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Fabry
11-08-04, 07:43 AM
Il cane vagava sul ghiacciaio a oltre 4000 metri d'altezza

«Ice», randagio d'alta quota trovato sul Rosa

L'animale era stato visto una settimana fa al rifugio Gnifetti


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La guida alpina che ha trovato Ice (Nessi)


VARALLO SESIA (Vercelli) - Abbandonato dal suo padrone a quattromila metri di altezza. Dove sopravvivere, anche per un pastore meticcio di grossa stazza come lui, è praticamente impossibile. E invece «Ice», come è stato ribattezzato dai veterinari che l’hanno curato alla fine della sua odissea, ce l’ha fatta.
Dopo aver passato giorni e giorni in cerca di aiuto sui pendii del ghiacciaio del Monte Rosa,ha incontrato l’angelo custode che gli ha salvato la vita.
Per la prima volta Ice viene visto una settimana fa, all’ingresso del Rifugio Gnifetti, quota 3.647 metri. Accetta un po’ di cibo dai gestori della baita, si guarda attorno come per cercare qualcuno. Ma il suo padrone lì non c’è, e presto il cane scappa via.
Cinque giorni fa ricompare alla capanna Regina Margherita, 4.552 metri. Il meticcio dal pelo nero e corto è stanco e affamato. Ma anche questa volta non si fa avvicinare. Appena il tempo di prendere un pezzo di pane, e scappa di nuovo. Per tre giorni e tre notti non si fa più vedere.
Ma intanto Alessandro Frigiolini, giovane guida alpina di Alagna, si è già messo sulle sue tracce. Stava andando in escursione con gli amici quando al rifugio Gnifetti ha ascoltato questa storia, che sembrava già una leggenda di montagna, del cane disperso sulla seconda vetta più alta d’Europa.
«Non c’era tempo da perdere - racconta -. L’animale rischiava ad ogni istante di cadere in un profondo canalone, o di scivolare sul ghiaccio e sfracellarsi su un masso più a valle. Per fortuna sulla neve c’erano indizi ben precisi.
Le impronte delle sue grosse zampe erano come una firma del suo passaggio. Ho salutato i miei compagni di cordata e mi sono messo in marcia».
Il cammino non è facile. Il grande ghiacciaio, con i suoi sbalzi improvvisi, non permette di salire a un ritmo sostenuto, né di guardare molto lontano all’orizzonte. E poi ci si mettono le nuvole che vanno e vengono nel giro di pochi minuti, diminuendo ancora la visibilità.
«Finalmente, dopo molte ore di viaggio, una piccola macchia scura sul candore della neve». Ice è immobile. Se ne sta accovacciato su se stesso, per proteggersi dal forte vento che sta soffiando. L’alpinista gli si avvicina molto lentamente. L’animale alza il muso con i sui baffi ormai gelati e lo fissa a lungo.
Ha le zampe graffiate dal gelo, gli occhi arrossati dai raggi di sole riflessi sul ghiaccio. Frigiolini lo medica alla buona, lo prende tra le braccia e fa ritorno al rifugio. «Non riusciva nemmeno a reggersi sulle zampe. Se avesse continuato a camminare sulla neve in quelle condizioni si sarebbe spezzato le ossa».
Al rifugio una tappa di pochi minuti. Un po’ di cibo e acqua tiepida, poi dritti verso valle. Lungo la funivia da punta Induren (3.270 metri) ad Alagna (1.200 meri), Ice se ne sta tranquillo tra le braccia di Frigiolini. La guida lo accompagna al rifugio per cani abbandonati «Quattro zampe nel cuore» di Rovasenda, paesino di mille abitanti a 30 chilometri da Vercelli.
Il meticcio viene sottoposto a cure intensive, per superare i postumi della fame e del grande freddo. Sul suo corpo non vengono trovati né il tatuaggio né il microchip, imposti dalla legge, che permetterebbero di risalire al padrone che l’ha abbandonato. E che in base alla nuova legge sul maltrattamento degli animali, entrata in vigore il primo agosto, rischia un anno di carcere.
Ora il protagonista di questa avventura sta bene. In attesa che trovi una nuova famiglia, i veterinari di Rovascenda hanno deciso di chiamarlo «Ice», «ghiaccio» in inglese. In onore alla sua incredibile scalata alpina.
corriere della sera


Poveri animali,che colpa hanno loro,per essere trattati in questo modo