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Discussione: Tibetan Mastiff

  1. #1431
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    se cliccate si apre un po' più leggibile.

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    <font color=\"navy\"><i>https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=bbgHZWwyhcQ</i></font id=\"navy\">

  2. #1432
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    presto online il commento sull'articolo a dir poco "romanzato" ed esagerato e soprattutto non veritiero.
    <font color=\"navy\"><i>https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=bbgHZWwyhcQ</i></font id=\"navy\">

  3. #1433
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    Mi scuso per la scarsa qualità dell'allegato, ma questa mattina l'upload dei file non funzionava. E quindi ho usato imageshack. In più mi sono accorto dell'articolo due minuti prima di uscire di casa e, visto che nell'edizione on line di Repubblica non c'era e che non avevo tempo di collegare, accendere e usare lo scanner, ho fatto una foto del giornale e l'ho postata. Se riesco stasera ne metto una scansione migliore.

  4. #1434
    Senior Member

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    Ecco il pezzo (dal pdf di Repubblica di oggi).
    Sono curioso anch'io di avere un commento...


    DAL NOSTRO INVIATO
    GIAMPAOLO VISETTI
    LHASA
    Decine di fortezze, poco sotto quota quattromila,sono allineate lungo la strada che dall’aeroporto conduce al Potala, cuore del Tibet e del potere buddista. Mura invalicabili rompono gli ingressi delle caserme che anticipano Lhasa, con cui l’esercito cinese previene e reprime le proteste anti-Pechino dei popoli nati sull’Himalaya. Le guide non dicono ai viaggiatori chi difendano questi minacciosi fortini. Costeggiando le sorgenti del Brahmaputra si limitano a spiegare che qui i tibetani fanno a pezzi i propri defunti, affidandoli ai pesci.
    Dietro ai cancelli sbarrati si nasconde però l’ultima violenza dei cinesi “han” contro la gente e la natura delle montagne più alte e selvagge della Terra: la prigionia dei mastini tibetani, rinchiusi dentro gabbie appena più grandi del cane più antico, massiccio e prezioso del pianeta. Per millenni il “Do-Khyi”, guardiano delle mandrie di yak dei nomadi pastori, ha corso libero sugli altipiani tra Tibet, Nepal e Bhutan, dirigendo le traversate delle carovane. È un cane gigantesco, evoluto per difendere persone, tende e animali dagli attacchi di orsi e leopardi di montagna. Marco Polo, settecento anni fa, lo descrisse come più alto di un asino. Vive solo sull’Himalaya e l’isolamento ha conservato intatta la razza: supera il metro di altezza e, da adulto, i 130 chili. Fino a pochi anni fa nessuno, tranne i pastori dei villaggi lontani, si curava dei molossi dell’Asia. I lama tibetani credono che siano la reincarnazione di monache e monaci che non sono riusciti a rinascere come persone e ne vietano il commercio. Fino a quando il Dalai Lama ha regnato su Lhasa, nel 1959, i mastini tibetani erano ammessi al Potala, nei monasteri distrutti e svuotati dalla Rivoluzione Culturale di Mao Zedong. Sui pascoli alti i cuccioli venivano scambiati con il sale, o regalati per vegliare su donne e bambini durante l’assenza degli uomini, impegnati a caserare al limite dei ghiacciai. Questo mondo sospeso tra mistero e originarietà, a cui in ogni istante i tibetani pensano con un misto di fierezza, di nostalgia e di speranza, è oggi rinchiuso dietro le sbarre di allevamenti inaccettabili, dove migliaia di animali agonizzano dentro gabbie anguste, spesso invase da escrementi e mangime avariato. Gli allevamenti-lager dei mastini tibetani ufficialmente non esistono e chi sale a Lhasa si sente dire che i cani dei pastori sono visibili solo dopo giorni di viaggio, raggiungendo fiumi e monti sacri agli dei. Le bestie invece sono qui, dietro i muri coperti dai manifesti che ritraggono i capi più spettacolari, pronti per essere caricati nelle stive degli aerei. Per entrare in un allevamento è necessario fingersi clienti, essere introdotti da un’agenzia, insistere per ottenere un permesso e pagare una cauzione. Il cane sacro che i tibetani non possono vendere è oggi una merce esclusiva dei commercianti cinesi, che hanno invaso il Tibet assieme ai soldati e ai funzionari di Pechino. In pochi anni, dopo che il divieto maoista di possedere animali da compagnia è stato soppresso, è diventato lo status symbol dei nuovi ricchi. I giovani miliardari della seconda potenza economica del pianeta atterrano nella valle dello Tsangpo e i carceri dei mastini si aprono ai nuovi capitali comunisti.
    Scegliere un cane significa penetrare tra decine di gabbie, sorvegliate da miliziani armati. I cani sono stesi sul cemento, sotto l’effetto dei sedativi, ma appena qualcuno s’accosta si scagliano contro le sbarre con spaventosa violenza. Qualcuno ha gli occhi chiusi da carne insanguinata, altri perdono brandelli di cute e di pelliccia, quasi tutti stentano a reggersi in piedi. Avvicinarsi alle gabbie, superando la tristezza, è vietato e gran parte degli allevamenti è chiusa agli estranei. I muri di cinta, più alti di una persona, sono considerati troppo bassi per impedire agli esemplari impazziti di saltare addosso a chiunque si muova. Per emozionare i nuovi ricchi della Cina, il mastino che proteggeva i bambini dei nomadi e i cuccioli degli yak è stato sfigurato nel fisico e trasformato in un killer. Prima di tutto, però, in un patrimonio. La quotazione media di un adulto di tre anni è di centomila euro. I capi più colossali costano attorno a 300 mila euro. “Yangtze River II” ha toccato quota 385 mila e la sua piccola padrona di Pechino l’ha mandato a prendere da un corteo di venticinque Mercedes. Qualche settimana fa il record è stato polverizzato da “Hong Dong”, cucciolo di undici mesi e ottantuno chili, dal raro pelo rosso: il proprietario “han” di una miniera di carbone della Mongolia Interna l’ha pagato 1,1 milioni di euro e ora l’affitta a 11 mila euro per eiaculazione. L’antica razza intatta così si mescola e si estingue nel nome del business made in China, emblema estremo della distruzione culturale, religiosa, umana e ambientale che sta cancellando l’intero Tibet. Sull’Himalaya i cinesi non mangiano i cani, come nel Sud, ma li tengono prigionieri e li uccidono per interesse, come fanno con gli umani. Nell’indifferenza ossequiosa di un mondo atterrito, ormai immemore dell’onore e del coraggio.

  5. #1435
    Senior Member

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    Prima di tutto ringrazio Nicola per la segnalazione di questo articolo, ed anche Luca per averlo riportato in forma maggiormente accessibile.


    Se fossero serviti ulteriori esempi di giornalismo spazzatura, La Repubblica ce ne ha fatto, oggi, ampiamente dono. Ma tantè... Quindi complimenti al secondo quotidiano italiano (per tiratura) per questo esemplare lavoro di disinformazione che rallegrerà gli animi più fanatici degli animalisti e degli estremisti della più gretta ed ignorante natura.. quelli che aspettano solo una scusa per fare casino ed alzare le bandiere (sopra i manganelli).
    ,
    Tuttavia non nascondo il mio divertimento per l'unica cosa sensata che si evince da questa lettura a tratti patetica. Non si prende neppure in considerazione che il Molosso del Tibet sia da oltre 40anni allevato sistematicamente (pur nella sua rozza e spesso vergognosa controfigura), in Europa ed America... questo triste (semplicemente triste) pseudo Mastino Tibetano di selezione occidentale non si prende neppure in considerazione, come se non esistesse.. ed in effetti non esiste, e quindi non posso che convenire (divertito) con il giornalista per questa sua più che condivisibile (anche se non credo consapevole) omissione.

    Ma detto questo... analizziamo l'articolo.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">
    Dietro ai cancelli sbarrati si nasconde però l’ultima violenza dei cinesi “han” contro la gente e la natura delle montagne più alte e selvagge della Terra: la prigionia dei mastini tibetani, rinchiusi dentro gabbie appena più grandi del cane più antico, massiccio e prezioso del pianeta </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">



    Dopo diversi viaggi in Cina ed in Tibet alla ricerca UNICAMENTE dei cani, dopo aver visitato tantissimi allevamenti etc etc.. non ho mai visto cani in gabbie poco più grandi di loro ma eventualmente cani in gabbie esattamente della dimensione che usano i normali allevamenti occidentali, con la differenza che mediamente sono tenute molto più pulite ed i cani ricevono molte ([u]ma molte</u>) più attenzioni e cure. E' evidente che il ragazzo in questione non abbia mai visto un allevamento in vita sua, e si sia quindi scandalizzato dalla scoperta di normali box che tutti (o quasi) abbiamo.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Per millenni il “Do-Khyi”, guardiano delle mandrie di yak dei nomadi pastori, ha corso libero sugli altipiani tra Tibet, Nepal e Bhutan, dirigendo le traversate delle carovane.</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">



    Il Do Khyi non ha mai corso libero sugli altopiani del Tibet... questa visione bucolica ai limiti del demenziale si scontra con la traduzione stessa del termine Do Khyi, o[u]ssia cane da legare</u>.

    Tanto meno lo Zangao ha mai fatto la guardia alle mandrie di yak; lo yak si sa ben guardare da solo, essendo un animale mai addomesticato e molto feroce. Eventualmente ha controllato ibridi di yak (o yak domestici), chiamati dzo, ma anche questo non è mai stato propriamente il compito del Do Khyi, che invece era piuttosto la guarda agli accampamenti, legato con una lunga catena ad un palo e sciolto all'occorrenza.

    Ed ancora, non sono certamente il Nepal ed il Bhutan le terre nelle quali è presente il Do Khyi. Si tratta di territori tibetani Himalayani, nei quali era/è presente un tipo sensibilmente distinto di cane da guardia tibetano, meno pesante, meno mastino.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Vive solo sull’Himalaya e l’isolamento ha conservato intatta la razza: supera il metro di altezza e, da adulto, i 130 chili. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    Vive ovunque negli immensi territori tibetani, tranne che nell'Himalaya. Il tipo di cane himalayano, alla radice del grande pregiudizio storico dell'allevamento occidentale, [u]NON E' il Do Khyi</u>.


    Sorvolo sulle misure... mi rendo conto che alcuni esemplari possano dare questa impressione a colpo d'occhio e mi stà bene.


    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">
    Fino a pochi anni fa nessuno, tranne i pastori dei villaggi lontani, si curava dei molossi dell’Asia </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    [u]Sono quasi 3000 anni</u>, ossia dai tempi di Aristotele, che si parla e favoleggia del Molosso del Tibet, e [u]più di 100 anni </u>che si cerca di occuparsene seriamente in Occidente.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">i lama tibetani credono che siano la reincarnazione di monache e monaci che non sono riusciti a rinascere come persone e ne vietano il commercio. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    I tibetani (non solo i lama) credono che ogni creatura, dal più piccolo degli insetti o al più viscido dei lombrichi, sia la reincarnazione di altre persone (e non certamente solo di monaci o monache). Il Molosso del tibet è SACRO ma non per questo motivo.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Fino a quando il Dalai Lama ha regnato su Lhasa, nel 1959, i mastini tibetani erano ammessi al Potala, nei monasteri distrutti e svuotati dalla Rivoluzione Culturale di Mao Zedong. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    I Mastini tibetani sono ammessi in ogni monastero del Tibet. Che ci siano è altra cosa (e comunque ci sono). Che ci sia il Dalai Lama, è altra cosa ancora. E' ovvio che questo articolo nasca da una pesante contestazione politica.. e che gli Zangao siano solo una scusa per alimentare una polemica di concetto.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Sui pascoli alti i cuccioli venivano scambiati con il sale, o regalati per vegliare su donne e bambini durante l’assenza degli uomini, impegnati a caserare al limite dei ghiacciai. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Con licenza poetica del [u]caseare </u>(Nicola mi correggerà, ma non mi risulta un verbo della lingua italiana), immagino ci si riferisca alla produzione del burro, uno dei principali alimenti del popolo del Tibet. La visione romantica è del tutto inesatta, poiché chi produceva il burro erano (e sono) proprio le donne del Tibet. Gli accampamenti di nomadi brog'pa si spostavano dagli alpeggi alle valli, ma gli uomini formavano le carovane per lo scambio del sale, del burro e dell'orzo, quando questi erano già (evidentemente) stati prodotti. Il Mastino del Tibet quindi veniva certamente lasciato da solo a controllare le donne e i bambini (ed i vecchi, NON gli yak che accompagnavano invece in larga parte la carovana) quando gli uomini si allontanavano, ma non certamente per questo pesudo [u]caseare al limite dei ghaicciai</u>, nonostante il romaticismo del suo autore, forse scrittore frustrato dalla carriera giornalistica...


    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Questo mondo sospeso tra mistero e originarietà, a cui in ogni istante i tibetani pensano con un misto di fierezza, di nostalgia e di speranza, è oggi rinchiuso dietro le sbarre di allevamenti inaccettabili, dove migliaia di animali agonizzano dentro gabbie anguste, spesso invase da escrementi e mangime avariato. Gli allevamenti-lager dei mastini tibetani ufficialmente non esistono e chi sale a Lhasa si sente dire che i cani dei pastori sono visibili solo dopo giorni di viaggio, raggiungendo fiumi e monti sacri agli dei. Le bestie invece sono qui, dietro i muri coperti dai manifesti che ritraggono i capi più spettacolari, pronti per essere caricati nelle stive degli aerei. Per entrare in un allevamento è necessario fingersi clienti, essere introdotti da un’agenzia, insistere per ottenere un permesso e pagare una cauzione. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Amen. Vorrei vedere uno di questi esempi, e non solo la foto normalissima di un cane (di basso livello qualitativo ma questo non c'entra ora...) dentro una altrettanto normalissima gabbia, come avviene in qualsiasi allevamento abbia un certo tipo di cani che non può aprire agli estranei.


    Se per questo signore un cane contenuto quando viene un estraneo è un cane maltrattato, che non venga mai a sapere che esistono allevamenti e proprietari di cani di carattere (e non solo Mastini del Tibet) anche dietro casa sua, che usano lo stesso inevitabile sistema per evitare di far male a qualcuno.... capace che ci fa un altro meraviglioso articolo su La Repubblica..


    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Per entrare in un allevamento è necessario fingersi clienti,</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    In qualsiasi serio allevamento di ogni parte del mondo, per essere accolti serve quantomeno essere (o nel caso di questo genio furbo [u]fingersi</u>) interessati. Per quale motivo bisognerebbe far vedere i propri cani a chi non gliene frega niente e vuole solo fare una gita diversa la domenica mattina (o magari scrivere un articolo di contestazione fanatico-animalista su un giornale)?

    Gli allevamenti non sono zoo e non sono di pubblico dominio, ma bisogna purtroppo spiegarlo al tizio anarchico di La Repubblica.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">essere introdotti da un’agenzia, insistere per ottenere un permesso e pagare una cauzione.
    </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Nel territorio della Provincia Autonoma del Tibet agli stranieri servono permessi per fare qualsiasi cosa. Riguardo la cauzione... di nuovo AMEN (mai capitato in 4 anni e decine di allevamenti visitati... forse questo tipo ha proprio una faccia da delinquente...).


    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Il cane sacro che i tibetani non possono vendere è oggi una merce esclusiva dei commercianti cinesi, che hanno invaso il Tibet assieme ai soldati e ai funzionari di Pechino </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Alcuni dei principali allevamenti cinesi sono in mano ai tibetani. Io stesso ho comprato cani direttamente dalla gente del Tibet (in Tibet), come fanno oggi moltissimi cinesi. Non solo... ci sono anche molti tibetani che a loro volta ricomprano dai cinesi gli Zangao. Per molti tibetani lo Zangao è un profondo riscatto oltre che un enorme orgoglio.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">In pochi anni, dopo che il divieto maoista di possedere animali da compagnia è stato soppresso, è diventato lo status symbol dei nuovi ricchi. I giovani miliardari della seconda potenza economica del pianeta atterrano nella valle dello Tsangpo e i carceri dei mastini si aprono ai nuovi capitali comunisti. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    La valle dello Tsangpo è un territorio del Tibet dove esiste sì una variante di Mastino Tibetano ma non certamente la migliore e più ambita dai cinesi (come da tutti gli amanti della razza). Lo Zangao allevato e ricercato (quello dal pelo lungo etc etc) si trova nell'altopiano del Qing Zang, centinaia di chilometri di distanza da Lhasa e dalla valle dello Tsangpo.. Ed è li che vanno gli eventuali miliardari cinesi. A prendere cani nello Tsangpo ci va giusto chi non può permettersi di portare un cane di alto livello, e quindi parlaimo di inutle mediocrità, non degli esemepi migliori come vorrebbe far credere.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">
    Scegliere un cane significa penetrare tra decine di gabbie, sorvegliate da miliziani armati. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    I lavoranti cinesi degli allevamenti [u]usano la mimetica come tuta da lavoro</u>.. In Cina questa tenuta equivale ad una nostra normale divisa sterile da operaio di una qualsiasi clinica. Chi glielo spiega a questo genio che non sono soldati e non sono armati, ma semplici operai che prendono 100 euro al mese per spalare le feci degli zangao quelli che lui ha scambiato per miliziani armati?


    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">I cani sono stesi sul cemento, </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    E meno male!!! E' una questione puramente di igiene. Qualsiasi canile o allevamento professionale deve avere superfici facilmente lavabili per obblighi di legge. O almeno, da noi per obblighi di legge, in Cina perchè non sono idioti e ci tengono ai loro cani.



    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">sotto l’effetto dei sedativi, ma appena qualcuno s’accosta si scagliano contro le sbarre con spaventosa violenza. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    E' evidente che il ragazzo non conosce gli Zangao ed il loro carattere, e scambia la calma apparente con l'effetto di una sedazione..


    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Qualcuno ha gli occhi chiusi da carne insanguinata, </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Ossia cani con pelle abbondante e cadente, quindi bei cani ai quali si vedeva la congiuntiva..... mi piacerebbe conoscere personalmente l'autore geniale di questo articolo, sempre piu mancato scrittore di romanzi fantasy.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">altri perdono brandelli di cute e di pelliccia, </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Certamente, essendo i muta in questo periodo i Mastini Tibetani perdono il pelo a ciuffi.. perfino una muta fisiologica, in questo patetico scritto e nella visione delirante del suo autore, diventa un crimine inaccettabile sulla gente del Tibet e sui loro cani...

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Avvicinarsi alle gabbie, superando la tristezza, è vietato e gran parte degli allevamenti è chiusa agli estranei. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Ci mancherebbe altro.. gli estrani portano parassiti e batteri. Quale allevatore serio fa avvicinare i suoi cani ad un estraneo o gli apre la porta della zona canile? Io no di certo ad esmepio.



    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">I muri di cinta, più alti di una persona, sono considerati troppo bassi per impedire agli esemplari impazziti di saltare addosso a chiunque si muova. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    Ogni casa cinese periferica ha muri di cinta, come tante abitazioni occidentali. Non hanno i nostri problemi di permessi di edificazione (beati loro...). Ma i Mastini non vengono tenuti in gabbia perchè si teme saltino (è certamente un problema sociale se saltano, ma se la recinzione è adeguata non lo fanno), piuttosto perchè DI FATTO non possono convivere tra loro, ed ogni allevamento di questo tipo di cani deve avere necessariamente spazi per i singoli individui. In Cina come in Italia.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Per emozionare i nuovi ricchi della Cina, il mastino che proteggeva i bambini dei nomadi e i cuccioli degli yak è stato sfigurato nel fisico e trasformato in un killer. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Per proteggere le donne ed in bambini non serve un killer ma serve un cane che all'occorrenza sbrani un estraneo... come il tipo di questo pietoso articolo ad esempio... Quindi lui ha visto solo dei cani tipici, atti a difendere donne e bambini scagliandosi contro un estraneo (fastidioso) quale lui era.



    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Prima di tutto, però, in un patrimonio. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    Un patrimonio lo è sempre stato molto prima che se ne occupassero i cinesi. Patrimonio prima di tutto genetico, quindi di conseguenza anche economico.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">La quotazione media di un adulto di tre anni è di centomila euro. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    La quotazione media di un adulto di alto livello è molto più alta.



    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">“Yangtze River II” ha toccato quota 385 mila e la sua piccola padrona di Pechino l’ha mandato a prendere da un corteo di venticinque Mercedes. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    La padrona di Yangtze River II non è piccola (né di statura né di età), non è di Pechino ma di Xi'an, e non è neppure, in realtà, la padrona ma la compagna del padrone.


    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">qualche settimana fa il record è stato polverizzato da “Hong Dong”, cucciolo di undici mesi e ottantuno chili, dal raro pelo rosso: il proprietario “han” di una miniera di carbone della Mongolia Interna l’ha pagato 1,1 milioni di euro e ora l’affitta a 11 mila euro per eiaculazione. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    Dai 20 ai 25 mila euro per monta (eiaculazione??? che classe La Repubblica...), non 11.


    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">L’antica razza intatta così si mescola e si estingue nel nome del business made in China, emblema estremo della distruzione culturale, religiosa, umana e ambientale che sta cancellando l’intero Tibet. </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">


    Unicamente grazie ai cinesi questa razza epopeica ha ritrovato se stessa dopo lo scempio perpetuato in Occidente per decenni (a seguito della totale mancanza di sangue e della miseria degli allevatori occidentali).



    www.amdokhyi.com

  6. #1436
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    Ringrazio, di cuore, Phod che con passione e soprattutto assoluta competenza smantella un castello di fantasticherie che, come sempre più spesso accade, è tipico di certa informazione e certa stampa (e televisione) quando si tratta di parlare di animali che non siano quelli di Walt Disney.
    Mala tempora...
    \"le emozioni non hanno simpatia per l\'ordine fisso\"
    Yukio Mishima

  7. #1437
    Senior Member

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    Articolo che utilizza la leva della coscienza animalista, in crescita nel mondo, stuzzicata ad arte da un uso abbondante delle estremizzazioni, quale tramite per trasferirsi e raggiungere in modo subdolo il target predestinato: la coscienza politica.

    Per cadere in questo tranello bisogna però fidarsi veramente tanto della stampa......

    Sarebbe auspicabile che questi giornalisti che hanno a cuore i cani si interessassero con maggiore impegno delle migliaia di soggetti, o meglio Individui, condannati a vite misere nei lager vicino casa, dove agli spazi ristretti e/o alle catene corte si aggiunge la frequente malnutrizione.

    Non parlo ovviamente solo di canili lager, ma anche di situazioni paragonabili come proprietari "disattenti", commercianti di basso livello vestiti da allevatori, contrabbandieri, fiere del cucciolo e chi più ne ha più ne metta. Se un cane di questi vive, agonizza o muore interessa a pochi. E li che qualunque estremizzazione rischia di diventare addirittura magnanima rispetto alla realtà.

    Belli da vedere poi i cuccioli in teca di plexiglass(minuscola) nei centri commerciali.

    A pensare che ciò accada su larga scala anche al cane di maggior valore economico e culturale dell'intero panorama cinofilo stento a crederlo. Non auspico(per fortuna) di vederlo su un divano di velluto ma neanche immagino che Hong Dong o anche il suo cugino più povero, persino quello frutto di una sua "eiaculazione" precoce viva in una gabbia per uccellini protetta da miliziani armati di rastrello e paletta...
    Altresì non immagino che a qualcuno venga in mente di tirarli su a pane, o meglio a riso e acqua.

    Il loro valore è la loro più chiara forma di tutela. La loro assicurazione sulla vita. Un discorso prettamente materialistico già da solo basta a rendere poco logiche e quindi poco credibili certe affermazioni....

    Grazie Phod, per le spiegazioni puntuali e di notevole arricchimento.
    SeaWolf74 [:248]
    __________________________________________________ __________________________________________________ _________

    My videos:http://www.youtube.com/user/highlandersicily
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    My Photos:http://www.flickr.com/photos/highlandersicily
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    Iddio cre� l\'uomo, poi, vedendolo cos� debole, gli don� il cane.(Schopenhauer)

    Un giorno senza un sorriso � un giorno perso. (Charlie Chaplin)

  8. #1438
    Senior Member

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    Articolo che utilizza la leva della coscienza animalista, in crescita nel mondo, stuzzicata ad arte da un uso abbondante delle estremizzazioni, quale tramite per trasferirsi e raggiungere in modo subdolo il target predestinato: la coscienza politica.

    Per cadere in questo tranello bisogna però fidarsi veramente tanto della stampa......

    Sarebbe auspicabile che questi giornalisti che hanno a cuore i cani si interessassero con maggiore impegno delle migliaia di soggetti, o meglio Individui, condannati a vite misere nei lager vicino casa, dove agli spazi ristretti e/o alle catene corte si aggiunge la frequente malnutrizione.

    Non parlo ovviamente solo di canili lager, ma anche di situazioni paragonabili come proprietari "disattenti", commercianti di basso livello vestiti da allevatori, contrabbandieri, fiere del cucciolo e chi più ne ha più ne metta. Se un cane di questi vive, agonizza o muore interessa a pochi. E li che qualunque estremizzazione rischia di diventare addirittura magnanima rispetto alla realtà.

    Belli da vedere poi i cuccioli in teca di plexiglass(minuscola) nei centri commerciali.

    A pensare che ciò accada su larga scala anche al cane di maggior valore economico e culturale dell'intero panorama cinofilo stento a crederlo. Non auspico(per fortuna) di vederlo su un divano di velluto ma neanche immagino che Hong Dong o anche il suo cugino più povero, persino quello frutto di una sua "eiaculazione" precoce viva in una gabbia per uccellini protetta da miliziani armati di rastrello e paletta...
    Altresì non immagino che a qualcuno venga in mente di tirarli su a pane, o meglio a riso e acqua.

    Il loro valore è la loro più chiara forma di tutela. La loro assicurazione sulla vita. Un discorso prettamente materialistico già da solo basta a rendere poco logiche e quindi poco credibili certe affermazioni....

    Grazie Phod, per le spiegazioni puntuali e di notevole arricchimento.
    SeaWolf74 [:248]
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    Iddio cre� l\'uomo, poi, vedendolo cos� debole, gli don� il cane.(Schopenhauer)

    Un giorno senza un sorriso � un giorno perso. (Charlie Chaplin)

  9. #1439
    Senior Member

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    Infatti, SeaWolf caro, non solleva le coscienze di altri se non di ingenui e disinformati lettori. Qui di animalista non c'è proprio nulla.

    E' il valore di questi cani che, come hai ben scritto, li tutela, fermo restando che ovunque sia possibile trovare bambini mal gestiti, cani e gatti mantenuti nello sporco ... ma questa non è la norma, e si autocertifica per essere "un granchio" un commento quando arriva da chi compie una descrizione così rabberciata.

    E' il valore del cane che lo tutela, lo dimostra il fatto che in Paesi civilmente più evoluti come quelli del nord d'Europa, un cane meticcio di canile costa 500€ e uno di razza e d'allevamento dai 2000 ai 3000 euro.
    Solo in questo modo si pone un limite all'acquisto sconsiderato e si sostengono i canili e i centri di recupero, oltre che si evita la piaga del randagismo. L'alternativa allo sborsare denaro è non avere il cane (ricordo che non è un obbligo sociale).

    Mi piacerebbe capire cosa ha veduto realmente questo signore e dove ha inteso mettere il naso: la grande ingenuità è ampiamente manifesta nella descrizione dell'abbigliamento degli uomini di canile.....ci fossero in Italia gli uomini di canile con questa preparazione e dedizione! Che poi siano vestiti con la tuta militare....bhe, basta avere nozione di un pò di storia recente, come ben ha spiegato Phod.
    Io per prima ho veduto tempo addietro foto inedite dove questi signori che compiono il loro lavoro seriamente e con cognizione di causa avevano la mimetica, ma non mi è proprio mai venuto da pensare a forze militari dispiegate per nascondere chissacchè! Suvvia!!

    Insomma....tendenzioso? Ingenuo? Non capisco bene la ragione di questo articolo così disinformativo, del resto però siamo abituati a una stampa di parte (non importa quale parte), polemica, tendenziosa e ricca di accuse, a prescindere.

    Però c'è qualcosa che mi fa veramente orripilare e non è l'articolo, che può essere frutto di molti errori d'approccio, sopratutto per un argomento così complesso e non per tutti: chi mi sconvolge è chi linka questi articoli come verità ed esempio (e non l'ho visto accadere in questa sede). Piccoli e biechi tentativi di giustificare quel lato disinformato che, invece, deve essere eradicato piuttosto che divenire la giustificazione del nulla.

    Ciao.
    Nadia

    \"IL POTERE LOGORA CHI NON CE L\'HA\"
    G. Andreotti

    La gelosia è il più grande di tutti i mali e quello che ispira meno pietà alle persone che la provocano.
    François de La Rochefoucauld

    \"Yes, we can\" O.

  10. #1440
    Senior Member

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    Infatti, SeaWolf caro, non solleva le coscienze di altri se non di ingenui e disinformati lettori. Qui di animalista non c'è proprio nulla.

    E' il valore di questi cani che, come hai ben scritto, li tutela, fermo restando che ovunque sia possibile trovare bambini mal gestiti, cani e gatti mantenuti nello sporco ... ma questa non è la norma, e si autocertifica per essere "un granchio" un commento quando arriva da chi compie una descrizione così rabberciata.

    E' il valore del cane che lo tutela, lo dimostra il fatto che in Paesi civilmente più evoluti come quelli del nord d'Europa, un cane meticcio di canile costa 500€ e uno di razza e d'allevamento dai 2000 ai 3000 euro.
    Solo in questo modo si pone un limite all'acquisto sconsiderato e si sostengono i canili e i centri di recupero, oltre che si evita la piaga del randagismo. L'alternativa allo sborsare denaro è non avere il cane (ricordo che non è un obbligo sociale).

    Mi piacerebbe capire cosa ha veduto realmente questo signore e dove ha inteso mettere il naso: la grande ingenuità è ampiamente manifesta nella descrizione dell'abbigliamento degli uomini di canile.....ci fossero in Italia gli uomini di canile con questa preparazione e dedizione! Che poi siano vestiti con la tuta militare....bhe, basta avere nozione di un pò di storia recente, come ben ha spiegato Phod.
    Io per prima ho veduto tempo addietro foto inedite dove questi signori che compiono il loro lavoro seriamente e con cognizione di causa avevano la mimetica, ma non mi è proprio mai venuto da pensare a forze militari dispiegate per nascondere chissacchè! Suvvia!!

    Insomma....tendenzioso? Ingenuo? Non capisco bene la ragione di questo articolo così disinformativo, del resto però siamo abituati a una stampa di parte (non importa quale parte), polemica, tendenziosa e ricca di accuse, a prescindere.

    Però c'è qualcosa che mi fa veramente orripilare e non è l'articolo, che può essere frutto di molti errori d'approccio, sopratutto per un argomento così complesso e non per tutti: chi mi sconvolge è chi linka questi articoli come verità ed esempio (e non l'ho visto accadere in questa sede). Piccoli e biechi tentativi di giustificare quel lato disinformato che, invece, deve essere eradicato piuttosto che divenire la giustificazione del nulla.

    Ciao.
    Nadia

    \"IL POTERE LOGORA CHI NON CE L\'HA\"
    G. Andreotti

    La gelosia è il più grande di tutti i mali e quello che ispira meno pietà alle persone che la provocano.
    François de La Rochefoucauld

    \"Yes, we can\" O.

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