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Discussione: Pastore abruzzese

  1. #21
    Senior Member

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    Stimolato dalla domanda di antea sulle caratteristiche fisiche dei cani da difesa del gregge nel topic http://www.inseparabileforum.com/for...TOPIC_ID=26589
    sono andato a ricercarmi una vecchia storia che avevo salvato sul mio disco,che proviene dal sito http://www.canidapecora.it/.
    E' una storia che a me commuove molto,e che meglio di tante altre parole evidenzia chiaramente tutto l'orgoglio,la forza,il coraggio e la "dignità" che sta dietro a queste antiche razze canine,facendo riscoprire una volta ancora quale fortissimo legame e amore si è instaurato nei secoli tra uomo e cane;nel racconto,abbastanza lungo, c'è qualche parola in dialetto ma penso che non sia di difficile comprensione,in caso contrario chiedete pure:

    Una storia veramente vera .

    Ci troviamo verso la fine degli anni 50, in località Cascina della Provincia Aquilana ,Antonio si trova con il suo gregge a sfruttare le ultime erbe autunnali alle pendici di alcune colline circostanti sui quali corre il confine tra Abruzzo ed il Lazio.Tornate giù, brucando brucando,in una valletta proprio ai piedi di una collina incorniciata da un folto bosco di pini silvestri e cerri, le pecore iniziano ad ammorrarsi mentre i guardiani bianchi iniziano a mostrare uno strano nervosismo.
    In lontananza ,sulle alture dei Monti della Laga ,già da un po' imbiancate, sempre più un color rosarancio invade le cime che il tramonto autunnale sostituisce al candore della neve.
    Non capitava da tempo - sembravano ormai storie di altre epoche - una sagoma di quadrupede a dorsale rigida e orecchio acuto si distaccava dall'ormai nero bosco esse ju lupe.
    Era solo:? Possibile .. ? Come mai ..?
    I cani da pecora di Antonio da un pezzo si muovevano agitati intorno alle pecore ammorrate ed in particolare Nestore, il capo branco che ormai aveva quasi sette anni , che per un cane che lavora con le pecore non è affatto poco.
    Con lui c'erano Sentinella, la femmina più adulta,Nebbia e Gaspare, nati nella prima cucciolata di Sentinella e Nestore e due scattoni fratelli di un anno e mezzo circa , di cui non ricordo i nomi.
    Questi ultimi provenivano da uno scambio con un pastore amico della zona di Mascioni - Campotosto che aveva dei bei cani grossi. I cacciunitti (cuccioloni) erano rimasti alla stalla insieme alle pecore prene (gravide).
    Normalmente , quando si tratta di un solo lupo , difficilmente questo si espone al rischio di avvicinarsi ad un gregge custodito da sei cani. Ciò nonostante continuava ad avvicinarsi lentamente .
    Antonio era teso ma non preoccupato più di tanto, convinto che ju lupe si sarebbe ritirato in buon ordine.
    Nestore , con il pelo diritto e voce minacciosa , si scagliava verso il lupo fino a circa metà strada tra il gregge ed il lupo , piantando con una certa imponenza le forti e robuste zampe nel terreno. Lo seguiva a distanza Gaspare e più indietro, timorosi, i due scattoni.
    Il lupo sembrava fare due passi avanti e quattro indietro come se volesse rinunciare e tuttavia non mostrava l'intenzione di abbandono definitivo .
    Solo man mano che Antonio cercava di richiamare Nestore si rendeva conto del gioco a cui stava giocando il predatore . Si stava pian piano tirando Nestore verso il limiti del bosco mentre il distacco con gli altri cani ed il gregge aumenta sempre più .Nestore un po per il suo carattere , un po per la concitazione , non ascoltava Antonio tanto meno si era reso conto di essere rimasto solo.
    Fu proprio così che giunto ad una ventina di metri dal bordo del bosco si lanciano altri tre lupi verso Nestore , sgusciando a sorpresa dall'oscurità della foresta, accerchiandolo in un batter d'occhio .
    Ormai era fatta. Antonio disperato urla, cerca di spaventare i lupi e di aizzare gli altri cani in aiuto di Nestore ma non servì a nulla.
    Nestore si difendeva come poteva dai ripetuti attacchi .Nestore un cane forte e coraggioso pesa più di cinquanta chili ma solo . Lui ha un unico vantaggio . I predatori devono essere più cauti per non essere feriti .Per loro una ferita può diventare letale perchè nessuno li cura e nessuno li sfama in caso non possano più cacciare . I predatori devono proteggere in primo luogo la loro incolumità .
    I guaiti di dolore di Nestore diventavano sempre pi frequenti e laceranti . Ormai il rosso del sangue quasi prevaleva sul bianco pelo arruffato del povero martire.
    Antonio non ricorda neanche come ma ad un certo punto , forse con la forza della disperazione e magari per la rabbia del dolore che lo invadeva, Nestore riuscì ad afferrare uno dei lupi ed a staccargli di netto un orecchio .
    Il latrato del lupo dolorante e l'abbondante flusso di sangue che fuoriusciva dalla testa aveva messo in allarme i compagni predatori . Nestore, giunto ormai al limite delle sue forze cercava di reagire, barcollante e stremato a qualche altro timoroso tentativo d'attacco ma poi i lupi cominciarono a ritirarsi nel bosco.
    Antonio era combattuto tra il sentimento di gioia perchè non era stata uccisa neanche una pecora , unica fonte di reddito per lui , e quello della disperazione per le condizioni in cui era ridotto Nestore , accasciatosi definitivamente per terra nel tentativo di raggiungere il gregge.
    Antonio non sapeva cosa fare. Ormai era notte e bisognava riportare le pecore nell'ovile altrimenti l'estremo gesto di Nestore rischiava di restare vano. Ma lasciarlo morire in solitudine dopo tanto coraggio.
    I lupi sarebbero potuti tornare, dandogli il colpo di grazia e divorarlo per la fame. Antonio proprio non sapeva cosa fare.
    Dopo alcuni tentativi di abbracciare Nestore per portarlo a casa Antonio si deve arrendere. Quasi sessanta chili di peso morto non si portano molto lontano.
    Beh! I paratori (cani conduttori meticci ) Lilla, Briciola e Sergente conoscevano bene la strada del ritorno e sapevano guidare il gregge fino a casa. Così Antonio decise di rimanere con Nestore nelle sue ultime ore di vita.
    Le notti ormai cominciavano ad essere piuttosto fredde ed umide ma Antonio era abituato anche a condizioni peggiori e così restò a lungo sveglio carezzando il capo ancora insanguinato del povero Nestore che non faceva neanche un lamento.
    L'aveva appena catturato il sonno quando Antonio di soprassalto si sveglia, udendo delle voci in lontananza . Era ancora notte, mancavano un paio d'ore all'alba. Chi poteva essere?
    Man mano che si avvicinarono riconobbe la voce di Peppe, suo figlio, e Domenico, fratello di Antonio. Erano usciti in cerca di Antonio vedendo rientrare il gregge da solo, temendo il peggio.
    La loro gioia di trovare Antonio in ottime condizioni fu presto attutita dal racconto frenetico e straziante di quanto era accaduto.
    In tre riportarono Nestore nell'ovile, vicino alle sue pecore, avvertendo subito il veterinario.
    Il veterinario, dagli amici allevatori, chiamato confidenzialmente Pierluigi, dopo avere ricucito le molteplici lacerazioni (erano centinaia di punti, non si contavano), prescrisse degli antinfiammatori e degli antibiotici, senza per riporre molte speranze nella sopravvivenza di Nestore.
    Ormai aveva una certa età e le ferite infertegli erano state notevoli cos come i traumi subiti.
    Nestore beveva poco e mangiava niente nei giorni successivi. A forza, tutti i familiari gli colavano una poltiglia di siero di latte, pane e quant'altro in bocca, che per la maggiore andava sprecata.
    Nonno Giacomino insisteva nel fargli bere un infuso di corteccia di quercia, dicendo che a lui gli aveva salvato la vita durante la guerra.
    Per pi di due mesi non migliorava n peggiorava lo stato di salute di Nestore . Continuava a vegetare sdraiato quasi immobile nella stalla dove quasi tutti i bambini del paese la sera lo andavano a trovare.
    Volevano confortare il cane eroe che aveva combattuto contro quattro lupi e puntualmente Antonio doveva raccontare quasi fino all'esasperazione come erano andati i fatti.
    Come per miracolo, ad un certo punto, Nestore cominciava a dare segni di miglioramento e giorno dopo giorno, quando Antonio rientrava con il gregge e gli altri cani, lo trovava sempre più aitante finchè si riprese del tutto.
    Ci vollero in tutto quasi sei mesi ma alla fine era tornato un vero capo branco ma non per gli altri cani maschi.
    Gaspare ormai aveva quattro anni, gli scattoni di Mascioni due anni e frequenti erano le lotte per la gerarchia nel branco.Tutto pensavano a questo punto meno che portare rispetto a Nestore vecchio e malato.
    Tendevano ad isolarlo, aggredendolo singolarmente, in coppia e qualche volta anche in gruppo.
    Antonio aveva ormai rinunciato al pensiero di portare Nestore con se in primavera quando si sarebbe tornati in montagna e lui sembrava come averlo in qualche modo capito.
    Forse sentendosi tradito per non essere stato sostenuto dagli altri maschi nella lotta contro i lupi, per averlo spodestato dal ruolo di capo branco durante la sua malattia, per averlo allontanato dalle grazie del suo padrone che lo aveva esonerato da suo lavoro, forse per ci sa quale ragione successe quello che nessuno avrebbe mai potuto immaginare. Successe quello che fece di Nestore una Leggenda pi di quanto non avesse fatto la vicenda del combattimento coi lupi.
    Erano iniziati i preparativi per la monticazione e il gregge pascolava tra le ultime erbe di pianura a pochi chilometri dalla stalla.
    Nestore,che era legato ad una catena nei pressi dell'ingresso della casa di Antonio per evitare che seguisse le pecore ad un certo punto sparì.
    Le pecore erano sole , recintate in un piccolo stazzo, guardate dai cani e quindi solamente nel pomeriggio, verso le cinque e mezzo , Antonio tornava a prenderle per la mungitura.
    Avendo poi notato l'assenza di Nestore si era precipitato verso lo stazzo immaginando che avrebbe tentato di raggiungere il gregge.
    Non si era sbagliato, ma lo scenario che si trovò di fronte era fuori da ogni sua immaginazione.
    Trovi nuovamente Nestore con il muso insanguinato e pieno di ferite ma ancor peggio Gaspare e i due scattoni, fratelli di Mascioni morti stecchiti.
    Potevano essere scesi i lupi fino gi a valle ed avere compiuto un tale scempio? - Le pecore erano tranquille, non ve nera neanche una sgozzata o ferita e ad occhio non sembrava ne mancassero.
    No, - no di tutto questo.
    Quanta amarezza e disperazione dovevano avere invaso la mente ed il cuore ferito di Nestore in tutti quei mesi. Si era fatto giustizia. Si era ripreso il suo posto eliminando definitivamente quei vigliacchi traditori lasciando salvi le femmine ed i cacciunitti.
    Antonio, fino al termine dei suoi ultimi giorni , quando arrivava alla fine del suo racconto, che non si stancava mai di narrare agli ignari, non riusciva a trattenere le lacrime dalla commozione.
    Nestore era ormai morto da molti anni ma rimasto vivo nella memoria di Antonio, della sua famiglia e di tanti altri che l'avevano conosciuto.
    Purtroppo nessuno dei suoi figli( fu padre di altre due cucciolate) mostr tanta audacia ma forse qualche nipote o pronipote potrebbe avere ripreso da lui e chi sa che un giorno non sentiremo parlare di qualche gesto eroico di un cane da pecora le cui origini si dice siano di Cascina.

  2. #22
    Senior Member

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    Il racconto e' bello seppure secondo me un po' spettacolarizzato.
    Io non credo che quattro lupi non riescano ad uccidere un cane sprovvisto di vreccale.
    Ma non sono un esperta e non mi permetto di giudicare. Comunque secondo quanto asserisce Luigi Boitani (uno dei massimi esperti di lupi a livello mondiale) il cane rientra nell'alimentazione del lupo.

    Ecco perche' dubito che siano stati quattro lupi, se e' veramente sopravvisuto ad un attacco di lupi..doveva avere per forza il vreccale, e anche qui mi pare strano che i lupi abbiamo accettato lo scontro..non mi convince del tutto, non lo so..



  3. #23
    Senior Member

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    Bella storia. Non perchè sia a tratti anche violenta: ma perchè ci rirorda quanto il destino del cane e quello dell'uomo siano legati da tempi antichi, in cui la vita di molti uomini, sia direttamente che indirettamente, è stata migliorata e tutelata in maniera sostanziale dal cane, che fosse da pastore, da guardia, da caccia.
    Scusate ora l'OT, ma non ho potuto fare a meno di notare la grande somiglianza di strategia predatoria dei lupi in questione con quella descritta da Jack London all'inizio de "Il richiamo della foresta", anche in quel caso volta -tramite una lupa- ad isolare cani in quel caso da slitta per poi attaccarli e mangiarli. E' sorprendente come strategie cosi' estreme siano state notate in realta' cosi' diverse. Al di la' della ovvia tristezza per la sorte dei cani coinvolti, io non posso non provare solidarieta' anche per i lupi, che devono mangiare perche' nessuno li nutre, e devono barcamenarsi in una realta' aliena che li priva di habitat, prede e territori.
    Ma alla fine questo è un duello antico, tra cane e lupo(padre e "figlio"!)che rispetto
    \"le emozioni non hanno simpatia per l\'ordine fisso\"
    Yukio Mishima

  4. #24
    Senior Member

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    Citazione:Messaggio inserito da antea

    Il racconto e' bello seppure secondo me un po' spettacolarizzato.
    Io non credo che quattro lupi non riescano ad uccidere un cane sprovvisto di vreccale.
    ...
    Ecco perche' dubito che siano stati quattro lupi, se e' veramente sopravvisuto ad un attacco di lupi..doveva avere per forza il vreccale, e anche qui mi pare strano che i lupi abbiamo accettato lo scontro..non mi convince del tutto, non lo so..
    Ma antea,io parto sempre dal presupposto di non prendere mai per oro colato quanto si legge e quanto si dice in giro,e anche in questo caso non è che ti dica che al 100% la storia sia vera;come tutte le vecchie storie tramandate, è possibilissimo che sia stata quantomeno resa emozionalemnte più forte con qualche esagerazione qua e là,ma comunque rimane per me molto veritiera,il vreccale non viene detta se c'era o no,ma al 99 per cento credo ci fosse,perchè così si usava,e infatti questo ti spiegherebbe anche perchè i lupi non l'abbiano "finito",la considerazione che i lupi devono badare per prima cosa alla loro incolumità,è drammaticamente vera in una realtà in cui un animale ferito è destinato a morte,e questo il pastore lo sottolinea molto bene,per cui è ipotizzabile un continuo attacco ai lati del povero cane circondato.
    Comunque al di là di tutto,quello che a me colpisce ed emoziona della storia non è il chiedermi quanto ci sia di vero e quali aspetti invece assumano i contorni della leggenda,bensì è il leggere tra le parole dell'uomo-pastore tutta l'ammirazione e l'amore per quel cane,che in una sorta di processo di umanizzazione riassume in sè quelle doti che noi sappiamo e crediamo essere solo prerogativa umana, Nestore ama il suo lavoro,ama il suo gregge,arriva a dare quasi la vita per lui,e al di là di tutto giunge alle estreme conseguenze per riappropriarsene una volta che ne è stato privato,come a sottolineare da parte del pastore che per lui una vita lontano dalle sue pecore non avrebbe senso.
    Tutto ciò per quanto magari estremizzato,o raccontato con toni enfatici,rispecchia però quella che da sempre è la vita di questi cani,e in un singolo episodio c'è il simbolo,il riassunto estremo di una dura selezione naturale protrattasi negli anni,e che ha reso il carattere dell'abruzzese quello che oggi conosciamo.
    Per quanto riguarda le parole del mio "conprovinciale" marco,mi trovano assolutamente d'accordo,credo che tutti noi amiamo il lupo e restiamo affascinati ed esterrefatti a leggere della sua intelligenza,delle sue doti,del suo mistero,e non possiamo che provare anche un bel po' di pena a sapere gli stenti a cui è costretto da secoli,però mi piace sottolineare che l'utilizzo di guardiani come l'abruzzese e gli altri cani di questo tipo,permette per certi versi di "aiutare" il lupo,che tenuto il più possibile alla larga dalle greggi,non viene di conseguenza neanche barbaramente cacciato e ucciso come è avvenuto in altri posti del mondo

  5. #25
    Senior Member

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    Verissimo, Milus. Di fatto il potere di dissuasione di custodi del gregge come i mastini abruzzesi (c.d."maremmani") DIFENDE i lupi ed anche gli orsi dalle ritorsioni, brutali ma comprensibili, dei pastori. Capiscono in genere che "non e' aria" e cercano cibo altrove. Diverso e drammatico è il discorso dei branchi di cani inselvatichiti, vere mostruosita' ecologiche create, come sempre, dal nostro egoismo: privi di regole, privi di paure, pieni solo di disperazione, osano l'inpensabile. Ma questo sarebbe un altro OT, per cui qui mi fermo per seguire questa interessantissima discussione.
    \"le emozioni non hanno simpatia per l\'ordine fisso\"
    Yukio Mishima

  6. #26
    Senior Member

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    Ehm....ERRORE.
    Non "il richiamo della foresta"...era "Zanna bianca"[:I]
    \"le emozioni non hanno simpatia per l\'ordine fisso\"
    Yukio Mishima

  7. #27
    Senior Member

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    Citazione:Messaggio inserito da milus

    Citazione:Messaggio inserito da antea

    Il racconto e' bello seppure secondo me un po' spettacolarizzato.
    Io non credo che quattro lupi non riescano ad uccidere un cane sprovvisto di vreccale.
    ...
    Ecco perche' dubito che siano stati quattro lupi, se e' veramente sopravvisuto ad un attacco di lupi..doveva avere per forza il vreccale, e anche qui mi pare strano che i lupi abbiamo accettato lo scontro..non mi convince del tutto, non lo so..
    Ma antea,io parto sempre dal presupposto di non prendere mai per oro colato quanto si legge e quanto si dice in giro,e anche in questo caso non è che ti dica che al 100% la storia sia vera;come tutte le vecchie storie tramandate, è possibilissimo che sia stata quantomeno resa emozionalemnte più forte con qualche esagerazione qua e là,ma comunque rimane per me molto veritiera,il vreccale non viene detta se c'era o no,ma al 99 per cento credo ci fosse,perchè così si usava,e infatti questo ti spiegherebbe anche perchè i lupi non l'abbiano "finito",la considerazione che i lupi devono badare per prima cosa alla loro incolumità,è drammaticamente vera in una realtà in cui un animale ferito è destinato a morte,e questo il pastore lo sottolinea molto bene,per cui è ipotizzabile un continuo attacco ai lati del povero cane circondato.
    Comunque al di là di tutto,quello che a me colpisce ed emoziona della storia non è il chiedermi quanto ci sia di vero e quali aspetti invece assumano i contorni della leggenda,bensì è il leggere tra le parole dell'uomo-pastore tutta l'ammirazione e l'amore per quel cane,che in una sorta di processo di umanizzazione riassume in sè quelle doti che noi sappiamo e crediamo essere solo prerogativa umana, Nestore ama il suo lavoro,ama il suo gregge,arriva a dare quasi la vita per lui,e al di là di tutto giunge alle estreme conseguenze per riappropriarsene una volta che ne è stato privato,come a sottolineare da parte del pastore che per lui una vita lontano dalle sue pecore non avrebbe senso.
    Tutto ciò per quanto magari estremizzato,o raccontato con toni enfatici,rispecchia però quella che da sempre è la vita di questi cani,e in un singolo episodio c'è il simbolo,il riassunto estremo di una dura selezione naturale protrattasi negli anni,e che ha reso il carattere dell'abruzzese quello che oggi conosciamo.
    Per quanto riguarda le parole del mio "conprovinciale" marco,mi trovano assolutamente d'accordo,credo che tutti noi amiamo il lupo e restiamo affascinati ed esterrefatti a leggere della sua intelligenza,delle sue doti,del suo mistero,e non possiamo che provare anche un bel po' di pena a sapere gli stenti a cui è costretto da secoli,però mi piace sottolineare che l'utilizzo di guardiani come l'abruzzese e gli altri cani di questo tipo,permette per certi versi di "aiutare" il lupo,che tenuto il più possibile alla larga dalle greggi,non viene di conseguenza neanche barbaramente cacciato e ucciso come è avvenuto in altri posti del mondo
    Mmmhhhhh..[:137][:137][:137]...Milus non capisco mai dalle tue espressioni se sei inc*** oppure no [:137][:137]...

    Comunque hai ragione..infatti mi pare che qualche anno fa venisse promosso il pastore abruzzese come "arma" contro i lupi, per evitare che fossero uccisi dai pastori a fucilate e quant'altro, visto poi che e' protetto!

    Ma sinceramente mi fanno pena anche quei cani che lavorando in situazione anche estreme si feriscono e poi non vengono curati, lasciati alla selezioni naturale dagli stessi pastori. In canile non e' raro che tali cani maremmani/abruzzesi da lavoro vengano sequestrati per maltrattamento!
    Io stessa ho visto una volta un cane da lavoro nella campanga romana una bella femmina ferita ad una zampa probabilmente infetta che zoppicava..mi fece tanta pena!

  8. #28
    Senior Member

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    Antea scusa ma quale espressione ti fa credere che io sia inc.....o?
    assolutamente no,forse non uso troppe faccine perchè non è che poi mi piacciano più di tanto,però non mi sembra di mostrarmi come dici tu,e anzi mi fa piacere parlare di queste cose e mi farebbe ancora più piacere che esperti come eta o phod arricchissero ancora di più la discussione,data la loro esperienza.
    Comunque a parte questa piccola parentesi effettivamente la vita da lavoro e sempre stata dura per questi cani,soprattutto nel passato,e se tanti pastori amavano i loro cani,come sempre e come ovunque,qualcuno o molti che agivano solo per interesse e se ne fregavano relativamente dei loro "aiutanti", stai pur certa che li trovavi.
    Ma già per esempio in questo racconto vedi un pastore che si appresta a passare la notte vicino al suo cane ferito per non farlo sbranare dai lupi,il che è comunque significativo di una certa sensibilità,tra l'altro nei poverissimi anni 50.
    La vita a quell'epoca era dura per gli uomini e per gli animali,e anche per questo visto il patrimonio che ci hanno lasciato,aiutati dalle condizioni "estreme" dell'epoca,gettare alle ortiche dei cani del genere,stravolgendo il loro carattere,è un danno storicoe culturale.
    Oggi i tempi son cambiati,abbiamo la ricchezza e il tempo per occuparci meglio dei nostri cani,ma questo comunque è un altro discorso

  9. #29
    Senior Member

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    [quote]Messaggio inserito da milus

    Antea scusa ma quale espressione ti fa credere che io sia inc.....o?
    assolutamente no,forse non uso troppe faccine perchè non è che poi mi piacciano più di tanto,però non mi sembra di mostrarmi come dici tu,e anzi mi fa piacere parlare di queste cose e mi farebbe ancora più piacere che esperti come eta o phod arricchissero ancora di più la discussione,data la loro esperienza.


    Meglio cosi'...forse mi sono lasciata condizionare dalle precedenti discussioni...

  10. #30
    Member

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    ho letto sul sito ufficiale del "circolo del pastore maremmano abruzzese" un articolo molto interessante che afferma delle cose che ho riscontrato nella realta', durante le mie passeggiate sui confini laziale-abruzzesi. mi capita spesso di incontrare piccoli greggi con pastore e cani da pastore, neri , il pastore italiano , e bianchi, il maremmano abruzzese, insieme. è interessante vedere il loro diversissimo modo di comportarsi con il gregge, in particolare il cane nero è molto affiatato con il pastore, segue i suoi comandi, che consistono in strani fischi, o cenni impercettibili, e corre avanti e dietro con molta foga intorno al gregge spesso torna dal pastore gli si mette vicino e richiede la sua attenzione, magari una carezza, che pero' non arriva... invece il cane bianco è molto piu' statico e distante dal pastore, osserva il gregge da un altro punto di vista. non cerca le attenzioni del padrone. ma è attento alle pecore. il cane nero non mi considera mentre il bianco mi osserva come per vedere quali sono le mie intenzioni. e quelle del mio cane che in queste occasioni tengo ben vicino a me ,il pastore bianco valuta la situazione e capisce che non c'è pericolo per il gregge. si pone tra me ed il gregge, mentre il nero è vicino al pastore. l'articolo che ho letto riporta sostanzialmente questa impressione, lo cito:
    "Condizione essenziale per un buon cane da difesa del gregge è possedere un forte attaccamento agli ovini che si manifesta, per esempio, nel rimanere da solo al pascolo con il gregge anche la notte come avviene d'estate nei monti d'Abruzzo quando il pastore, munte le pecore, torna a casa in paese lasciando il gregge alla sola custodia dei cani. Un buon cane da difesa del gregge deve,in sostanza, preferire la compagnia delle pecore a quella dell'uomo. Il cane, oltre a non abbandonare le pecore di fronte agli attacchi dei predatori, fino a sacrificare la propria vita per difenderle, non deve mai farsi distogliere dal suo compito, né di fronte a minacce né ad offerte di cibo o quant'altro.
    Molto significativo, per valutare l'attaccamento del cane verso le pecore è il loro modo di collocarsi rispetto al gregge. I cani che manifestano maggiore affinità verso gli ovini sono quelli che anche in presenza del pastore sono più vicini alle pecore che all'uomo lasciandosi anche circondare dalle pecore, prerogativa questa del cane da protezione e non del cane conduttore
    Se il cane tende a collocarsi a notevole distanza dalle pecore o più vicino al pastore che a queste ultime dimostra un insufficiente attaccamento agli ovini. Il cane che lasciato con il gregge si allontana dalle pecore per cercare l'uomo, o per qualsiasi altro motivo, non risulta assolutamente idoneo" da www.cpma.it.


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