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Visualizza Versione Completa : Acquario autosufficiente (alla Konrad Lorenz).



Kalgara
25-12-08, 07:16 PM
Ciao.
Da alcuni mesi sto raccogliendo un po' dappertutto informazioni per l'allestimento di un acquario. Da neofita sto prendendo le cose con molta calma, anche se ormai i preparativi per un acquario tropicale sono alle porte. Tuttavia a suscitare questo desiderio è stata la lettura di un capitolo dell'"Anello del re Salomone" di Konrad Lorenz, abbastanza critico nei confronti dell'uso della tecnologia da parte degli acquariofili. Il brano in questione è il seguente:
<div align="center" id="quote2"><table class="quote"><tr><td class="quotetd"></td></tr><tr><td class="quotetd2"><span class="quotetext">UNA COSA CHE NON FA DANNI: L’ACQUARIO

Non costa quasi nulla eppure è una cosa magnifica: coprite il fondo di un recipiente di vetro con un pugno di sabbia pulita e piantatevi alcune comuni pianticelle acquatiche, versateci sopra delicatamente alcuni litri d’acqua di rubinetto e ponete il tutto su di un davanzale soleggiato. Quando l’acqua si è purificata e le pianticelle hanno incominciato a crescere, mettetevi dentro alcuni pesciolini: o, ancor meglio, recatevi con un vasetto e con un acchiappafarfalle allo stagno più vicino, immergete alcune volte la rete, e raccoglierete una miriade di organismi viventi.

In quella reticella per me è ancor oggi rinchiuso l’incanto della fanciullezza. Meglio se non si tratta di uno strumento impeccabile, con manico di ottone e borsa di garza; anzi, la tradizione vuole che ce lo si prepari da soli, a casa, in dieci minuti: il manico con un filo metallico incurvato alla bell’e meglio, la borsa con una calza, un pezzo di tenda o un pannolino. Con un simile aggeggio, a nove anni ho catturato le prime dafnie per i miei pesciolini, scoprendo così le piccole meraviglie dello stagno di acqua dolce che immediatamente mi sedusse con il suo fascino. Dopo la reticella venne la lente d’ingrandimento, dopo di questa un modesto microscopio, e con ciò il mio destino fu irrevocabilmente segnato. Chi infatti ha contemplato una volta con i propri occhi la bellezza della natura non è destinato alla morte come pensa Piaten, bensì alla natura stessa, di cui ha intravisto le meraviglie. E se ha davvero degli occhi per vedere, costui diverrà inevitabilmente un naturalista.

Dunque voi fate passare la reticella fra le piante acquatiche del vicino stagno, riempiendovi di solito le scarpe di acqua e di fango. Se avete scelto bene il luogo e avete trovato uno stagno dove c’è roba che fa per voi, presto il fondo della rete sarà tutto un brulichio di piccole creature trasparenti. Rovesciate allora il contenuto della rete nel recipiente che avrete già prima riempito di acqua. Giunti a casa, vuotate delicatamente il vostro bottino nell’acquario e contemplate il piccolo mondo che ora si dispiega ai vostri occhi. L’acquario è infatti un universo, dove, come in uno stagno o in un lago naturale, insomma come in un qualsiasi luogo del nostro pianeta, creature animali e vegetali vivono insieme creando un equilibrio biologico. Le piante consumano l’acido carbonico espirato dagli animali e a loro volta esalano ossigeno. E però errato affermare che le piante respirano non come gli animali, ma «alla rovescia»: come gli animali esse inspirano ossigeno ed espirano acido carbonico, ma, oltre a questo processo e indipendentemente da esso, le piante in via di accrescimento assimilano l’acido carbonico servendosene per costruire la loro sostanza corporea, e l’ossigeno eliminato eccede quindi quello incorporato con la respirazione. Di questo eccesso di ossigeno vivono uomini e animali. Inoltre le piante sono in grado di assimilare i prodotti della decomposizione di altre creature viventi, reinserendoli nel grande ciclo vitale della materia.

Ogni disturbo arrecato a questo ciclo, all’equilibrata convivenza di animali e vegetali, produce conseguenze dannose. Per esempio molti acquariofili, sia bambini sia adulti, non resistono alla tentazione di inserire nel recipiente, già pieno di animali fino al limite della tolleranza della sua parte vegetale, ancora questo o quel bel pesciolino. E proprio il nuovo pesciolino può essere la rovina di quel mondo che è l’acquario, così provvidamente difeso e amato. Dall’eccesso di animali deriverà infatti una mancanza di ossigeno; allora qualche organismo prima o poi soccomberà, e la sua morte potrà anche passare inosservata. Ma la decomposizione del suo corpo farà enormemente aumentare i batteri, l’acqua si intorbiderà, l’ossi*geno diminuirà ulteriormente; allora moriranno altri animali, e la distruzione si propagherà con ritmo incalzante; alla fine anche la vegetazione comincerà a decomporsi, e quello che pochi giorni prima era stato un delizioso e limpido laghetto popolato di prospere pianticelle e di vivaci animaletti diverrà in breve tempo una disgustosa e puzzolente brodaglia.

Da questi pericoli l’esperto acquariofilo si difende con l’aerazione artificiale dell’acqua. Tuttavia questo espediente tecnico sminuisce il pregio dell’acquario, che consiste proprio nell’autosufficienza biologica di quel piccolo universo, cui dall’esterno non occorre alcun aiuto, a parte il nutrimento degli animali e la pulizia della vetrina anteriore del recipiente: se infatti vi domina il giusto equilibrio, l’acquario non ha bisogno di essere pulito! Rinunziando ai pesci più grossi, specie a quelli che sommuovono il fondo, nessun danno si avrà se gli escrementi animali e i tessuti vegetali in decomposizione costituiranno a poco a poco uno strato fangoso; anzi, tanto meglio, perché questo strato penetrerà e renderà fertile il fondo, originariamente sterile. Nonostante il fango, l’acqua rimarrà inodore e conserverà la limpidezza cristallina di uno dei nostri laghetti alpini.

Dal punto di vista biologico, e anche da quello estetico, è meglio inaugurare l’acquario in primavera, popolandolo solo di pochi ramoscelli in germoglio: solo le piante che vi sono cresciute riescono ad adattarsi alle particolari condizioni di quell’ambiente e a prosperarvi, mentre tutte le piante che sono state inserite nell’acquario già adulte vi perdono gran parte della loro bellezza. Anche se distano tra loro solo pochi centimetri, due acquari hanno un’individualità così distinta e ben caratterizzata come due laghi che distino tra loro molte ore di cammino. Ed è proprio questa la straordinaria attrattiva di un nuovo acquario, il fatto che, inaugurandolo, non si ha alcuna idea di come esso si svilupperà, dell’aspetto che assumerà una volta raggiunto il suo equilibrio particolare. Supponiamo di riempire contemporaneamente tre recipienti con lo stesso materiale, disponendoli l’uno accanto all’altro sulla stessa tavola e popolandoli tutti con peste d’acqua (Elodea canadensis) e miriofilli (Myriophyl*lum verticzllatum): nel primo recipiente crescerà, poniamo, una fitta giungla di peste d’acqua che soffocherà completamente i teneri miriofihli, nella seconda potrà accadere il contrario, e nella terza le due specie armonizzeranno, e come dal nulla sorgerà una splendida vegetazione di Nitellaflexilis, una graziosa alga verde tutta ramificata a mo’ di candelabro. E l’evoluzione dei tre acquari può essere tanto diversa da rendere diverse anche le proprietà biologiche, favorevoli o sfavorevoli all’insediamento di determinati animali; insomma, benché impostati nello stesso identico modo, i tre acquari svilupperanno ognuno il proprio universo particolare.

Ci vuole un certo tatto e molto autocontrollo per permettere a ogni acquario di « trovare la propria fisionomia», perché anche gli interventi meglio intenzionati possono avere effetti deleteri. Naturalmente si può anche impiantare un acquario « elegante», con fondo artificiale e piantine ben distribuite ad arte; un filtro eviterà la formazione di fango e l’aerazione artificiale consentirà di tenervi molti più pesci di quanto non sarebbe possibile in condizioni più naturali. In questo caso le piante avranno una funzione puramente ornamentale, non essendo necessarie agli animali, cui l’aerazione artificiale fornirà abbastanza ossigeno per le loro esigenze vitali.

E’ questione di gusti, ma per me un acquario è una comunità autonoma che si mantiene in vita grazie a un proprio equilibrio biologico. Altrimenti si tratta di una specie di stalla, cioè di un ambiente tenuto artificialmente pulito, igienicamente ineccepibile, che non è un fine in se stesso, ma solo un mezzo per contenervi determinati animali.

Con una grande esperienza e con un delicato intuito biologico è però possibile, entro certi limiti, predeterminare il carattere generale del microcosmo che si svilupperà poi in un acquario, scegliendone oculatamente il fondo, la posizione del recipiente, la temperatura e la luminosità, e infine gli animali che lo popoleranno. In questo consiste l’arte dell’acquariofilo, in cui eccelleva il mio amico Bernhard Hellmann, perito tragicamente: in uno dei suoi acquari egli era riuscito a riprodurre perfettamente un ambiente naturale ben preciso, il lago di Altaussee; era una vasca grande, assai profonda, fresca, e non troppo esposta alla luce; la vegetazione nell’acqua cristallina consisteva di trasparenti erbe verde chiaro, il fondo sassoso era coperto di scuro muschio dei fossi (Fontinalis) e di graziosa Chara. Gli animali non microscopici erano rappresentati solo da alcune minuscole trote, da qualche varone e da un piccolo gambero fluviale: una popolazione ittica dalla densità non molto superiore a quella di uno stagno naturale. Bisogna far molta attenzione a questo aspetto se si vogliono conservare a lungo e far riprodurre animali acquatici assai delicati. La maggior parte dei pesci esotici ornamentali che vediamo negli acquari dei dilettanti ci facilitano il compito, perché anche in natura essi vivono in piccoli stagni non troppo puliti; l’ambiente dei piccoli stagni tropicali, riscaldati dal sole in modo intenso e uniforme, si può facilmente riprodurre presso una qualunque finestra esposta a sud con un po’ di riscaldamento elettrico, certo più facilmente di qualunque tipo di habitat delle acque nostrane. E questo il solo motivo per cui è incomparabilmente più difficile allevare pesci dei nostri laghi e torrenti che non pesci tropicali. Ora comprenderete perché vi ho consigliato di raccogliere i primi abitanti del vostro acquario dallo stagno più vicino e con la reticella tradizionale. Fra tutte le centinaia di acquari che ho posseduto la mia particolare preferenza va sempre all’acquario più comune, più economico e per così dire più banale, perché le sue pareti racchiudono la comunità vivente più naturale e più perfetta. Davanti all’acquario si può star delle ore assorti in fantasticherie, come quando si contemplano le fiamme del caminetto o le rapide acque di un torrente. E si imparano molte cose durante questa contemplazione. Se gettassi su di un piatto della bilancia tutto ciò che ho imparato a comprendere in quelle ore di meditazione di fronte all’acquario, e sull’altro tutto ciò che ho ricavato dai libri, come rimarrebbe leggero il secondo!
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Qualcuno di voi ha mai provato un'esperienza del genere? In generale cosa ne pensate?

papa
28-12-08, 08:20 PM
Konrad Zacharias Lorenz (Vienna, 7 novembre 1903 – Altenberg, 27 febbraio 1989) è stato un etologo e filosofo austriaco.

L’etologo analizza l'atteggiamento degli animali nel luogo dove vivono. Il filosofo si occupa di studiare e definire i limiti e le possibilità della conoscenza e, in generale, dell'esistenza dell'uomo, considerato come singolo e nella sua relazione, teoretica e pratica, con gli altri uomini e con il mondo.

Fu Premio Nobel per la medicina e la fisiologia. La medicina è l'insieme delle discipline scientifiche che, studiando la fisiologia e le patologie, si occupano della salute di persone o animali. La fisiologia è la disciplina biologica che studia il funzionamento degli organismi viventi.

E ancora: pioniere dell'ambientalismo, si oppose alla costruzione delle centrali nucleari. Si è inoltre occupato per tutta la vita di teoria della conoscenza, contribuendo alla fondazione dell'epistemologia evoluzionistica ed elaborando un'interpretazione biologica e filogenetica dell'apriorismo kantiano (concetti di spazio e tempo).

L'epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa delle condizioni sotto le quali si può avere conoscenza scientifica e dei metodi per raggiungere tale conoscenza. L'epistemologia evoluzionistica si occupa di applicare determinate categorie e determinati concetti della biologia evoluzionistica per mettere a punto un approccio alla filosofia della scienza che tenti di utilizzare i risultati della biologia evoluzionistica.

Per Lorenz l’acquario si presenta sotto questo aspetto. Certo non meno interessante, dipende dai punti di vista e dalle scelte.

Per un pescicoltore, le vedute saranno nettamente diverse. George Orwell scriverebbe dell’altro ancora, forse più in linea con il pensiero di taluni animalisti, che di bello in un acquario non ci troverebbero proprio nulla. Anzi.

Tornando a Konrad Lorenz, in vero esiste una “acquariologia naturale” alla Lorenz. Ma attenzione che questo tipo di vasche sono molto instabili e richiedono non poche conoscenze. Le acque di molte delle pozze o laghi d’ispirazione non sono neppure tanto cristalline!

Bisogna poi non confonderle con un tipo di recipienti dove ci introduciamo un poco di questo e un poco di quest'altro e chi non sopravvive fa il ciclo della vasca naturale.

Non da meno queste vasche si possono unicamente rifare a precisi habitat acquitrinosi o comunque di acque “ferme”, in pratica tutto ciò che normalmente è un vero incubo per l’acquariofilo tradizionale… L’acquario naturale poi riporta un ecosistema povero e spesso abitato da piccoli organismi.

In vero, proviamo ad immaginare in natura in una “pozzanghera” come il nostro acquario cosa ci potrebbe vivere dentro…

Scopo dell'acquariofilia invece, è allevare e prendersi cura di svariate forme viventi come pesci (anche tropicali), piante acquatiche, molluschi e crostacei, coralli o invertebrati, in vasche che vanno da alcune decine di litri a svariate centinaia. Risultati migliori si ottengono ricreando un biotopo dell'ambiente il più vicino possibile alle reali condizioni di vita degli animali.

Tutto questo, per gli ecosistemi lontani agli esempi sopra riportati, è possibile solo con particolare strumentazione.

Ecce bonus factus est homo, et per liberum arbitrium factus est malus homo.

Kalgara
05-01-09, 02:58 PM
ciao, grazie per essere intervenuto. Ho trovato molto interessante quello che dici sulla differenza di punti di vista tra l'etologo e il pescicoltore e sul tipo di habitat che gli acquari naturali dovrebbero ricreare.

Devo dire che, anche se è stata proprio la lettura di quel libro a introdurmi nel mondo dell'acquariologia, sono rimasto un po' perplesso dalle modalità di allestimento descritte: quanto dovrebbe essere grande una vasca del genere? basta veramente soltanto rabboccare l'acqua che evapora? come possono ospitare dei pesci se ne basta uno in un acquario con filtro inadeguato per sballare tutti i valori dell'acqua? Per non parlare del fatto che il corso d'acqua più vicino è nella stragrande maggioranza dei casi inquinato. Per questo chiedevo se qualcuno avesse provato un'esperienza simile. Evidentemente l'acquariologia "naturale" non esiste.

Big Fish
06-01-09, 02:24 PM
ciao... lo scritto di Lorenz probabilmente si riferisce a una concezione "dell'acquario" un pò vecchia e incentrata su apetti di ecologia ed etologia che alla maggior parte degli appassionati non interessano. Chiunque può prendere un acquario riempirlo di fango, sassi e qualche organismo del fosso vicino casa ma ti assicuro che il risultato finale sarà veramente deludente e poco interessante per la maggior parte delle persone, a meno che uno non viva in Brasile a due passi dal Rio delle Amazzoni.

Oggi con la tecnologia e l'esperienza diffusa è possibile creare in acquario dei veri e propri paesaggi sommersi, con la possibilità di scegliere se gestire la vasca in modo più o meno naturale e di creare in acquario un vero microabitat "uno scorcio di paesaggio naturale" governato da un suo equilibrio tra i vari organismi animali e vegetali che lo popolano.

http://www.inseparabileforum.com/forum/topic.asp?TOPIC_ID=36334&SearchTerms=,amano

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Kalgara
09-01-09, 02:51 PM
bellissime vasche!