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Apro quindi una discussione su una delle razze alle quali sto più dietro da diversi anni, assente ingiustificato su questo forum: il gigantesco levriero russo, il *levriero della neve* dai tanti nomi, sempre più cane di nicchia (soprattutto in Italia.. a Parigi e New York non sono così rari) dopo i fasti del passato feudale ed imperiale. Un cane sicuramente bohemien, di una eleganza tanto sconvolgente da renderlo, al giorno d’oggi, quasi kitsch se non inserito nel giusto contesto. Elegante com’è elegante un collier di diamanti, una Rolls Royce color carta da zucchero o testa di moro.. e quindi talmente poco understatement da risultare perfino volgare in un mondo di Audi rigorosamente nere o grigie... in un modo di Labrador e Golden Retiever.
Ed ancora, uno dei cani più raffigurati nella Storia dell’Arte (quando l’arte raffigurava il bello, ed il bello era appannaggio esclusivo della nobiltà), ora immagine simbolo nella Nuova Arte, dei brand e delle immagini pubblicitarie delle aziende del lusso più sfrenato (Trussardi, lungimirante amatore, è stato il primo).
Ma a parte la sua estetica talmente invasiva da non essere a volte, proprio per questo, capita dai più, il grande levriero degli Zar è un cane dalle tante doti e qualità. Nascoste dietro quest’immagine fastosa e delicata, direi barocca e quasi femminile, si celano infinite primizie. Primizie morfologiche prima di tutto, che lo rendono spesso anche assai difficile da allevare: si tratta infatti di uno dei cani più alti nel panorama cinologico mondiale (un Borzoi maschio in taglia fa impressione.. da lontano sembra un cavallo da trotto), caratterizzato, prima di tutto, da una testa eccezionalmente tipica nella sua canna nasale interminabile e senza stop, e nel suo un muso finissimo da *formichiere*.. E soprattutto, il Borzoi trova se stesso in quella curvatura così tipicamente graiode, ma in lui anche tanto esasperata, da iniziare addirittura subito dietro le scapole, praticamente alla base del collo.
E tuttavia il Borzoi non è soltanto forma. Il Borzoi è anche primizie caratteriali ed attitudinali, seppur qui la nota si fa più dolente perché il nostro cane risulta talmente scenografico, che anche i migliori allevatori, spesso, dimenticano di non star forgiando delle sculture viventi, né cucendo abiti d'alta sartoria finalizzati unicamente ad essere esibiti in qualche notte mondana. Il Borzoi, non solo fisicamente ma anche caratterialmente, si deve poter definire l’esagerazione, l’esasperazione dell’essenza stessa dell’essere levriero: riservato ai limiti dell’inverosimile (riservatezza che, unita alla morfologia fastosa, alimenta l’idea comune di cane *nobile* con la *puzza sotto la naso*), calmissimo e sicuro di se stesso in ogni circostanza, robusto, fortissimo, velocissimo ma anche resistente, di una potenza straordinaria, dal morso possente (il muso così conformato ed apparentemente fragile, cela in realtà un’interminabile ed altamente lesiva fila di denti). Un macchina perfetta quindi, creata per la caccia al lupo siberiano (il più grosso insieme a quelli canadesi) nelle immense steppe russe.
Lo stesso standard FCI (193 D), poi rivisto nel 2001, usava il termine, grave ed improprio, *pericoloso* (in combattimento) nella descrizione generale (termine mai letto in alcun altro standard di razza), fortunatamente corretto in quanto era il termine stesso ad essere *pericoloso*. Ora è presente l’aggettivo *impetuoso*, decisamente più adatto e rappresentativo. E questo solo per sottolineare che il Borzoi è un magnifico inganno tra apparenza e sostanza.
Si tratta quindi di un cane che, pur essendo ormai quasi sempre destinato alla comoda vita su tappeti persiani di qualche appartamento a St-Germain, non deve essere allevato concentrandosi solo sulla conformazione estetica piuttosto che sulla perfetta funzionalità di quella impareggiabile e complessa macchina da caccia che, prima di tutto, invece è.
Daschkoff du Comté de Gruyère (super campione primi anni Novanta).
Dimland Music Maker (campione di oggi).