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Risultati da 1 a 10 di 26

Discussione: A chi serve il capobranco?

  1. #1
    Junior Member

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    A chi serve il capobranco?

    Ciao a tutti,

    viste le numerose richieste di approfondimenti pervenutemi dopo l'uscita del mio articolo su Quattro Zampe, ho deciso di rendermi disponibile sui quattro forum più usati in Italia per diffondere il più possibile questa "nuova teoria".

    Se vi interessa farmi domande ... sono a vostra disposizione.

    Moreno Sartori

  2. #2
    Senior Member

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    bene. sembra un'occasione da non lasciarsi sfuggire.
    che ne diresti di cominciare presentando le tue innovative teorie, in modo da sapere se è il caso di fare domande...???

  3. #3
    Senior Member

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    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">ho deciso di rendermi disponibile sui quattro forum più usati in Italia </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Ma quale onore.. semplicemente GRAZIE.

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">per diffondere il più possibile questa "nuova teoria".</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Quale?

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Se vi interessa farmi domande ... sono a vostra disposizione.</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Ok, è una notizia fantastica che ci riempie di orgoglio, ma domande su cosa????

    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">dopo l'uscita del mio articolo su Quattro Zampe</span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">
    E se uno non l'ha letto?? Non è cool?? Non è che adesso questo giornalino sia esattamente un appuntamento irrinunciabile per chiunque...

  4. #4
    Senior Member

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    [:246][:246]

  5. #5
    Senior Member

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    credo che sarebbe interessante una discussione sul tema proposto... tuttavia nemmeno io leggo abitualmente quattrozampe e l'articolo da te citato (del quale mi sono fatta una vaga idea leggendo il sommario on line della suddetta rivista e un commento scovato da google) non è ancora disponibile in rete...

    sarebbe utile che indicassi almeno dove è possibile leggerlo!

    ciao

  6. #6
    Junior Member

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    Questo è l'articolo:

    Da poco più di 10 anni mi occupo di educazione cinofila, ho visto ed ho lavorato con molti cani, devo ringraziare tutti loro, nonché il mio piccolo “branco” per avermi aperto gli occhi su di una tendenza ancora oggi esageratamente diffusa.
    Fin da quando mi avvicinai a questa professione, l’unica visione possibile, inerente al rapporto cane-uomo, si rifaceva al classico schema piramidale della struttura gerarchica del lupo, al cui apice, perché tutto andasse per il meglio, doveva essere presente l’essere umano. Non fui mai convinto fino in fondo di questa teoria, ma al momento era l’unica esistente ed io non avevo ancora esperienze e conoscenze sufficienti per poter sostenere altre tesi.
    Ciò nonostante, più passava il tempo più mi rendevo conto che i cani con cui avevo a che fare, non rispecchiavano per nulla quanto descritto dai vari testi in circolazione. Anche in altre realtà di piccoli branchi, gestiti in ambito familiare da me osservati per questioni rieducative, pareva non emergere mai la tanto famigerata figura dell’elemento Alfa.
    Per un processo quasi osmotico, anche chi non possiede cani, conosce alla perfezione tutte le mansioni del capobranco: il capobranco mangia per primo, il capobranco decide con chi riprodursi, il capobranco decide i limiti del territorio di caccia, il capobranco decide dove dormire e altro ancora. Purtroppo, oggi dico per fortuna, tra i miei cani, quattro o cinque a seconda dei periodi, questo elemento non è mai stato presente.
    Inizialmente mi domandai se potessero essere anomali i miei cani, ricercandolo in molteplici situazioni analoghe, mi resi conto che in realtà il capobranco non mancava solo nel mio gruppo. È possibile riscontrare infatti, che quella che per un soggetto è una risorsa da difendere, per un altro non ha alcuna valenza. Non tutti i cani hanno lo stesso interesse per il cibo, per il gioco, per le poltrone, per i letti o per i divani. Se dovessimo fare un parallelo con il branco di lupi, l’elemento Alfa dovrebbe avere tutto sotto controllo, senza dare più importanza soltanto a qualche aspetto.
    Ciò che ancor più mi spinse a fare ricerche in merito, fu la fondatezza di tale teoria da un punto di vista strettamente scientifico.
    Processo ormai noto per la quasi totalità degli esseri viventi, risulta essere quello legato all’imprinting, secondo il quale durante le prime frasi di vita, in un periodo variabile a seconda della specie, ogni individuo riceve un’impronta attraverso la quale prende consapevolezza delle caratteristiche specie specifiche. Grazie a questo l’individuo in questione, ricercherà partners sessuali con i quali far progredire il suo patrimonio genetico.
    In base a questo principio, il cane ben socializzato, non può ritenere l’uomo facente parte della sua specie, per tale ragione non può nemmeno considerarlo un rivale all’interno del “branco” in cui vive. A questo punto sorgono spontanee alcune domande: per quale ragione il cane dovrebbe cercare di dominare un essere che per lui non è un rivale? Se lo considerasse facente parte della sua specie, ricercherebbe in esso un partner per la riproduzione? E soprattutto, sono reali i principi del imprinting? Non credo sia il caso di mettere in discussione una teoria solida come quella sul imprinting, ecco perché ritengo che le risposte a tali domande siano assolutamente intuibili.
    Gli studi compiuti su branchi di lupi, attraverso i quali, è stato possibile vedere una stretta gerarchizzazione di tipo piramidale, sono gli stessi che negli anni ‘80 e ‘90 hanno portato alla conclusione che per stabilire un rapporto e soprattutto per averne il pieno controllo, l’uomo avrebbe dovuto essere l’elemento Alfa del branco. Tali studi però, furono condotti su branchi in cattività o semi cattività, condizioni per le quali, lupi di diverse provenienze si trovavano costretti a condividere piccoli territori, entro i quali le risorse non erano particolarmente abbondanti. Soltanto di seguito, si scoprì che in natura, l’aspetto gerarchico non è poi così rigido, sembra infatti che ogni elemento del branco tenda a contribuire alla sopravvivenza del gruppo, mettendo a disposizione le proprie capacità. In tal modo, solo chi ha potenzialità psicofisiche adeguate, può aspirare ad essere capobranco.
    In ogni caso si sta parlando di branchi di lupi e per quanto il cane abbia il 98% di materiale genetico in comune con questi ultimi, esistono 14.000 anni di diversificazione delle due specie.
    Per un processo del tutto naturale, legato al addomesticamento, l’uomo ha mantenuto le caratteristiche dei soggetti che maggiormente ha ritenuto utili. Questo portò inevitabilmente ad una variazione, sempre più marcata, delle caratteristiche proprie degli antenati del nostro cane domestico. Il quale, al contrario del lupo, ha imparato a vivere sempre di più a stretto contatto con l’essere umano. Anche gli studi condotti da Timbergen sulla neotenia, dimostrarono quanto la selezione potesse influire non soltanto sugli aspetti comportamentali, ma anche dal punto di vista morfologico. I tratti più simili al cucciolo, sono precisa conferma che il cane domestico ha subito una pesante evoluzione, che lo ha differenziato anche in età adulta dal lupo, soprattutto per l’aspetto ludico e per la curiosità spiccata, estremamente sfruttati nelle varie discipline o più semplicemente in ambito educativo.
    Le conseguenze più dirette del considerare l’uomo come facente parte di un branco, mettono il proprietario nella condizione di compiere o non compiere e di permettere o non permettere determinate azioni. Gli esempi più classici risiedono nel mangiare per primi, uscire per primi dalle porte, non consentire che il cane abbia accesso divani o poltrone, non permettere al cane di dormire sul letto etc. etc. Ma se consideriamo vero quanto detto finora, quanto è in grado di leggere il cane di questi comportamenti umani? Con ogni probabilità, avendo così poco spazio in cui poter operare, tende a non commettere errori perché non ne ha la possibilità. Come contropartita, il proprietario, vive ogni giorno come una sorta di campagna militare. Rischia in questo modo, di perdere tutti i benefici tratti dalla vita in comune con il cane, vivendo con l’incubo continuo che il suo animale domestico possa escogitare nuove tecniche di escalation gerarchica. Da parte sua, il cane, fortemente abitudinario, tende ad accettare queste regole, pur non potendone capire completamente la necessità.
    Convinto ormai da qualche anno di questa realtà scomoda tanto per il cane quanto per il proprietario, ho iniziato, all’interno dei programmi di rieducazione, a cambiare radicalmente l’approccio, partendo da quello che definisco “ insediamento per priorità di risorsa“. Tale processo consente di avere un approccio più morbido con il cane, senza che questo si senta frustrato dal peso di scelte ed attività, che in qualità di quadrupede, non è in grado di gestire. Ovviamente la priorità e l’identità della risorsa da rendere disponibile al cane, viene stabilita dal proprietario. Partendo da questo presupposto, la gestione si basa su risorse completamente o parzialmente gestite dal cane e da risorse completamente gestite dall’essere umano. Scompare così ogni traccia di regola militaresca, per lasciare spazio ad un controllo meno autoritario ma ugualmente efficace.
    Con il passare del tempo mi sono accorto di un aspetto interessante: i proprietari già transitati da poco produttive terapie impostate sulla “regola del capobranco”, riuscivano ad ottenere risultati ottimali, probabilmente spinti da una maggiore serenità nell’affrontare il problema. Il calo di tensione, legato al termine della ricerca continua di falle da cui il cane possa prendere il comando, finisce per stabilizzare il rapporto.
    Non si tratta di anarchia o di mancanza di regole gestionali, bensì di ciò che realmente è utile ed etologicamente corretto per il cane. Ostinarsi a ridurre ogni problematica ad un rapporto dominante/dominato, non solo è la strada più scorretta, ma tende addirittura ad andare contro alla logica più elementare: un soggetto aggressivo, tranne in casi particolari, tende ad esserlo per paura. Ridurlo ad ogni costo a subordinato lo pone in una situazione di ulteriore disagio, quando per logica, dovrebbe essere rassicurato sulla non pericolosità di ciò che lo spaventa per perdere gli atteggiamenti aggressivi. Anche nel caso di distruttività e/o eliminazioni inappropriate, spesso sintomo di disagio, la tendenza è quella di considerare che il cane si senta libero di fare ciò che preferisce, come del resto farebbe un elemento Alfa. In realtà compiendo azioni apparentemente prive di senso, manifesta un disagio relativo alla situazione che sta vivendo. Ancora una volta, rassicurare l’animale o più semplicemente offrirgli delle alternative, sembra essere la strada più remunerativa.
    I tempi cambiano, le conoscenze aumentano ed è quanto mai anacronistico ostinarsi a mantenere vive tendenze gestionali ormai superate, soprattutto se queste non giovano al cane.
    All’interno dei miei corsi, da qualche anno diffondo questa teoria, la ritengo però utile anche per il proprietario medio, che dal mio punto di vista può trarne notevoli benefici.

    Moreno Sartori


  7. #7
    Senior Member

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    l'argomento è interessante. anch'io sono da tempo critico sull'educazione basata sulla gerarchia assoluta e sulle "regolette del capobranco". ne abbiamo anche già parlato (più volte) su questo forum, ma c'è sicuramente spazio per approfondire.
    certamente non si tratta di una teoria innovativa, o meglio, è innovativa rispetto all'approccio che hanno molti campi, ma non è sicuramente nuova in senso assoluto. molti educatori e comportamentisti (soprattutto di scuola anglosassone) ne parlano da tempo. cito Angela Stockdale, tra tutti...

  8. #8
    Senior Member

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    Bhè anche io parzialmente la penso così.
    La sola cosa che mi viene da dire è che quando portiamo un cucciolo in casa spesso si ha l'abitudine di pretendere che si adegui subito al nostro linguaggio.
    Io coi miei cani sono scesa ad un compromesso...ovvero alle volte e per determinate cose utilizzo anche il loro.
    Però indubbiamente sono io il "capo", non so pechè...non so per come...ma siamo impostati così....e stiamo bene tutti...non è forzata la cosa.
    O meglio...probabilmente perchè tra noi tre sono io quella che decide tutto.
    Però se non fossi il "capo", cioè se non avvessi questo ruolo....non mi seguirebbero quando sono liberi...non ubidirebbero ai miei "ordini"...e noi dobbiamo esserlo per forza per tutelarli. Dobbiamo comandarli per gestirli.
    Il problema è che alle volte ci capita un cane con una tempra davvero forte che spesso non si riesce a scavalare in quanto non è nato per fare il subordinato....personalmente penso che, in questi casi, bisogna dimostrare a lui di esserlo non in quanto capobranco.....ma in quanto "uomini" e cioè dimostrargli cose che loro non grado in grado di fare...facendoli sentire "inferiori".
    Per esempio, banalissimo, aprire una scatola di biscotti in sua presenza (chiusa con un lucchetto)....che lui fin'ora non è riuscito ad aprire...e poi dopo averne mangiato uno....dargliene un pezzetto.

    O

  9. #9
    Junior Member

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    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Messaggio inserito da etabeta

    l'argomento è interessante. anch'io sono da tempo critico sull'educazione basata sulla gerarchia assoluta e sulle "regolette del capobranco". ne abbiamo anche già parlato (più volte) su questo forum, ma c'è sicuramente spazio per approfondire.
    certamente non si tratta di una teoria innovativa, o meglio, è innovativa rispetto all'approccio che hanno molti campi, ma non è sicuramente nuova in senso assoluto. molti educatori e comportamentisti (soprattutto di scuola anglosassone) ne parlano da tempo. cito Angela Stockdale, tra tutti...

    </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    Permettimi, forse è un pò presto per mettermi il bollino, non credi?
    Forse ho altro da dire!
    E' vero la mia formazione e di origini Anglosassoni, ma negli anni credo di aver apportato dei contributi significativi alla mia teoria. Non è un vanto ma ritengo di non aver "rubato" idee a nessuno e nemmeno di averle manipolate.

  10. #10
    Senior Member

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    <div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">Messaggio inserito da Moreno Sartori


    Permettimi, forse è un pò presto per mettermi il bollino, non credi?
    Forse ho altro da dire!
    </span></td></tr></table></div align="center" id="quote2">

    mah...sei stato tu a renderti disponibile per discutere la "tua nuova teoria"; invitato a parlarcene hai scritto "questo è l'articolo".
    io ho letto l'articolo ed espresso le mie impressioni in proposito:
    sono sostanzialmente daccordo ma non c'è niente di nuovo.
    se hai altro da aggiungere, siamo qua per imparare.

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