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Discussione: Il Mastino del Tibet in Cina

  1. #1
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    Il Mastino del Tibet in Cina

    Big Bear, Mastino del Tibet che, un anno fa, risulta essere stato venduto per 1.6 milioni di yuan (155 mila euro) a Jiangjin.



    Uno dei Mastini del Tibet valutati fino a 10 milioni di yuan (quasi un milione di euro) nel corso di una esposizione sempre a Jinjiang.



    Due eccessi per cominciare a scendere (insieme) nel dettaglio dell’allevamento cinese (e dei loro magnifici cani), e quindi delle sue qualità ed anche dei suoi problemi.

    A livello puramente sociologico, cominciamo col dire che il Mastino del Tibet è, in Cina, un cane di culto, uno status symbol, un bene prezioso dal prezzo inaccessibile ai più, comprato per essere posto all’interno di enormi ville suburbane o dietro i cancelli di qualche industria di successo, col fine di rendere la situazione *scenografica* e prestigiosa più che per *proteggere* sul serio.. ma comunque in diffusione costante e parallela alla crescente ricchezza abnorme e distorta di questa nazione.

    Cos’è che piace tanto di questa razza?? Tutto: la sua storia, la sua leggenda, il suo aspetto fisico, la sua criniera, la sua primigenia, la sua rarità, la sua capacità di fare la guardia, la sua forza fisica.. ed anche la sua aggressività, la sua ferocia (spesso enfatizzata), della quale più avanti parleremo meglio. Tutte caratteristiche primarie che vengono però annichilite in assenza della taglia e della purezza. Un Mastino del Tibet, per i cinesi, deve essere tanto grande quanto puro: più è grande e di sangue autentico, più economicamente vale. E può valere anche uno sproposito.

    Non è un caso che, al contrario di quanto avviene nell’allevamento occidentale, è quasi più normale per un ricco cinese acquistare un cane già adulto, piuttosto che un cucciolo di tre mesi dall’incerto futuro *morfo-caratteriale *. Un maschio in taglia, bellissimo e con un buon pedigree, può arrivare tranquillamente a costare 600.000 yuan (oltre 70 mila euro), mentre un cucciolo progenie di due soggetti magnifici, non è strano che venga ceduto a 300-400 mila yuan. Per precisione: questi prezzi non sono la media (che deve tener conto anche di una maggioranza di *piccoli* cani e di incapaci allevatori), e che comunque è altissima, superiore ai nostri prezzi di allevamento, con tetti massimi ben oltre il milione di euro, in un paese dove, per quanto sia, ad una minoranza di neo ricchissimi si affianca lo stipendio medio ANNUALE di oltre un miliardo di persone, poco più alto di 10,800 yuan, ovvero circa mille euro (e nella Cina rurale la media scende a 200 euro annui per nucleo familiare); paradossi di chi poi, per contro, consuma 20 milioni di cani l’anno per il mercato alimentare.. ma è un altro discorso...

    Quindi la taglia dicevo. La taglia è essenziale, in Cina FA il Tibetano. Ovviamente la taglia associata unicamente a questa razza così tanto apprezzata ed amata da chi si può permettere il lusso di conoscerla e possederla: i San Bernardo, a loro modo di vedere le cose, vanno bene giusto per essere mangiati (…forse si tratta di una eccessiva banalizzazione, ma rende l’idea).

    La taglia grande, se possibile anche enorme, ma che in nessun caso deve pregiudicare la bellezza dell’insieme, l’armonia delle forme, la pienezza del cane. Taglia che, per altro, non si esaurisce nell’altezza al garrese ma che trova come elementi essenziali anche le massicce proporzioni, la testa brachicefala, il corpo brachimorfo…

    D’altronde i cinesi ben conoscono le due (per banalizzare) distinte varietà di Mastini Tibetani, quello leggero e quello pesante; le conoscono e le allevano entrambe, ma fanno molta attenzione a non mescolarne il sangue, privilegiando, di fatto, il tipo più grande. Lo *small type*, decisamente dal prezzo più accessibile, soddisfa un mercato assai differente e (per modo di dire) *popolare*. Per alcuni allevatori e studiosi, neppure si può definire *razza pura*.

    Se quindi l’allevamento europeo moderno si è fondato su soggetti del tipo leggero provenienti essenzialmente da India e Nepal, quello cinese (come anche quello taiwanese) ha da sempre perso in considerazione quasi esclusivamente il tipo pesante (ovvero il tipo raccontato da tanta iconografia e dai tanti diari di sbalorditi viaggiatori, nel corso dei millenni), del quale i più tipici soggetti provengono dalla regione del Quinhai (che comprende il Qinghai).

    (Foto di teste tratta dal sito dell’allevamento ceco di Jarmila Bendova, che ben mostra la differenza tra i due tipi di cane).



    E due foto, in particolare, dello Tsang-type (per capirci senza parlare di Tsang Khyi altrimenti qualcuno ci *uccide*.. diciamo *tipo pesante*).





    Ma la Cina, profondamente conoscitrice della realtà del Tibetan Mastiff e rispettosa delle sue varietà morfologiche, divide il *tipo pesante* a sua volta in due sottotipi:

    Il primo, Lion Head (testa di leone), con foltissima criniera e muso tendenzialmente meno massiccio;





    Ed il secondo, Tiger Head (testa di tigre), con meno criniera, un muso molto pesante e spesso una taglia maggiore;





    Senza contare la variante rarissima Snow-white, chiamata anche Silver Leopard, e venduta a prezzi che possono raggiungere e superare il milione di yuan; tipologia talmente preziosa ed introvabile, da avere ciclicamente richiamato anche l’attenzione di gruppi criminali, che hanno tentato di sottrarre soggetti perfino a basi di ricerca governative.





    E poi la purezza del sangue…. Un grosso problema. Il mercato dello Zangao (DEL TIPO PESANTE), in Cina, si è evoluto in modo esponenziale negli ultimi anni, parallelamente al crescente benessere di una pur piccola parte della nazione (nonché all’interesse del mercato estero), arrivando a toccare i 126 milioni di euro nel 2005. Un tale business ha richiamato, inevitabilmente, gli sciacalli, ovvero gente che, per commercializzare cani di grande formato, si è messa a produrre incroci con altre razze piuttosto che andare a prendere ceppi di sangue puro nel Quinhai, come invece hanno fatto i tanti seri allevatori e studiosi cinesi (che poi vendono i loro strepitosi cani a decine di migliaia di euro.. quando non sono centinaia di migliaia o perfino milioni.. e FANNO BENE!!).

    Andare a prendere un cane in Tibet, d’altronde, è un lavoro lungo e costoso anche per chi batte la bandiera della nazione che, il Tibet stesso, lo ha assorbito (con la forza) all’interno dei suoi confini geografici. Perché significa una difficile esplorazione di terreni inospitali e spesso impenetrabili, una *caccia al tesoro* per recuperare soggetti utili sempre più rari, ma non solo. Non è pensabile prendere un cane che vive a 5000 metri di quota e portalo giù come nulla fosse: morirebbe in pochissimo tempo per la differenza di concentrazione di ossigeno ed il rapido cambiamento delle frequenze respiratorie. Quindi è inevitabile un periodo di assestamento, più o meno lungo, a metà altezza.

    Tutto questo lavoro per poi avere cani che (se puri) vanno in calore una volta l’anno, sempre in autunno, tutti insieme e non fanno più di due cuccioli per volta… ammesso che si riesca a farli rimanere gravidi.

    Costa il lavoro e, di conseguenza, costano questi cani così speciali. Non è un caso, infatti, che gli allevamenti cinesi siano delle vere e proprie piccole industrie: non ce ne sono molti, ma quelli che ci sono non possono certamente essere definiti di livello *amatoriale-casalingo*.

    Quindi, come gia detto, chi era attratto unicamente dal business, ha arginato questo meticoloso ed impegnativo lavoro di *recupero*, incrociando e producendo cani magari grandi, ma palesemente fasulli. E non solo: a parte questi rari eccessi, di fatto anche lì sono usciti fuori gli incompetenti, chi ad allevare non è capace perché manca delle conoscenze di base della razza stessa (ed il Mastino del Tibet, di conoscenze, ne richiede moltissime).

    Il governo cinese, informato della situazione a rischio e dimostrando un eccezionale (ma veicolato) interesse per questa tipologia unica al mondo (sicuramente la più pregiata in senso assoluto, al di là delle preferenze individuali), ha istituito diversi progetti a tempo per lo studio ed il recupero, tra i quali il Tibetan Mastiff Center of Tibet (supportato da diverse istituzioni locali come la China Agricultural University ed l’Animal Science Research Institute of Tibet), con tanto di un centro diagnostico del DNA ed una banca dati relativa dedicata esclusivamente agli Zangao. Un progetto con sedi in Cina a Beijing (Pechino) ed in Tibet, a Lhasa e nello Shannan.

    Considerando che una parte dei Mastini del Tibet presenti in Cina non sono ritenuti puri dagli stessi cinesi, e considerando che i mastini occidentali non sono neppure presi in considerazione (sono visti solo con disgusto, con pietà... ed hanno troppo spesso ragione), il TMCT stesso ha affermato che, sulle diverse decine di migliaia di Zangao in giro per il mondo (Cina compresa), sono solo circa 300 (per altre fonti 900) i *purebread*.

    E’ fuori discussione che si tratti di cifre eccessivamente ridotte, basate più su pregiudizi e convenienza individuale che su dati di fatto; anche perché il TMCT guidato da Wang Zhi, pur avendo avuto un’importantissima valenza ai fini della ricerca, dello studio, del ripopolamento (perché, a sua detta, il TM sarebbe estinto dal Tibet…), della salvaguardia, è anche vero che nascondeva, sotto questa egidia, una specie di allevamento di Stato (che puntava ad un fatturato di 1.5 milioni di dollari l’anno... anche se questi soldi dovevano essere, poi, destinati al Tibet).

    Ma a parte il TMCT, sono davvero molte le iniziative scientifiche più o meno valide e convincenti, prese dal governo di Pechino a tutela del Molosso del Tibet. Molosso del Tibet del quale, specifichiamolo, la Repubblica Popolare delle 5 Stelle punta ad assumere il patrocinio mondiale.

    Di fatto però, la razza in Cina la fanno solo le persone ed i cani stessi. Lo standard cinese è confuso, in realtà un vero e proprio standard neppure c’è. C’è la conoscenza del Molosso del Tibet (anzi, DEI Molossi del Tibet), accuratissima, c’è la passione per il tipo pesante, c’è chi è disposto a spendere un patrimonio per averlo e c’è chi è stato in grado di mettere in piedi allevamenti (a partire dai soggetti del Quinhai) straordinari.


    Un capitolo a parte, e sicuramente più discutibile, va dedicato alla già citata *aggressività*, caratteristica che innegabilmente piace moltissimo ai cinesi. Cinesi che considerano (giustamente) lo Zangao una razza, per molti aspetti, selvatica, di fatto la più potente tra le tipologie canine, il Cane di Dio in grado di annichilire qualsiasi altro cane o predatore. Ma non solo: l’aggressività (che pure è effettivamente e spiccatamente presente nei soggetti nativi come peculiarità di una razza che, se da un lato doveva essere gestibile anche da donne e bambini, dall’altro - di fatto - proteggeva in autonomia interi villaggi letteralmente sbranando predatori ed intrusi), viene preservata nella selezione cinese ma, soprattutto, esaltata a livello iconografico. Lo Zangao, da odierno cane di superlusso, deve far paura a chi non ce l’ha, suscitare ammirazione e timore… il suo fascino ed il suo pregio risiedono fondamentalmente nel suo essere una *belva bellissima* agli occhi ammirati e spaventati del popolo. Non è un caso che le varie tipologie abbiano nomi inquietanti: Tiger, Lion, Leopard….

    Per questo motivo è normale trovare immagini del genere a rappresentare il mastino *migliore* ( faccio notare come si tratti un’iconografia radicalmente opposta a quella dei nanetti occidentali, che sono diventati cani buoni per forza, peluche per tutte le occasioni. E faccio notare anche che, eccesso per eccesso, in Cina lo Zangao c’è, venduto anche a decine di migliaia di euro, da noi NO.. da noi c’è il comunissimo Caucaso come più *promettente* alternativa!).









    E’ diffusa una leggenda in Cina, sull’allevamento tradizionale del Mastino del Tibet.. una leggenda SPECIFICO, pura narrativa, che non trova alcun riscontro con la realtà e neppure con la logica (vivaddio!). La leggenda comunque, di un metodo di selezione che consisteva nel mettere il cucciolo appena svezzato dentro un pozzo al quale, la notte, si avvicinavano lupi *ululanti* e rabbiosi, senza che questi potessero però raggiungerlo; il piccolo doveva così superare la sua paura.

    Dopo diversi mesi, lo stesso cucciolo veniva tirato fuori e collocato con altri soggetti della sua età, dando all’intero *branco* una singola razione di pasto al giorno, e costringendolo (ovviamente) a combattere per mangiare.

    Trascorso un ulteriore anno, i giovani Mastiff sopravvissuti venivano tutti messi in un nuovo pozzo senza che gli fossero forniti alimenti, per spingerli, naturalmente, alla lotta cannibale.. uno solo doveva sopravvivere, e quel cane era lo Zangao.

    Questa leggenda, improponibile ed impresentabile per quanto assurda, e che oltretutto si scontra con la realtà storica di un popolo che ha sempre amato e rispettato all’inverosimile i suoi cani, è comunque molto diffusa in Cina e lascia quindi comprendere cosa si aspettino i cinesi dal Mastino del Tibet… come se lo immaginano e come lo vogliono: bellissimo, grandissimo e ferocissimo. Quest’ultimo aspetto eccessivo, certo, ma almeno quanto è eccessivo il metro, totalmente opposto, che ha spadroneggiato in Europa fino ad ora: dolcissimo, tascabilissimo e buonissimo… una valida alternativa la Bovaro del Bernese, quando va bene.. quando la taglia minima sindacale almeno c’è. Il problema è che in Europa era (ora la situazione va lentamente cambiando) solo presente un'altro cane.. non il grande Molosso del Tibet. Un'altra razza, un altro standard.. e va benissimo, ma il *Cane di Dio* è un'altra cosa.



    www.amdokhyi.com



  2. #2
    Senior Member

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    Complimenti per lo scritto, molto interessante.
    Mi risulta però che i cani del citato allevamento di Pechino siano circa 200 e che gli allevatori cinesi (Perlomeno quelli seri) lavorino sicuramente in "purezza", ma selezionino i cani per avere caratteristiche caratteriali miti ed equilibrate e che non venga quindi tollerata l'aggressività.
    Alessandro Bordoni, che ha importato ben 4 esemplari da Pechino, ha visitato più volte vari allevamenti cinesi, tra i quali quello nominato nell'articolo.
    Mi aveva accennato ai prezzi altissimi, ma non pensavo possibili cifre così esorbitanti...........
    Maurizio Rivoira
    - www.imolossideltibet.com -

  3. #3
    Senior Member

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    Mi interessa parecchio sapere circa la provenienza e la veridicità della frase che cita il paio di cuccioli annuali, che corrisponde assolutamente, purtroppo, a quanto mi ha dato Chomolamga.......
    A tal proposito, lei mi pare certamente del tipo pesante descritto e parecchio vicina ad alcuni soggetti delle fotografie.
    Peccato non essere riuscito a gestire al meglio la poca progenie che mi ha dato: è, probabilmente, una grande, per me unica, occasione persa......
    Rivoira M.
    - www.imolossideltibet.com -

  4. #4
    Senior Member

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    Ciao,
    Sono impressionato per quello post di phodopus sui cinesi.... Nonostante quando parla di quelle quantità di denaro suppongo che si riferirà a qualche animale eccezionale, somiglianza ad in Occidente coi cavalli di corse per esempio.
    Non credo che il prezzo della maggioranza dei cani possa essere tanto elevato...perché chi li comprerebbe in un paese di renta per capita tanto bassa?...naturalmente.. è una mia supposizione...

    Complimenti a phodopus per l'esteso post e le sue spettacolari fotografie.

  5. #5
    Senior Member

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    che bestioni...altro quei pochi che ho potuto vedere io in Italia

  6. #6
    Senior Member

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    davvero splendidi!!! voglio vederne uno dal vivo
    Il cane insegna all\'uomo lealtà, fedeltà, e a girare tre volte intorno prima di sedersi.

    www.akemiakitas.it

  7. #7
    Senior Member

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    E' sbagliato dire che "questi esemplari mi sanno più di Tibetan Mastiff"???
    O

  8. #8
    Senior Member

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    maestosamente bello

  9. #9
    Senior Member

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    non sembra neanche un cane!!!

  10. #10
    Member

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    ..sono rimasto esterefatto.
    più che dai cani in se, dalla cultura che ci sta dietro.
    i cani, per un neofita come me, sono splendidi, ovvio....
    ma una razza che diviene emblema quasi mistico...
    meraviglioso.
    stefano

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