai fondi del Parco) è oggi
impegnato in attività di osservazione di stambecchi, soprattutto di
quelli marcati, per stabilire la distribuzione della malattia, la
prevalenza dell'infezione, la sua evoluzione e l'eventuale guarigione
spontanea.
Il
Servizio Sanitario, diretto da Bassano, sta effettuando le necessarie
operazioni di monitoraggio degli animali colpiti, con periodici
sopralluoghi e con eventuali catture finalizzate al prelievo di campioni
biologici. Solo nel caso in cui le lesioni oculari siano irreversibili,
oppure siano presenti fratture, si procede all'eutanasia farmacologia.
Gli abbattimenti sistematici non sono una misura di profilassi da attuare.
Grazie ad indagini di laboratorio potrà essere identificato il batterio
responsabile dell'infezione e stabilità con certezza la provenienza
dell'infezione.
Per
informazioni:
Responsabile
del Servizio Scientifico e Sanitario: Bruno Bassano
Tel
011.8606216 / 348.3009144 - fax 011.8121305 - e-mail: scientifico@pngp.it
Ispettore
dei Servizi di Sorveglianza: Daniele
Hosmer Zambelli
Tel 011.8606215 /348.7625890 - fax 011.8121305 - e-mail: sorveglianza@pngp.it
INTERAZIONI SANITARIE
TRA OVINI E STAMBECCHI
Informazioni
tratte dal sito www.oevr.org
Le
problematiche sanitarie delle popolazioni di animali selvatici a vita
libera, negli ultimi decenni hanno assunto importanza prioritaria
nell'ambito dei processi di gestione e conservazione del patrimonio
faunistico.
In
particolare la salute degli animali selvatici diviene aspetto fondamentale
quando nella stessa area geografica si trovano a vivere specie diverse di
animali recettivi per la stessa patologia e quindi con possibilità di
interscambio di agenti patogeni. Nei contesti alpini questa situazione è
piuttosto frequente con animali al pascolo in aree a elevata vocazione
faunistica. Se da un lato la presenza di animali al pascolo può
comportare concreti rischi di trasmissione di agenti patogeni ad animali
selvatici, con possibili ripercussioni sulle dinamiche di popolazione,
dall'altro la monticazione con mandrie di bovini e greggi di ovini
acquisisce un ruolo strategico nell'ambito della difesa e della
conservazione degli ecosistemi alpini, contribuendo al mantenimento dei
pascoli con risvolti positivi in termini di stabilità del territorio,
miglioramento della qualità del pascolo e della biodiversità ambientale,
a favore della fauna autoctona alpina in particolare galliformi e
ungulati. Si apre quindi il delicato e complesso capitolo delle
interazioni sanitarie tra animali domestici e animali selvatici, problema
spesso bidirezionale e sorgente di conflittualità tra le diverse parti
sociali coinvolte. In passato si è badato poco a questo problema, sia per
l'esistenza di problemi sanitari molto pressanti, sia per il basso
numero di ungulati selvatici presenti sulle nostre montagne. Oggi la
situazione pare radicalmente cambiata: al notevole aumento della
popolazione di ungulati selvatici (Pedrotti et al., 2001) si è
contrapposta la crisi della zootecnia di montagna sempre più legata ai
contributi elargiti dalla Comunità Europea. La necessità di avere
animali sani in alpeggio è duplice: da un lato garantisce un livello di
benessere alla stessa popolazione che chiaramente si ripercuote su
un'ottimizzazione delle produzioni, dall'altro è una condizione
fondamentale per evitare la circolazione e la diffusione di agenti
patogeni nell'ambiente alpino con i relativi rischi di intertrasmissione
di patologie ad animali di specie differente e in alcuni casi, almeno
potenzialmente anche all'uomo. Gli isolamenti, di Brucella abortus
nel camoscio, di Brucella melitensis da alcune colonie di
stambecchi delle Alpi (Ferroglio et al., 1998), avvenuti negli
ultimi anni dimostrano l'attualità di queste tematiche.
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STAMBECCHI
E CAMOSCI: UN TESORO DEL PARCO
Il
censimento di camosci e stambecchi viene effettuato dai 57 addetti alla
Sorveglianza ogni anno durante il mese di luglio su zone campione, e in
settembre su tutto il territorio del Parco.
Il
conteggio di settembre viene effettuato dall'intero gruppo dei
Guardaparco percorrendo in due giorni consecutivi le 35 aree di
sorveglianza nelle valli Orco,
Soana, Cogne, Savarenche e Rhêmes,
con un totale di più di 1600 ore lavorative.
Gli
animali avvistati vengono classificati in base al sesso e per gruppi di età,
contribuendo ad aggiornare i dati del Parco che dal 1956 - seguendo la
stessa metodica - costituiscono una preziosa fonte di informazioni per i
ricercatori del settore. La serie temporale (1956-2005) è infatti unica
nel suo genere in Europa ed
è la migliore espressione della specializzazione del Servizio di
sorveglianza dell'Ente, deputato
istituzionalmente al monitoraggio ed al controllo del territorio del Parco
e del suo ambiente. Questo servizio è coordinato da un ispettore e da
cinque responsabili (caposervizio) delle valli.