apro questa discussione, solo apparentemente OT, perchè per comprendere alcune questioni apparentemente inspiegabili legate all'allevamento dei mastini tibetani è bene conoscere alcune realtà di quella terra.
ancora negli ultimi giorni (in occasione del raduno) mi sono sentito chiedere "perchè gli allevatori occidentali non si recano in Tibet a cercare soggetti originali".
è bene ricordare ai pochi che non ne fossero a conoscenza che, a seguito della occupazione da parte del governo cinese, il Tibet da quasi mezzo secolo oltre alla perdita della propria autonomia politica subisce un sistematico, violento e pesantissimo attacco alla propria cultura e tradizioni.
molto è andato irrimediabilmente perso, ma non ancora tutto...anche se la distruzione continua, come segnalato nell'articolo che riporto, tratto dal sito della Associazione Italia-Tibet www.italiatibet.org
Per quanto ancora potranno scegliere il loro modo di vivere?
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Washington, 11 giugno 2007.
In un documento di 79 pagine intitolato “Nessuno si può opporre: trasferiti i pastori del Gansu, Quinghai, Sichuan e della Regione Autonoma Tibetana”, l’organizzazione Human Rights Watch denuncia il forzato trasferimento di settecentomila tra pastori e nomadi dai pascoli dell’altopiano tibetano e delle aree adiacenti in case coloniche situate nelle vicinanze dei centri abitati. [u]I pastori sono stati obbligati ad uccidere il bestiame</u> ( yak, pecore e capre), in cambio di rimborsi minimi o inesistenti. Le persone trasferite nelle aree urbane incontrano inoltre enormi difficoltà a trovare un lavoro dignitoso in grado di garantirne la sopravvivenza, in parte perché non conoscono la lingua cinese e in parte perché non possiedono il denaro necessario all’avvio di una qualsiasi attività.
Secondo il governo cinese, il processo di urbanizzazione, iniziato nel 2000 e proseguito a ritmi serrati a partire dal 2003, è necessario per la protezione dell’ambiente e per “sviluppare”, “civilizzare” e “modernizzare” sia le aree interessate sia la popolazione. Human Rights Watch, che ha chiesto a Pechino di sospendere i trasferimenti e di consentire ai pastori e ai nomadi di tornare alle proprie terre, ritiene invece che dietro questa politica si nasconda il desiderio di cancellare la cultura tibetana e di assimilare i tibetani alla popolazione han.