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Discussione: L'intelligenza dei pappagalli

  1. #1
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    L'intelligenza dei pappagalli

    Spesso si generano dei solchi profondi tra comune esperienza, comune sapere e verità scientifica.

    Chi ha un minimo di conoscenza dei pappagalli definisce questi animali particolarmente dotati di capacità di apprendimento, di affezione, di sensibilità..

    In alcuni casi (come il Cenerino) addirittura si calcola che questi animali abbiano un potenziale intellettivo pari a quello di un ragazzino di 6 anni.

    Si tratterebbe quindi di creature MOLTO intelligenti.

    Il problema è che gli studi che provano questa intelligenza (per lo più di biologi e etologi) non sono documentati, o almeno io non ho trovato alcun riferimento preciso.

    Per contro, queste teorie si scontrano con le conoscenze scientifiche, invece ben definite. A cominciare dallo studio del SNC, il Sistema Nervoso Centrale, che lascia perplessi (anche per l’uomo) su dove finiscano i comportamenti meccanici (le reazioni nervose) e dove inizino invece le reali attività celebrali che costituiscono l’intelligenza comunemente definita tale.

    Per la scienza che studia la psiche e i suoi meccanismi, il pappagallo è l’animale più ingannevole di tutti. Perché, essendo dotato di corde vocali simili a quelle umane, lascia fraintendere una reale comprensione di quello che dice, quando in realtà non sarebbe così: il suo parlare sarebbe dettato solo da impulsi nervosi e non da una reale e consapevole attività celebrale.

    Ma questa formula si scontra con chi sostiene che alcuni pappagalli (e soprattutto il cenerino) sono addirittura in grado di coniugare i verbi ed usarli con logica al "passato, presente e futuro".

    Quello che non è dimostrato sono i processi cognitivi del pappagallo stesso. Ovvero, se è evidente che il pappagallo parla, non è chiaro se capisce quello che dice.

    Nel cervello umano LA PAROLA è governata da due aree distinte: l’area Associativa (area di Wernike) e l’area Percettiva (area di Broca).

    Ora, non c’è dubbio che il cervello del pappagallo sia dotato dell’area percettiva: percepisce le parole e le riproduce. Ma è davvero in grado di capirne il significato, quindi di associarle a dei pensieri???

    Fin’ora l’area associativa è stata provata solo nell’uomo. Quindi se io dico ad un pappagallo, ma anche ad un cane (che pure non parla ma è considerato molto intelligente) o ancora ad un delfino o una scimpanzé, “SEI BELLO COME IL SOLE”, non risulta (e specifico risulta) che l’animale sia in grado di comprendere il significato della frase. Perché, se anche arriva a comprendere il significato di SOLE – BELLO - SEI (e anche questo non è provato), di sicuro non può comprenderne il significato alternativo, ovvero associare il SOLE al BELLO e capire che si tratta di un complimento.

    Il famoso Cane di Pavolv ha dimostrato i riflessi cognitivi dell’animale, nel caso specifico un cane appunto. Riflessi che qualsiasi propietario di cane conosce e spesso fraintende. Ovvero, se io dico “bello”, il cane è felice e scodinzola. Ma non per la parola “bello”, quanto per il suono della voce e il movimento del corpo che la accompagnano. Si tratta appunto di riflessi cognitivi… non di reale comprensione.

    Ma la scienza tende a smontare, mentre l’esperienza a costruire troppo.. ed è difficile orientarsi con logica.

    Quindi il pappagallo è davvero un animale intelligente (molto intelligente) oppure non lo è affatto??

    Come ho già detto, l’uomo vive e si comporta non necessariamente usando il cervello. L’attività celebrale inizia quando l’uomo pensa ed usa una logica, si pone freni e inibizioni anche di fronte a comportamenti che invece sarebbero istintivi. In altri casi, situazioni quotidiane come rispondere al telefono, versarsi un bicchier d’acqua, dire “ciao” ad un amico, l’uomo, anche se sembra, non usa il cervello ma è guidato da impulsi nervosi, la maggior parte dei quali partono da una serie di neuroni ospitati nel tronco dell’encefalo, il famoso “osso del collo”, che contiene appunto, il midollo spinale.

    C’è una malattia che fa capire meglio quello di cui parlo ed è l’idrocefalo. Ovvero, capita che nascano bambini, apparentemente del tutto uguali agli altri, che fino ad un certo punto vivono normalmente, piangono, ridono, dicono “mamma”.. poi iniziano ad assumere comportamenti strani come se la loro crescita intellettiva si fermasse..

    Quindi vengono radiografati ed esce fuori la malattia, ovvero una eccesso di liquido nel cervello che talvolta nel blocca completamente le funzioni.

    Da qui ne consegue che il loro dire “mamma”, il loro piangere, ridere e mangiare, non erano dettati dal cervello, che a loro non funzionava, ma da impulsi nervosi, quindi comportamenti istintivi. Senza logica.

    Il dolore stesso, la capacità di soffrire fisicamente (non emotivamente), sono appunto impulsi nervosi.

    E allora, il pappagallo fino a che punto è dotato di vera intelligenza???

    Ho fatto questa permessa abbastanza lunga perché vorrei sapere se l’esperienza di proprietari di pappagalli vi porta a definire in tutta onestà il pappagallo "intelligente". Ovvero (appurata la differenza tra reazioni nervose e vera attività celebrale) se il pappagallo è dotato di logica, è capace di pensare, di interagire anche con comportamenti che non sono prettamente istintivi ma che necessitano un minimo di ragionamento.

    Vi riporto un articolo che mi ha stupito, ma anche lasciato molto scettico data la completa assenza di alcun riferimento tecnico.


    LONDRA - Possiede un vocabolario di 950 parole, coniuga verbi al passato, presente e futuro, ha un buon senso dell'umorismo, probabilmente capacità telepatiche. Strano? Beh, visto che parliamo di un cenerino coda rossa, cioè di un pappagallo, la cosa senz'altro stupisce. Tanto che la rivista britannica BBC Wildlife Magazine ha dedicato un ampio servizio a N'kisi: questo il nome del volatile che ha sei anni e, originario dell'Africa, è ora di proprietà di un artista newyorkese.

    Tanto straordinarie le capacità comunicative del pappagallo che gli esperti si sentono costretti a fare una nuova valutazione della portata della comunicazione tra uomini ed animali. N'kisi insomma riesce a usare le parole nel contesto giusto, a ricordare, a riconoscere, insomma a compiere quelle attività che ne fanno il primo della classe nella materia linguaggio degli esseri umani.

    Qualche esempio? N'kisi, in maniera simile ai bambini piccoli, ricorre alla creatività per descrivere nuove idee: gli olii per l'aromaterapia usati dal suo padrone diventano per lui "medicine con odore gradevole".

    L'animale riesce anche ad associare persone e oggetti reali con le loro fotografie. Incontrando la famosa primatologa Jane Goodall per la prima volta e avendone soltanto visto una fotografia che la ritraeva assieme a degli scimpanzè, le ha subito chiesto:"Ce l'hai lo scimpanzè?". Goodall ritiene che l'entusiasmo di N'Kisi nell'imparare a comunicare col proprio padrone sia un "esempio straordinario di comunicazione intraspecifica".

    Ma le capacità di questo pappagallo non si limitano all'uso del vocabolario: Eleanor O'Hanlon collaboratrice del BBC Wildlife racconta di aver assistito a un esperimento il cui esito poteva solo essere spiegato dalla capacità telepatica dell'animale. Quando N'kisi e il suo padrone sono stati messi in due camere separate il pappagallo è stato in grado di descrivere l'oggetto delle fotografie che l'artista stava osservando con un'accuratezza ben tre volte più alta che se avesse indovinato a caso.

    Questi primi risultati sono ancora controversi ma O'Hanlon rivela nel suo articolo che ci sono molti nuovi studi che analizzano la comunicazione tra le specie e che stanno inducendo nuove riflessioni sull'intelligenza degli animali. E, forse, degli esseri umani?

  2. #2
    Senior Member

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    Ho letto il bellissimo libro "L'anello di Re salomone" di Kornad Lorenz che affronta l'argomento dell'intelligenza nel mondo animali varie volte.

    Fà tantissimi esempi, alcuni davvero buffi e singolari, cenerini che scappano gridando "arriva lo spazzacamino" quando stava davvero per arrivare, amazzoni che avendo conosciuto una upupa di nome Hopkins dicono ad alta voce <<Hopkins>> dopo tren'anni che non vedevano un upupa, parrocchetti dal collare che sanno che il padrone li lascia gironzolare per casa solo dopo che essi hanno defecato, e quando il padrone si avvicina alla gabbia si sforzano come matti di defecare per avere un pò di libertà fuori dalla gabbia, cornacchie grigie che tornano a casa con una zampa rotta dicendo :<<l'abbiamo presa con una fionda>>, cani che appioppano un bel morso nel deretano a persone che stanno antipatiche al padrone senza che quest'ultimo abbia fatto nessun cenno e altri mille esempi bellissimi

    Poi però aggiunse due cose che fanno riflettere molto: c'era un bassotto che tramite un alfabeto fatto di abbai riusciva a comunicare colla padrona. Lei guardava delle immagini e il cane senza che le vedesse abbaiava sempre le immagini che stava guardando la padrona...ma era lei stessa a comunicargliele senza rendersene conto, con lo sguardo, la forma del viso, nessuno sà come in realtà. Infatti, una volta che al cane fù dato un cartone coll'odore di una cagna in calore e alla padrona una carta con disegnato un provolone, il cane guardò la padrona scodinzolando di gioia e quando la padrona (a cui avevano detto che il cartone odorava di formaggio) gli chiese qual'era l'odore il bassotto rispose...formaggio!!!

    La seconda è...nessuno è mai riuscito a far dire ad un pappagallo "cibo" o "acqua" quando esso ha vermanete fame o sete. Questo perchè malgrado siano animali che apprendono e collegano facilmente, non riescono ad esprimere i propri bisogno col linguaggio umano

    Ora però lascio la parola agli allevatori di pappagalli

  3. #3
    Senior Member

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    Ho letto il bellissimo libro "L'anello di Re salomone" di Kornad Lorenz che affronta l'argomento dell'intelligenza nel mondo animali varie volte.

    Fà tantissimi esempi, alcuni davvero buffi e singolari, cenerini che scappano gridando "arriva lo spazzacamino" quando stava davvero per arrivare, amazzoni che avendo conosciuto una upupa di nome Hopkins dicono ad alta voce <<Hopkins>> dopo tren'anni che non vedevano un upupa, parrocchetti dal collare che sanno che il padrone li lascia gironzolare per casa solo dopo che essi hanno defecato, e quando il padrone si avvicina alla gabbia si sforzano come matti di defecare per avere un pò di libertà fuori dalla gabbia, cornacchie grigie che tornano a casa con una zampa rotta dicendo :<<l'abbiamo presa con una fionda>>, cani che appioppano un bel morso nel deretano a persone che stanno antipatiche al padrone senza che quest'ultimo abbia fatto nessun cenno e altri mille esempi bellissimi

    Poi però aggiunse due cose che fanno riflettere molto: c'era un bassotto che tramite un alfabeto fatto di abbai riusciva a comunicare colla padrona. Lei guardava delle immagini e il cane senza che le vedesse abbaiava sempre le immagini che stava guardando la padrona...ma era lei stessa a comunicargliele senza rendersene conto, con lo sguardo, la forma del viso, nessuno sà come in realtà. Infatti, una volta che al cane fù dato un cartone coll'odore di una cagna in calore e alla padrona una carta con disegnato un provolone, il cane guardò la padrona scodinzolando di gioia e quando la padrona (a cui avevano detto che il cartone odorava di formaggio) gli chiese qual'era l'odore il bassotto rispose...formaggio!!!

    La seconda è...nessuno è mai riuscito a far dire ad un pappagallo "cibo" o "acqua" quando esso ha vermanete fame o sete. Questo perchè malgrado siano animali che apprendono e collegano facilmente, non riescono ad esprimere i propri bisogno col linguaggio umano

    Ora però lascio la parola agli allevatori di pappagalli

  4. #4
    Senior Member

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    Citazione:[...]
    Ho fatto questa permessa abbastanza lunga perché vorrei sapere se l’esperienza di proprietari di pappagalli vi porta a definire in tutta onestà il pappagallo "intelligente". Ovvero (appurata la differenza tra reazioni nervose e vera attività celebrale) se il pappagallo è dotato di logica, è capace di pensare, di interagire anche con comportamenti che non sono prettamente istintivi ma che necessitano un minimo di ragionamento.[..]

    http://www.bmanuel.org/courses/corling1-5.html

    Personalmente ritengo che abbiano un'attività celebrale.

    Si può dire che porta ed associa cose o gesti al senso medesimo della parola.
    Come bambini in tenera età (3-5 anni) vanno però seguiti per l'apprendimento.

    Riporto e cito:
    Citazione:Sorprendentemente esempi molto più convincenti sono stati riportati tra gli uccelli, in particolare tra i pappagalli (Psittacus erithacus), dei quali è assolutamente da sfatare la proverbia le stupidità e capacità meramente imitativa.
    Notevole è soprattutto il caso del pappagallo Alex, allenato a partire dal 1977 da Irene Pepperberg, i cui risultati (l'esperienza credo sia tuttora in corso) sono stati da lei pubblicati in una serie di contributi a partire dal 1981 (Functional Vocalization by an African Grey Parrott (Psittacus Erithacus), in "Zeitschrift für Tierpsychologie" LV (1981) 139-160). Un utile riassunto è fornito da Felice Cimatti, Mente e linguaggio negli animali. Introduzione alla zoosemiotica cognitiva, Roma, Carocci, 1998, § 3.1.6, pp. 130-133. Alex nel 1990 era in grado di comprendere e produrre «circa ottanta parole inglesi, con cui è in grado di riferirsi a oggetti, forme e materiali» (Cimatti, cit. p. 130): «Alex usa [cioè] le parole inglesi che è in grado di comprendere per identificare gli oggetti, per chiederli e per rifiutarli» (Cimatti, cit. p. 131). Alex «è capace di rispondere a 'semplici' domande come "what colour is [designated object]" [...], "what object is [designated shape]"» (Cimatti, cit. p. 130); «è anche in grado [...] di usare "no" per non ubbidire ad una richiesta degli sperimentatori» (Cimatti, cit. p. 132) ed è in grado di contare fino a dieci oggetti.

    K: OK, Alex; cominciamo. Cos'è questo? (in mano ha un bottone di legno)
    ALEX: Bottone [di] legno
    I: Ha detto; "bottone di legno"
    K: Giusto, qui c'è un bottone di legno, Alex. Sei in gamba (offre ad Alex l'oggetto)
    ALEX: (prende l'oggetto con il becco, ma subito dopo lo lascia cadere) Voglio tappo
    K: OK, ecco il tappo (lo dà al pappagallo)
    ALEX: (gioca con il tappo per qualche tempo)
    K: Ora basta, Alex. Dammi il tappo (allunga la mano verso Alex, che gli dà il tappo)
    Che cos'è questo? Che forma ha? (ha in mano un pezzo di legno rosso triangolare)
    ALEX: Ango..lo legno [Alex indica gli oggetti triangolari con "three corner"]
    I: Credo che abbia detto "angolo legno"
    K: Alex, che forma ha? Parla chiaramente!
    ALEX: Tri-angolo legno
    I: "tri-angolo legno"
    K: Giusto, la forma è tri-angolo legno (Dà ad Alex il pezzetto di legno)
    ALEX: (lo afferra, ne morde un angolo, lo lascia cadere)
    Voglio nocciola
    (K gli dà una noce, che Alex mangia) K: Guarda, cos'è questo? (mostra ad Alex un pezzetto di cuoio grigio)
    ALEX: Voglio nocciola
    K: No noce ... prima dimmi che cos'è questo?
    ALEX: Grigio cuo....
    I: "grigio cuoio"
    K: Bravo pappagallo ... qui c'è il cuoio grigio (lo offre ad Alex)
    ALEX: (rifiuta il cuoio) Voglio nocciola

    [tav. 6].
    "Dialogo" tra il pappagallo Alex e due sperimentatori, "I" (Irene Pepperberg) e "K" pubblicato da Irene Pepperberg nel 1988 (An Interactive Modelling Technique for Aquisition of Communication Skills: Separation of "Labelling" and "Requesting" in a Psittacine Subject in "Applied Psycholinguistics" IX (1988) 59-76. «I è voltata rispetto al pappagallo e a K, e ascolta quello che dice l'uccello senza vedere quel che K gli ha chiesto di nominare, in modo da non farsi influenzare - nel riconoscere le parole di Alex - da quanto si aspetterebbe che dicesse se avesse potuto vedere l'oggetto in questione» (Cimatti, cit. p. 131). Riprodotto da Felice Cimatti, Mente e linguaggio negli animali. Introduzione alla zoosemiotica cognitiva, Roma, Carocci, 1998, p. 131-2, che lo riprende e traduce in italiano (l'esperimento originale è in inglese) da Pepperberg 1988 cit., pp.69-70.

    Quello che è «ancora più interessante è il fatto che molte delle richieste di Alex si riferiscono ad oggetti non presenti nel momento in cui li richiede, né che, peraltro, sono stati nominati precedentemente dagli sperimentatori (Pepperberg 1988, p. 70). Questo significa che Alex usa spontaneamente il rudimentale linguaggio che gli è stato insegnato» (Cimatti, cit. p. 133).
    Certo, nonostante la ben diversa collocazione nella filogenesi dei vertebrati, gli esperimenti condotti su Alex sembrano aver dato risultati dello stesso ordine e grado di quelli ottenuti con alcuni primati (scimpanzé), cosa che farebbe propendere per l'ipotesi che si tratti di evoluzioni parzialmente indipendenti (e non, pertanto di una "sinapomorfia" individuante i vertebrati, come direbbero i biologi) a partire da una comune predisposizione linguistica.
    Numerosi altri studi sono stati e tutt'ora sono in corso da Pepperberg. Se si è interessati basta fare una ricerca in inglese per avere maggiore documentazione.

    Ciao

    Mara B.

  5. #5
    Senior Member

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    Citazione:[...]
    Ho fatto questa permessa abbastanza lunga perché vorrei sapere se l’esperienza di proprietari di pappagalli vi porta a definire in tutta onestà il pappagallo "intelligente". Ovvero (appurata la differenza tra reazioni nervose e vera attività celebrale) se il pappagallo è dotato di logica, è capace di pensare, di interagire anche con comportamenti che non sono prettamente istintivi ma che necessitano un minimo di ragionamento.[..]

    http://www.bmanuel.org/courses/corling1-5.html

    Personalmente ritengo che abbiano un'attività celebrale.

    Si può dire che porta ed associa cose o gesti al senso medesimo della parola.
    Come bambini in tenera età (3-5 anni) vanno però seguiti per l'apprendimento.

    Riporto e cito:
    Citazione:Sorprendentemente esempi molto più convincenti sono stati riportati tra gli uccelli, in particolare tra i pappagalli (Psittacus erithacus), dei quali è assolutamente da sfatare la proverbia le stupidità e capacità meramente imitativa.
    Notevole è soprattutto il caso del pappagallo Alex, allenato a partire dal 1977 da Irene Pepperberg, i cui risultati (l'esperienza credo sia tuttora in corso) sono stati da lei pubblicati in una serie di contributi a partire dal 1981 (Functional Vocalization by an African Grey Parrott (Psittacus Erithacus), in "Zeitschrift für Tierpsychologie" LV (1981) 139-160). Un utile riassunto è fornito da Felice Cimatti, Mente e linguaggio negli animali. Introduzione alla zoosemiotica cognitiva, Roma, Carocci, 1998, § 3.1.6, pp. 130-133. Alex nel 1990 era in grado di comprendere e produrre «circa ottanta parole inglesi, con cui è in grado di riferirsi a oggetti, forme e materiali» (Cimatti, cit. p. 130): «Alex usa [cioè] le parole inglesi che è in grado di comprendere per identificare gli oggetti, per chiederli e per rifiutarli» (Cimatti, cit. p. 131). Alex «è capace di rispondere a 'semplici' domande come "what colour is [designated object]" [...], "what object is [designated shape]"» (Cimatti, cit. p. 130); «è anche in grado [...] di usare "no" per non ubbidire ad una richiesta degli sperimentatori» (Cimatti, cit. p. 132) ed è in grado di contare fino a dieci oggetti.

    K: OK, Alex; cominciamo. Cos'è questo? (in mano ha un bottone di legno)
    ALEX: Bottone [di] legno
    I: Ha detto; "bottone di legno"
    K: Giusto, qui c'è un bottone di legno, Alex. Sei in gamba (offre ad Alex l'oggetto)
    ALEX: (prende l'oggetto con il becco, ma subito dopo lo lascia cadere) Voglio tappo
    K: OK, ecco il tappo (lo dà al pappagallo)
    ALEX: (gioca con il tappo per qualche tempo)
    K: Ora basta, Alex. Dammi il tappo (allunga la mano verso Alex, che gli dà il tappo)
    Che cos'è questo? Che forma ha? (ha in mano un pezzo di legno rosso triangolare)
    ALEX: Ango..lo legno [Alex indica gli oggetti triangolari con "three corner"]
    I: Credo che abbia detto "angolo legno"
    K: Alex, che forma ha? Parla chiaramente!
    ALEX: Tri-angolo legno
    I: "tri-angolo legno"
    K: Giusto, la forma è tri-angolo legno (Dà ad Alex il pezzetto di legno)
    ALEX: (lo afferra, ne morde un angolo, lo lascia cadere)
    Voglio nocciola
    (K gli dà una noce, che Alex mangia) K: Guarda, cos'è questo? (mostra ad Alex un pezzetto di cuoio grigio)
    ALEX: Voglio nocciola
    K: No noce ... prima dimmi che cos'è questo?
    ALEX: Grigio cuo....
    I: "grigio cuoio"
    K: Bravo pappagallo ... qui c'è il cuoio grigio (lo offre ad Alex)
    ALEX: (rifiuta il cuoio) Voglio nocciola

    [tav. 6].
    "Dialogo" tra il pappagallo Alex e due sperimentatori, "I" (Irene Pepperberg) e "K" pubblicato da Irene Pepperberg nel 1988 (An Interactive Modelling Technique for Aquisition of Communication Skills: Separation of "Labelling" and "Requesting" in a Psittacine Subject in "Applied Psycholinguistics" IX (1988) 59-76. «I è voltata rispetto al pappagallo e a K, e ascolta quello che dice l'uccello senza vedere quel che K gli ha chiesto di nominare, in modo da non farsi influenzare - nel riconoscere le parole di Alex - da quanto si aspetterebbe che dicesse se avesse potuto vedere l'oggetto in questione» (Cimatti, cit. p. 131). Riprodotto da Felice Cimatti, Mente e linguaggio negli animali. Introduzione alla zoosemiotica cognitiva, Roma, Carocci, 1998, p. 131-2, che lo riprende e traduce in italiano (l'esperimento originale è in inglese) da Pepperberg 1988 cit., pp.69-70.

    Quello che è «ancora più interessante è il fatto che molte delle richieste di Alex si riferiscono ad oggetti non presenti nel momento in cui li richiede, né che, peraltro, sono stati nominati precedentemente dagli sperimentatori (Pepperberg 1988, p. 70). Questo significa che Alex usa spontaneamente il rudimentale linguaggio che gli è stato insegnato» (Cimatti, cit. p. 133).
    Certo, nonostante la ben diversa collocazione nella filogenesi dei vertebrati, gli esperimenti condotti su Alex sembrano aver dato risultati dello stesso ordine e grado di quelli ottenuti con alcuni primati (scimpanzé), cosa che farebbe propendere per l'ipotesi che si tratti di evoluzioni parzialmente indipendenti (e non, pertanto di una "sinapomorfia" individuante i vertebrati, come direbbero i biologi) a partire da una comune predisposizione linguistica.
    Numerosi altri studi sono stati e tutt'ora sono in corso da Pepperberg. Se si è interessati basta fare una ricerca in inglese per avere maggiore documentazione.

    Ciao

    Mara B.

  6. #6
    Senior Member

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    Ho riesumato questa discussione, perchè di cose ne sono passate, nello studio sul comportamento dei pappagalli...
    "Per la scienza che studia la psiche e i suoi meccanismi, il pappagallo è l’animale più ingannevole di tutti. Perché, essendo dotato di corde vocali simili a quelle umane, lascia fraintendere una reale comprensione di quello che dice, quando in realtà non sarebbe così: il suo parlare sarebbe dettato solo da impulsi nervosi e non da una reale e consapevole attività celebrale"
    Intanto, non sono dotati di corde vocali...ma la fonazione è data dalla sfiringe, la capacità di riprodurre suoni, non è data dalle dimensioni del cervello, ma dalla sfiringe, ecco perchè si può affermare che è più facile la parola in pappagalli di grossa taglia, più che in quelli piccoli.L'unica eguaglianza comunicativa , la troviamo nella mimica.
    (linguaggio del corpo).Quindi l'intelligenza non è data dalla taglia
    Riporto una mia esperienza con un Cenerino, di un diplomatico dell'ambasciata Turca a Milano, parlava, ovviamente turco!(e vallo a capire, un Turco), apprendere parole in Italiano e associarle a quelle della lingua, con cui dialogava normalente, ci ha messo poco meno di un mese.
    [u]La capacità, cognitiva e di ragionamento, sono diventati la base delle nuove forme "educative", per fare un paragone antropizzato, con i pappa, si usa un sistema simile al Montessori.</u>
    Anche il discorso sull'affettività, è molto cambiato, i pappa, rispetto ad altre specie, mostrano più comportamenti legati all'affetto e simpatia(ci sono molte coppie non etero, che si legano indissolubilmente,anche poi alla presenza delle compagne, rimane una sorta di legame, profondo), senza manifestazioni omosessuali.Esprimono una forte gelosia, sia per la compagna pennuta, che per il suo umano, sono in grado di operare delle scelte ben determinate,(vedi il caso del pappagallo, che imitando la voce del suo umano, ha fatto scappare i ladri dalla casa) e a fronte di richieste ben precise: es. Voglio una mela, loro pretendono quel frutto, non un frutto qualsiasi.Al saluto, pretendono un saluto, non un premio, così come sono in grado di riconoscere persone e oggetti, nominandoli.E così non potete più dire: Ripeti a pappagallo.Morale: Un pappagallo, impara il nome dell'oggetto,il riconoscimento, e molto spesso anche l'uso(vedi capacità di evasione, aprendo sportelli, rompendo lucchetti), ecco perchè non sempre lega, a chi lo nutre e lo accudisce, ma a quello con cui sente più affinità elettive.Resta assodato, che il pappagallo, ha un bisogno estremo di comunicare con noi.
    e' in grado apprendere dalle esperienze di vita( questo spesso è la rogna peggiore, di quando deve essere riabilitato psicologicamente).
    L'unico mistero, ancora da scoprire sulla fonazione, come mai è utilizzata esclusivamente in cattività, e non in natura, come sorta di mobbing difensivo.
    Quante cose sono cambiate in 3 anni, e quante " false credenze" abbattute, in questi animali, che riescono a stupirci ogni giorno!
    www.nonsiamogiocattoli.net
    Sergio Giovannetti\'s Zoo:
    Dik&Lady,Desdemona&Otello,Bunny&Faith
    Furio,Scag,Magda,Sophia,Sclero
    Denver
    Lecchino
    Merlino
    Marameo
    e ultima entry:Grisbì conuro guance verdi, arrivato per errata consegna!
    www.parcodeipappagalli.it
    http://www.inseparabileforum.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=22820

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