Nick73
18-11-05, 01:31 PM
È da tempo che voglio raccontarvi la storia di Stella.
Stella, anzi Stellina come l’abbiamo sempre chiamata, era un cane triste; triste e infelice. È cresciuta sola, sull’aia della grande casa di campagna dove da sempre la mia numerosissima famiglia trascorre le vacanze. Ha sempre mangiato avanzi, secchi, freddi, scotti… Quando ha mangiato… Non ha mai visto, nella sua vita, un cane con cui giocare, lottare, azzuffarsi. Di cani, invece, ne ha visti persino troppi quando non avrebbe dovuto: una gravidanza ogni calore. Dei cuccioli non abbiamo mai saputo nulla. Anzi, non abbiamo mai voluto sapere quello che in realtà era evidentissimo a tutti noi. Credo fosse malata: i suoi riflessi erano lentissimi, non aveva neppure la forza di grattare via le zecche che la infestavano. Oddio, non si può dire che i suoi padroni non l’abbiano amata: l’hanno amata, ma a modo loro, da persone profondamente incolte.
Stellina sapeva rapirti con i suoi occhi straordinariamente profondi, con una malinconia che ti avvolgeva e non poteva lasciarti indifferente. Ogni estate, quando le grida, le risa, gli schiamazzi dei nostri figli animavano la pigra quiete delle colline marchigiane, si prendeva la sua piccola rivincita: per un mese era la star di quel mondo nel quale viveva da comparsa, ai margini, per il resto dell’anno. Quest’anno, poi, la sua vittoria è stata davvero schiacciante: per la prima volta ci siamo portati dietro i nostri cani…‘di città’: ricchi, panciuti e pasciuti, viziati e profumati. Lei li guardava giocare come se fossero ufo: rappresentavano un modo di vivere che, credo, lei non immaginava neppure potesse esistere. Però, quasi magicamente, i nostri figli avevano occhi e attenzioni solo per lei: in un giorno otteneva le coccole che i nostri cani faticano a mettere insieme in un mese.
Questo mi ricordo di lei… Questo voglio ricordare di lei…
Per il resto, beh, sono contento di non esserci stato, di non aver visto… Mi resta il racconto di mia moglie: la macchina che si mette in moto, come accadeva decine di volte al giorno. Pochi metri di retromarcia prima del cancello… Poi, all’improvviso, l’urlo della zia: Dio mio, Stella! E il ricordo di quella telefonata, mentre sto comprando ai bambini l’ennesimo gelato, nella speranza di vincere la calura di agosto: porta i bimbi lontano, portali al parco, stai fuori il più possibile; lo zio ha investito Stella, è morta…
Quando sono tornato a casa, avevano già pulito tutto: ma l’odore acre del sangue scaldato dal sole, quello non erano riusciti a levarlo. E mi resta dentro, come un pugno nello stomaco.
Ciao Stella! Scusa la banalità, so di essere scontato, ma visto che il nome che porti non posso non pensare a te ogni volta che levo gli occhi al cielo. Stellina… so che ti ricorderanno in pochi, proverò a farlo io. Anzi, proveremo a farlo noi, vero?
Qui sotto vi posto due foto di stella insieme al gattino che ho trovato questa estate e che, fortuna sua, adesso ha una nuova vita da pascià
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Stella, anzi Stellina come l’abbiamo sempre chiamata, era un cane triste; triste e infelice. È cresciuta sola, sull’aia della grande casa di campagna dove da sempre la mia numerosissima famiglia trascorre le vacanze. Ha sempre mangiato avanzi, secchi, freddi, scotti… Quando ha mangiato… Non ha mai visto, nella sua vita, un cane con cui giocare, lottare, azzuffarsi. Di cani, invece, ne ha visti persino troppi quando non avrebbe dovuto: una gravidanza ogni calore. Dei cuccioli non abbiamo mai saputo nulla. Anzi, non abbiamo mai voluto sapere quello che in realtà era evidentissimo a tutti noi. Credo fosse malata: i suoi riflessi erano lentissimi, non aveva neppure la forza di grattare via le zecche che la infestavano. Oddio, non si può dire che i suoi padroni non l’abbiano amata: l’hanno amata, ma a modo loro, da persone profondamente incolte.
Stellina sapeva rapirti con i suoi occhi straordinariamente profondi, con una malinconia che ti avvolgeva e non poteva lasciarti indifferente. Ogni estate, quando le grida, le risa, gli schiamazzi dei nostri figli animavano la pigra quiete delle colline marchigiane, si prendeva la sua piccola rivincita: per un mese era la star di quel mondo nel quale viveva da comparsa, ai margini, per il resto dell’anno. Quest’anno, poi, la sua vittoria è stata davvero schiacciante: per la prima volta ci siamo portati dietro i nostri cani…‘di città’: ricchi, panciuti e pasciuti, viziati e profumati. Lei li guardava giocare come se fossero ufo: rappresentavano un modo di vivere che, credo, lei non immaginava neppure potesse esistere. Però, quasi magicamente, i nostri figli avevano occhi e attenzioni solo per lei: in un giorno otteneva le coccole che i nostri cani faticano a mettere insieme in un mese.
Questo mi ricordo di lei… Questo voglio ricordare di lei…
Per il resto, beh, sono contento di non esserci stato, di non aver visto… Mi resta il racconto di mia moglie: la macchina che si mette in moto, come accadeva decine di volte al giorno. Pochi metri di retromarcia prima del cancello… Poi, all’improvviso, l’urlo della zia: Dio mio, Stella! E il ricordo di quella telefonata, mentre sto comprando ai bambini l’ennesimo gelato, nella speranza di vincere la calura di agosto: porta i bimbi lontano, portali al parco, stai fuori il più possibile; lo zio ha investito Stella, è morta…
Quando sono tornato a casa, avevano già pulito tutto: ma l’odore acre del sangue scaldato dal sole, quello non erano riusciti a levarlo. E mi resta dentro, come un pugno nello stomaco.
Ciao Stella! Scusa la banalità, so di essere scontato, ma visto che il nome che porti non posso non pensare a te ogni volta che levo gli occhi al cielo. Stellina… so che ti ricorderanno in pochi, proverò a farlo io. Anzi, proveremo a farlo noi, vero?
Qui sotto vi posto due foto di stella insieme al gattino che ho trovato questa estate e che, fortuna sua, adesso ha una nuova vita da pascià
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