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sandy
27-07-05, 09:47 AM
26/07/2005-

“La LAV plaude alla brillante operazione a carattere internazionale condotta dal Corpo Forestale dello Stato, che ha portato al sequestro di 180 uccelli rari e alla denuncia di tre persone.

"Oltre al traffico di animali esotici che in Italia muove un business illegale di circa 500 milioni di euro l'anno, esiste una vera e propria tratta di uccelli selvatici catturati nel nostro Paese e venduti illegalmente in mercati abusivi - denuncia Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio nazionale Zoomafia della LAV - Basta andare la domenica mattina al mercato di via Brecce Sant'Erasmo a Napoli o a quello di Ballarò a Palermo, per assistere al contrabbando di uccelli e di fauna selvatica".

Mei mercati di Napoli e Palermo sono venduti centinaia di uccelli ogni domenica, perlopiù cardellini e altri fringillidi che vengono acquistati da allevatori e collezionisti.

"In questi mercati - conclude Troiano - non è raro trovare uccelli accecati o ammassati in piccole gabbie: si tratta di vere e proprie fiere della sofferenza che alimentano un giro d'affari nazionale di circa 5 milioni di euro l'anno".
Lav

sandy
27-07-05, 11:19 AM
MAXI SEQUESTRO DI UCCELLI RARI
Il servizio Cites del Corpo forestale dello Stato ha sequestrato circa 180 esemplari rari, tra cui due Condor delle Ande, Capovaccai, Grifoni, Falchi Sacri e Cicogne.

27 luglio 2005 - Gli esemplari più ambiti sono i Condor delle Ande, che sul mercato hanno un prezzo che varia tra i 7.000 e gli 8.000 euro. Ma sono moltissime le altre specie protette, tutti uccelli rari e prevalentemente rapaci, che venivano illegalmente catturati nell'Europa dell'Est e portati in Puglia da dove, attraverso una triangolazione che passa per Svizzera, Austria e Germania, venivano corredati di certificazioni false e rivenduti a collezionisti di vario genere e anche a centri di conservazione europei.
Il traffico, che viola le norme Cites (la Convenzione di Washington sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione) e ha un volume d'affari stimato in diversi milioni di euro, e' stato scoperto da personale del servizio Cites del corpo forestale dello Stato che ha sequestrato circa 180 esemplari rari, tra cui due Condor delle Ande, Capovaccai, Grifoni, Falchi Sacri e Cicogne.
Gli agenti del corpo forestale hanno ricostruito i meccanismi del traffico. Gli uccelli, ma spesso anche le uova prima della schiusa, venivano prelevati da nidi in Turchia e Grecia e in generale in Paesi dell'Est, e portati in un allevamento clandestino in Puglia dove venivano fatti covare.
Successivamente, ciascun esemplare veniva corredato di documenti falsi, certificazioni di origine e documentazioni Cites riciclate, cha attestavano la nascita degli esemplari in cattivita' (elemento che rende legale la commercializzazione) e finalizzavano il commercio alla conservazione biologica di specie minacciate di estinzione.
Venivano cosi' immessi sul mercato e collocati da collezionisti privati o in centri di conservazione per il ripopolamento di parchi naturali. Molto particolare e' il mercato degli ambitissimi Condor che, addestrati da piccoli, vengono utilizzati per il volo acrobatico: in genere accompagnano lanci spettacolari con deltaplano nei quali il volo dell'uomo viene affiancato a quello dell'uccello un po' per studio e un po' solo per spettacolo.
Il personale del Cites ha sequestrato i vari esemplari in appartamenti e allevamenti in diverse regioni italiane: oltre alla Puglia, anche Marche, Sicilia e Lazio nel corso di un'operazione, chiamata Condor, che e' la piu' ampia del genere condotta in Italia, e che ha impegnato circa 50 uomini specializzati della Forestale.
Il traffico era guidato da un cittadino svizzero, un tedesco, e un austriaco, che avevano scelto l'Italia come base e che sono stati denunciati per violazione delle norme Cites, maltrattamento di animali, abuso edilizio e impiego di lavoratori extracomunitari clandestini. Quest'ultima accusa si riferisce all'impiego di quattro lavoratori clandestini (che sono stati bloccati) che vivevano nell'allevamento pugliese in condizioni igienico-sanitarie talmente precarie da richiedere l'intervento della Ausl di zona.
L'inchiesta era partita a giugno dopo il sequestro nel porto di Ancona ad un cittadino tedesco di alcune uova di Capovaccaio e di Cicogna nera provenienti da Turchia e Grecia. Dopo controlli compiuti dai veterinari, gli uccelli sono stati trasferiti in alcuni centri di accoglienza per la fauna selvatica gestiti dal corpo forestale.
Paola Laforgia(ANSA)

Di seguito una scheda relativa ad alcune delle specie di animali citate nelle operazioni del Corpo Forestale dello Stato.
-Il GRIFONE e il CAPOVACCAIO: conosciuti come 'gli spazzini della natura'', sono entrambi degli avvoltoi. Anche se le specie sequestrate dal Corpo forestale dello Stato sono 'africane', le caratteristiche non variano troppo da quelle europee. Il grifone e' uno tra i piu' grandi, con un peso che oscilla fra i 6 e gli 11 chili, e si ciba esclusivamente di carcasse. Ed e' proprio per evitare di 'sporcarsi' che avrebbe sviluppato un cranio completamente calvo.
Nidifica prevalentemente su grandi pareti rocciose ed e' distribuito soprattutto nella fascia mediterranea, in particolare in Spagna dove si trovano ben 17 mila coppie. Ed e' proprio grazie ad una collaborazione con Madrid che alcuni esemplari sono tornati a volare nei nostri cieli, in particolare in Sardegna dove a oggi si trovano una quindicina di coppie. Per il capovaccaio, caratteristico per il suo manto bianco e nero, non va molto meglio. In Italia, infatti, non supera le venti unita', per la maggior parte in Calabria e Basilicata.
-IL CONDOR DELLE ANDE: considerato uno degli 'Avvoltoi del nuovo mondo', e' il piu' grande uccello da preda con un'apertura alare di oltre 3 metri e un peso tra gli 11 e i 15 chili. La testa e' rossastra e glabra. Oltre ad avere una vista molto sviluppata, a differenza degli avvoltoi del vecchio mondo questa specie avrebbe anche un ottimo olfatto.
Predilige aree aperte, prive di alberi e molto calde, mentre per nidificare sceglie rocce elevate. Oltre che di carogne si nutre anche di nuovi nati.
-LA CICOGNA NERA: piu' piccola ed esile della cicogna bianca, che in piedi raggiunge in media il metro di altezza, la si riconosce non solo per il colore nero delle piume ma anche per l'arancio delle zampe e del becco.
Abituata alle lunghe migrazioni, la cicogna nera arriva in Italia dalla Russia e dall'Europa dell'est. Piu' schiva della sua omologa bianca, preferisce nidificare nei boschi piuttosto che in citta'. Identiche, invece, le abitudini alimentari, perlopiu' piccole prede.
(ANSA)

La Lega antivivisezione (Lav) plaude alla brillante operazione condotta dal Corpo Forestale dello Stato, che ha portato alla scoperta di un traffico internazionale di uccelli rari, al sequestro di 180 esemplari e alla denuncia di tre persone.
''Oltre al traffico di animali esotici, che in Italia muove un business illegale di circa 500 milioni di euro l'anno, esiste - denuncia Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio nazionale Zoomafia della Lav - una vera e propria tratta di uccelli selvatici catturati nel nostro Paese e venduti illegalmente in mercati abusivi. Basta andare la domenica mattina al mercato di via Brecce Sant'Erasmo a Napoli o a quello di Ballaro' a Palermo, per assistere al contrabbando di uccelli e di fauna selvatica''.
''Nei mercati di Napoli e Palermo - afferma Troiano - sono venduti centinaia di uccelli ogni domenica, perlopiu' cardellini e altri fringillidi che vengono acquistati da allevatori e collezionisti. In questi mercati non e' raro trovare uccelli accecati o ammassati in piccole gabbie: si tratta di vere e proprie fiere della sofferenza che alimentano un giro d'affari nazionale di circa 5 milioni di euro l'anno''.
(ANSA)

''E' stato veramente un ottimo lavoro del Corpo Forestale'': cosi' il responsabile fauna di Legambiente, Antonino Morabito, giudica l'operazione 'Condor' del Corpo forestale dello Stato che ha portato alla scoperta di un traffico internazionale di rapaci protetti.
''I risultati di questa operazione - dice Morabito - dimostrano che il traffico illegale di specie protette e' sempre piu' organizzato e con canali internazionali ramificati. Non e' un bracconaggio distratto, bensi' gestito da una malavita ben organizzata tra diversi Paesi. E' quindi sempre piu' necessario e importante rafforzare l'azione d'intelligence delle forze di polizia per poterlo contrastare''.
Il traffico internazionale di specie animali e vegetali - sottolinea Legambiente - ammonta a circa 25 miliardi di euro l'anno: 7-8 miliardi sono il giro di affari illegale. Oltre ad alimentare le casse della malavita, il commercio illegale di fauna e flora - rileva l'associazione ambientalistica - e' anche causa dell'estinzione di circa 100 specie animali ogni anno. Si stima che il commercio riguardi 350 milioni di esemplari, tra cui cinque milioni di uccelli, 37.000 scimmie, decine di migliaia di rettili, 12 milioni di orchidee e 11 milioni di cactus.
Legambiente sottolinea inoltre che nel traffico clandestino di animali rari e' grave anche il rischio sanitario a causa di molte specie esotiche per le quali, a differenza degli altri animali, non sono obbligatori controlli.
(ANSA)

sandy
10-11-05, 12:49 PM
Un giro d'affari da 160 miliardi di dollari l'anno.
Il traffico osceno di animali esotici
Karima Isd
Fonte: www.ilmanifesto.it
8.11.05
10 novembre 2005
«Gli uccelli selvatici non sono la prima causa dell'influenza aviaria. Lo sono invece i volatili introdotti illegalmente in Russia; essi hanno trasmesso il virus agli uccelli selvatici, e non il contrario», ha affermato il veterinario dello zoo di Mosca Valentin Kozlitine, secondo il quale il 99% dei pappagalli venduti nel paese - dove la fauna esotica spopola - fanno parte del mercato nero e non sono stati sottoposti a controllo veterinario. Per questo, continua l'esperto, «le raccomandazioni di abbattere gli uccelli selvatici che sorvolano gli allevamenti avicoli sono poco intelligenti». Ha invece molto senso rafforzare i controlli sul commercio internazionale di specie esotiche, il cui giro d'affari globale, mettendo insieme l'import-export di specie ammesse e quello di specie proibite o disciplinate è stimato, dalla sezione Traffic del Wwf inglese, intorno ai 160 miliardi di dollari l'anno. Un (capo)giro secondo solo alla droga; e il Fish and Wildlife Service degli Stati uniti documenta come un terzo della cocaina sequestrata nel paese arrivi insieme ad animali o parti di animali illegalmente esportati. Indubbiamente si tratta di un commercio più degli altri guidato da una domanda di tipo «ludico» e futile: sarà banale, ma se le persone smettessero di volere l'iguana, il pappagallo e altri esotici in salotto, tutto ciò si sgonfierebbe. Però il traffico risponde anche ad altri consumi: alimentari, medicinali, collezionistici. In alcuni paesi - mittenti e riceventi - tutto passa senza problemi e i contrabbandieri non hanno nemmeno bisogno di metodi creativi per sfuggire alla legge; in altri i controlli sono più rigidi e allora è un proliferare di metodi creativi per passare le frontiere di aria, terra e mare.

Dal punto di vista della biodiversità, la vendita di specie in via di estinzione o minacciate viola la Cites, Convenzione di Washington sul commercio internazionale di specie protette (www.cites.org). Dal punto di vista della sofferenza, sono milioni e milioni gli animali - volatili, serpenti, tartarughe, iguane, molto di moda - catturati senza scrupoli o allevati all'uopo, trasportati di nascosto per mezzo mondo (i viaggi provocano un'elevata mortalità per soffocamento, stenti e stress; nove uccelli su dieci muoiono prima di arrivare a destinazione), e infine rinchiusi in gabbie e perfino bacheche nelle case dei paesi non esotici.
Alla fine di ottobre un incontro a Londra fra esperti e funzionari europei addetti alla repressione dei crimini contro la vita selvatica e la biodiversità si è concluso con l'impegno di rafforzare i controlli sul traffico illegale. Negli stessi giorni a Bangkok, i rappresentanti dei dieci governi membri dell'Asean (associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico: Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar e Cambogia) hanno costituito una rete regionale per combattere il fenomeno, che minaccia la biodiversità della regione. I cui stessi abitanti sono ormai un crescente mercato per le specie selvatiche e rare, da «compagnia» o da piatto.


Adesso ci si mette l'influenza aviaria. La recente decisione dell'Unione europea di vietare l'importazione quantomeno degli uccelli esotici - dopo la morte in quarantena di un pappagallo del Suriname - arriva in ritardo, ha denunciato in Italia la Lav (Lega anti-vivisezione); «uccelli malati potrebbero già essere spediti in tutto il mondo». Già all'inizio del 2004, Europa e Stati uniti avevano vietato ma per pochi mesi l'importazione di uccelli selvatici da Cambogia, Indonesia, Giappone, Laos, Pakistan, China (Hong Kong compresa), Sud Corea, Thailandia e Vietnam. Singoli temporanei provvedimenti erano stati presi per la Corea del Nord e Taiwan. Quest'ultimo paese esporta di tutto, dagli uccelli alle farfalle, e non fa parte dei paesi aderenti alla Convenzione di Washington. Può fare quello che vuole anche come intermediario. Giorni fa a Taiwan, un carico di 1000 uccelli provenienti dalla Cina è stato trovato infetto dal virus H5N1.

sandy
10-11-05, 12:49 PM
Un giro d'affari da 160 miliardi di dollari l'anno.
Il traffico osceno di animali esotici
Karima Isd
Fonte: www.ilmanifesto.it
8.11.05
10 novembre 2005
«Gli uccelli selvatici non sono la prima causa dell'influenza aviaria. Lo sono invece i volatili introdotti illegalmente in Russia; essi hanno trasmesso il virus agli uccelli selvatici, e non il contrario», ha affermato il veterinario dello zoo di Mosca Valentin Kozlitine, secondo il quale il 99% dei pappagalli venduti nel paese - dove la fauna esotica spopola - fanno parte del mercato nero e non sono stati sottoposti a controllo veterinario. Per questo, continua l'esperto, «le raccomandazioni di abbattere gli uccelli selvatici che sorvolano gli allevamenti avicoli sono poco intelligenti». Ha invece molto senso rafforzare i controlli sul commercio internazionale di specie esotiche, il cui giro d'affari globale, mettendo insieme l'import-export di specie ammesse e quello di specie proibite o disciplinate è stimato, dalla sezione Traffic del Wwf inglese, intorno ai 160 miliardi di dollari l'anno. Un (capo)giro secondo solo alla droga; e il Fish and Wildlife Service degli Stati uniti documenta come un terzo della cocaina sequestrata nel paese arrivi insieme ad animali o parti di animali illegalmente esportati. Indubbiamente si tratta di un commercio più degli altri guidato da una domanda di tipo «ludico» e futile: sarà banale, ma se le persone smettessero di volere l'iguana, il pappagallo e altri esotici in salotto, tutto ciò si sgonfierebbe. Però il traffico risponde anche ad altri consumi: alimentari, medicinali, collezionistici. In alcuni paesi - mittenti e riceventi - tutto passa senza problemi e i contrabbandieri non hanno nemmeno bisogno di metodi creativi per sfuggire alla legge; in altri i controlli sono più rigidi e allora è un proliferare di metodi creativi per passare le frontiere di aria, terra e mare.

Dal punto di vista della biodiversità, la vendita di specie in via di estinzione o minacciate viola la Cites, Convenzione di Washington sul commercio internazionale di specie protette (www.cites.org). Dal punto di vista della sofferenza, sono milioni e milioni gli animali - volatili, serpenti, tartarughe, iguane, molto di moda - catturati senza scrupoli o allevati all'uopo, trasportati di nascosto per mezzo mondo (i viaggi provocano un'elevata mortalità per soffocamento, stenti e stress; nove uccelli su dieci muoiono prima di arrivare a destinazione), e infine rinchiusi in gabbie e perfino bacheche nelle case dei paesi non esotici.
Alla fine di ottobre un incontro a Londra fra esperti e funzionari europei addetti alla repressione dei crimini contro la vita selvatica e la biodiversità si è concluso con l'impegno di rafforzare i controlli sul traffico illegale. Negli stessi giorni a Bangkok, i rappresentanti dei dieci governi membri dell'Asean (associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico: Indonesia, Malaysia, Filippine, Singapore, Thailandia, Brunei, Vietnam, Laos, Myanmar e Cambogia) hanno costituito una rete regionale per combattere il fenomeno, che minaccia la biodiversità della regione. I cui stessi abitanti sono ormai un crescente mercato per le specie selvatiche e rare, da «compagnia» o da piatto.


Adesso ci si mette l'influenza aviaria. La recente decisione dell'Unione europea di vietare l'importazione quantomeno degli uccelli esotici - dopo la morte in quarantena di un pappagallo del Suriname - arriva in ritardo, ha denunciato in Italia la Lav (Lega anti-vivisezione); «uccelli malati potrebbero già essere spediti in tutto il mondo». Già all'inizio del 2004, Europa e Stati uniti avevano vietato ma per pochi mesi l'importazione di uccelli selvatici da Cambogia, Indonesia, Giappone, Laos, Pakistan, China (Hong Kong compresa), Sud Corea, Thailandia e Vietnam. Singoli temporanei provvedimenti erano stati presi per la Corea del Nord e Taiwan. Quest'ultimo paese esporta di tutto, dagli uccelli alle farfalle, e non fa parte dei paesi aderenti alla Convenzione di Washington. Può fare quello che vuole anche come intermediario. Giorni fa a Taiwan, un carico di 1000 uccelli provenienti dalla Cina è stato trovato infetto dal virus H5N1.