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sandy
25-10-06, 12:22 PM
La Stampa-Tuttoscienze
Cercano casa gli scimpanzé dismessi dalla Immuno-Baxter - 25 ott 06
"Hanno vissuto in solitudine per anni e ora hanno paura l'uno dell'altro".

Per i 45 scimpanzé dismessi dalla casa farmaceutica Immuno-Baxter gli ultimi sette anni sono stati i più intensi della loro vita e il futuro è ancora appeso a un filo. Fino al 2002 erano vissuti da soli, ciascuno in gabbia, in condizioni del tutto innaturali per animali che, come noi, sono bisognosi di vivere in gruppo, in un ambiente stimolante. Ma facciamo un passo indietro: nel ‘99 la Immuno-Baxter, una multinazionale statunitense, che si occupa di sperimentare farmaci per curare l’epatite e l’AIDS su scimmie e scimpanzé interrompe le ricerche e chiude i battenti del laboratorio dove i primati sono ospitati. Se questi animali si fossero trovati negli Usa, in ottemperanza ad una legge («The Chimp ACT»), sarebbero andati a vivere in un santuario. Non esistendo in Europa una legge analoga, ma rendendosi conto dell’importanza di questi animali, la Baxter investe una notevole somma di denaro per assicurare loro un «pensionamento» in condizioni sicuramente migliori di quelle in cui avevano vissuto sino ad allora. Ci voleva un luogo adatto e qualcuno che sapesse gestire animali di grande intelligenza e potenzialmente pericolosi. Il «Safari Park» di Gänserndorf, nei pressi di Vienna, venne scelto a questo scopo e nel 2002 scimpanzé e scimmie vennero trasferiti in strutture all’interno di un vasto parco. Per il momento si dovevano accontentare di stanzoni interni, ma nel giro di poco le aree esterne, con prati e alberi, sarebbero state a loro disposizione. Per questi animali inizia così un lungo processo di abituazione alle nuove condizioni di alloggiamento: per loro è strano manipolare una corteccia o vedere un albero e sono titubanti, quando si trovano di fronte a frutta e verdura, non più da soli, come era sempre avvenuto in laboratorio, ma insieme con altri scimpanzé. La vita di tutti i giorni si sta riempiendo di novità e non scorre più sempre uguale a se stessa. Inizia una vera e propria rivoluzione: non si è più soli al mondo, ma per alcuni minuti, poi ore, poi giorni, si vedono altre strane bestie. Malgrado il profondo bisogno di stare in compagnia, ci vuole parecchio tempo perché uno scimpanzé impari a fidarsi degli altri, a non averne paura, a rilassarsi in loro compagnia. Mettere insieme scimpanzé che hanno vissuto da soli tutta, o quasi, la loro vita è un’impresa ad alto rischio, ma intraprenderla è doveroso, dato che solo in questo modo si può rendere la loro vita meno triste e monotona. A questo scopo è stata incaricata Signe Preuschoft, una ricercatrice che ha lavorato negli Usa allo «Yerkes Primate Center» della Emory University (Atlanta, Georgia). Già allora aveva studiato le dinamiche sociali fra scimpanzè e soprattutto come vengano gestite le tensioni e fatti gli accordi; oltre ad osservazioni del comportamento spontaneo, la Preuschoft aveva anche condotto esperimenti in cui due individui dovevano lavorare insieme per ottenere un determinato obbiettivo. «Quando, dopo un periodo di sguardi a debita distanza, gli scimpanzé sono stati messi insieme, è stato sorprendente constatare che questi animali si ignoravano, guardavano altrove e facevano finta di nulla. Mai, mettendo insieme due scimpanzé che non si conoscevano, mi era capitato di osservare questa totale indifferenza - racconta la Preuschoft -. Era chiaro che non sapevano comunicare, non sapevano mettersi d’accordo su chi era dominante e chi subordinato; se si sfioravano non sapevano “cosa dirsi”. Erano scimpanzé socialmente incompetenti. Ciascuno stava al suo posto. Tuttavia, col tempo, le cose sono cambiate e qualcuno ha osato toccare l’altro. C’è voluto un anno, perché iniziassero a considerarsi come individui insieme a cui fare qualcosa, con cui giocare o negoziare le regole sociali». In questi anni sono stati fatti passi da gigante e c’è chi ha imparato che socialità non vuol dire solo avere rapporti con un altro, ma significa stare insieme con molti altri, tenendo conto delle personalità e dei loro rapporti. Se uno scimpanzé vive in condizioni normali, quelle in cui una specie si è adattata a vivere nel corso dell’evoluzione, tutto ciò viene naturale. Ma, per chi è stato solo e in gabbia per anni, impararlo è difficile, anche se non impossibile. Il comportamento e la psicologia di questi scimpanzé sono una dimostrazione di come esperienze precoci inadeguate possono alterare il comportamento, ma anche di come si possa rimediare, anche se solo parzialmente, ai danni. Ed ecco il colpo di scena: nel 2004 il «Safari Park» fallisce e la loro sorte rimane appesa ad un filo. I primatologi si stanno impegnando perché questi scimpanzè continuino ad avere ciò che meritano: un posto dove passare il resto della vita con adeguati stimoli sociali e ambientali. Maria Rauch-Kallat, ministro della Salute austriaco, aveva annunciato l’impegno a favore degli scimpanzé; ma dopo alcuni giorni la sua coalizione ha perso le elezioni. Sarebbe vergognoso che la nuova maggioranza non continuasse su questa strada, dato che la questione poco ha a che fare con la politica e molto con l’etica.
Elisabetta Visalberghi
Consiglio Nazionale delle Ricerche

Una serie di organizzazioni e istituzioni che studiano gli scimpanzé.
African Wildlife Foundation: http://www.awf.org/ wildlives/6
Il gruppo di ricerca del Dipartimento di Antropologia della Harvard University: http://www.fas.harvard.edu/~primates/
Jane Goodall Institute: http://www.janegoodall.org/chimp_central/default.asp Chimpanzee and Human Communication Institute: http://www.cwu.edu/~cwuchci/