Buonasera a tutti.

Mi permetto di inserire questo articolo perchè ritengo che questo aspetto sfugga all'attenzione quando si parla di alimentazione, certametne per colpa della pessima qualità delle informazioni date per troppo tempo.

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"Nutrire un pappagallo significa, innanzittutto, assicurargli l'apporto dei principi nutritivi di cui necessita, ma non solo: per capire cosa significa l'offerta di cibo per un volatile detenuto in cattività e, per buona parte del tempo tenuto in gabbia, sarebbe importante capire come è stato strutturato questo animale dall'habitat naturale.

La principale funzione biologica che il pappagallo riveste nel proprio habitat è quella di "disseminatore di semi e cibo".
Cerchiamo di capire cosa significa:
il pappagallo in natura si ciba di prodotti vegetali (nella stragrande maggioranza dei casi) dei quali ne ingerisce solo una parte, dopo averli maneggiati e rigirati, lasciando cadere ciò che non mangia magari mentre parte in volo o durante il volo stesso, magari nello stesso posto in cui ha iniziato a mangiarli.

Questo assicura non solo che il frutto sia rotto, ma anche che ne vengano sparsi i semi contenuti, ed è certo che una buona parte di questi prodotti vegetali cadendo a terra, divengano nutrimento per il popoloso mondo terricolo sottostante.
Considerati questi fondamentali principi che vanno conosciuti per poter capire come si nutre in linea generale uno psittaciforme, dobbiamo pensare che nell'habitat naturale esistono svariate fonti a cui l'animale può attingere, compresi i campi coltivati dall'essere umano.

Questo ci dovrebbe indicare quali siano le attitudini innate di questi animali, che così sono e così restano anche in cattività, e proprio allo stato captivo la necessità di cercare alimenti graditi, da sgranocchiare e lasciar cadere, il cercare e trovare stimoli ed interessi in colori e sapori e forme di varia foggia, diviene un fattore di primaria importanza nella loro gestione, al fine di soddisfare la loro ragione biologica.

Vorrei citare una parte dell'articolo del dottor Angel Nuevo sul Amazzone aestiva, che conosce tanto bene questo comportamento per il fatto di averlo osservato personalmente in natura.
"Una parte importante si basa sulle osservazioni dirette degli adulti o dei giovani volatori e grazie a questo conosciamo cose molto curiose, come che nella loro alimentazione si trovano alcuni fiori (quando la disponibilità dei frutti nel bosco è scarsa), o che arrivano a mangiare le parti carnose di alcuni cacatus come il Quimil (Opuntia quimilo) per procurarsi l'acqua (come lo faranno anche gli Ortalis Canicollis), bene tanto scarso e apprezzato in questo habitat. Però senza dubbio, la maggior parte della loro alimentazione è costituita dai semi, principalmente di leguminose come il Algarrobo Blanco (Prosopis nigra) e il Algarrobo negro (P. alba), o il Brea (Cercidiun praecops) e alcuni piccoli frutti come quelli del Mistol (Zizyphus mistol).

L’alimentazione dei pulli durante il loro allevamento, basandoci sul contenuto presente nel gozzo nelle differenti tappe del suo sviluppo, era composto principalmente da semi di Sacha Sandia (Capparis salicipholia), la cui peculiare forma a mezzaluna ne facilitava l’identificazione, e già quando era prossimo alla sua indipendenza, era frequente incontrare nell’alimentazione del pullo il frutto del cactus Ucle (Cereus forbessi), con il suo caratteristico color granata e che generalmente lasciava colorati gli ansiosi pulli."

Come potete vedere, gli alimenti sono tutti quelli possibili in quel momento e in quel luogo e in ambiente naturale son molte le possibilità e le ricerche che gli stormi eseguono per reperire fonti di cibo. Aggiungete il fatto che il nostro pappagallo è recluso in uno stato di cattività, in uno stato di innaturale immobilità, fate la somma e analizzate quanta noia diventa per l'animale il nutrirsi, al contrario di ciò che la sua natura prevede.

In cattività riuscire ad utilizzare il cibo (necessità primaria) e la modalità con cui un animale si nutre istintivamente, diviene un'arma estremamente importante anche per la tutela del loro equilibrio psichico.
Offrire molta varietà di verdure e frutta, nonostante ciò che alcuni siti riportano (c'è da chiedersi quanto siano coinvolti con il commercio di integratori, mangimi e simili...), è doveroso quando si ospitano animali così complessi ed intelligenti.
Dieci, se capita anche più tipi tra verdura e frutta nelle ciotole dei vostri pappagalli, assieme ad un ciclo settimanale di cereali e legumi, e la percentuale di grassi che la specie richiede, assicura non solo un apporto certo di principi nutritivi, ma anche la serenità e l'occupazione di parecchie ore della giornata in cui l'animale si dedicherà alla ricerca, ad assaggiare, a mangiare, a scartare alimento.
Non sconsigliamo affatto l'utilizzo di mangimi preconfezionati come i pellettati, purchè essi siano di massima e certificata qualità.
Consigliamo inoltre di farsi seguire da persone esperte nel cambio dell'alimentazione, e per esperte intendiamo persone che abbiano una buona esperienza di molti animali recuperati, di ogni specie e condizione: recuperare un pappagallo di cui spesso si sa poco o nulla, insegnargli a mangiare correttamente, non è cosa facile: lasciate perdere chi pensa di sapere, fidatevi da chi fa e riesce.

Considerate inoltre che il pappagallo non può esprimere verbalmente i suoi gusti, per cui quando si riceve questo animale in casa è doveroso offrirgli molta scelta, e saper osservare e capire i suoi gusti che peraltro ciclicamente andranno cambiando, ma non solo: dovrete dargli l'esempio, farlo mangiare con voi così che possa apprendere ad assaggiare i cibi seguendo il vostro esempio.
Certo, c'è chi limita il numero di verdure e frutta e cereali e legumi, misura la varietà, addirittura affama l'animale: oltre al grave rischio che si corre nell'ultimo caso, dove l'animale potrebbe lasciarsi morire di fame, anche nei primi due casi citati, creereste mancanza di fiducia oltre che un ambiente poco confortevole e per nulla accogliente.
Attraverso la grande varietà d'offerta di cibo, in un animale come il pappagallo con i presupposti appena elencati del suo naturale condursi, gli offrirete un ambiente ricco di distraenti.
Asserire che è indispensabile per una qualitativa gestione del pappagallo che l'offerta del cibo deve essere abbondante, significa anche cambiare e variare l'offerta a brevi cicli.

Quando offriamo indicazioni per la gestione alimentare di questi animali, è inutile specificare che indichiamo delle linee di massima da seguire, ma siamo certi che i nostri lettori siano persone squisitametne intelligenti, per cui che sappiano all'occorrenza adeguare numero di ciotole, le dimensioni delle stesse allo spazio della gabbia e alla specie di pappagallo: sarebbe sciocco mettere cinque ciotole di venti centimetri nella gabbia di un agapornis, come sarebe poco intelligente allo stesso offrire 4 chilogrammi di macedonia. Noi abbiamo piena fiducia nell'intelligenza di chi si avvicina a questi animali: come potrebbe uno sciocco realmente capirli ed amarli, quindi rispettarli?

Il numero di ciotole è direttametne proporzionale allo scopo che si vuole ottenere, che è quello di far muove l'animale, indurlo a spostarsi per andare a rovistare nelle ciotole: sapete che il novanta per cento dei pappagalli che recuperiamo, si riducono a vivere su un posatoio spostandosi solo di qualche centimetro per raggiungere le poche ciotole a sua disposizione?

Nella nostra Associazione ragionamo in termini di massima qualità di vita per l'animale, ne consegue dunque che la prima indicazione che offriamo è quella di dare al pappagallo una gabbia che, per il mercato corrente è decisamente sovradimensionata; del resto non siamo condizionati da null'altro che il benessere dell'animale, per cui diciamo le cose come stanno, per quanto impegnative possano essere. Oltre queste indicazioni, insegnamo alle persone a gestire il pappagallo all'esterno della gabbia, condizione che per noi è di assoluta priorità: l'animale deve poter restare libero in casa il maggiore tempo possibile, deve poter volare ed avere ciotole di libero accesso sempre. Non pensiamo al meno peggio, pensiamo semplicemente al "massimo" per i pappagalli.

Putroppo accade che in molti pensino ad un pappagallo o ad un cane in termini assoluti, come parlassero di un essere umano. In buona sostanza è facile incontrare chi umanizza l'animale, così da deviare pericolosamente le già scarse conoscenze attorno a questi animali, vertendole su interpretazioni ed antropizzazioni: un pappagallo non è un bambino, che potrebbe annoiarsi del cibo quando ne ricevesse abbondante offerta; un pappagallo è nato per cercare, scartare, gettare a terra, per ignorare un cibo ora ed andarlo a ricercare due minuti dopo. E' un animale curioso e stimolare questa caratteristica non è soltanto giusto, ma rispettoso delle sue caratteristiche etologiche. Non antropizzate, mai, è un errore veniale e tipico dei principianti e di chi realmente con questi animali non ci lavora, limitandosi a teorizzare su basi del tutto aleatorie: prendetevi cura di capire come è questo animale allo stato naturale e adeguarvi, pena il grave danneggiamento dell'equilibrio psicologico dell'animale."

Ciao.