sandy
15-09-05, 09:46 AM
RIUSCITO IN PECORE TRAPIANTO OVAIE CONGELATE
15 set 05
Esperimento sugli animali effettuato in Israele. Come al solito tutta da dimostrare validità per umani.
15 settembre 2005 - Nuove speranze per le donne a rischio di sterilita' arrivano da Israele. Alcuni ricercatori di vari istituti di Gerusalemme sono infatti riusciti a trapiantare un ovaio intero in una pecora, dopo averlo espiantato (congelato e poi scongelato), senza far perdere all'organo la sua funzionalita', riuscendo a recuperare degli ovociti e farli diventare embrioni. La tecnica, di cui si parla nello studio pubblicato sulla rivista 'Human reproduction', potrebbe rappresentare una svolta per le donne che rischiano di diventare sterili a causa di un'insufficienza ovarica precoce o di un tumore.
Secondo Amir Arav, dell'Istituto di ricerca di scienze animali e agricole 'Bet Dagan', questi risultati dimostrano per la prima volta che e' possibile in animali grandi, ''rimuovere, crioconservare, scongelare e rimettere in sede delle ovaie intere, ottenendo degli ovociti e mantenendo la normale funzionalita' ovarica per un lungo periodo''. C'e' ancora tanta strada da fare, aggiunge Yehudit Nathan, ''ma speriamo entro pochi anni di praticare questa tecnica sulle donne che rischiano di diventare sterili, come le giovani malate di cancro''.
Un auto-trapianto di ovaie intere era stato tentato gia' nel 1987 e nel 2004, ma senza crioconservazione e successivo scongelamento. Un altro metodo a lungo studiato e' stato quello di crioconservare e trapiantare tessuto ovarico dopo averlo scongelato. Tuttavia, pur essendo riusciti a far nascere due bambini in questo modo, c'era il problema delle aderenze e della perdita di sangue dai follicoli ovarici, nell'attesa che si riformassero i nuovi vasi sanguigni.
I ricercatori israeliani hanno invece prima testato in provetta se le ovaie prese dalle pecore (in questo simili alle donne), insieme ai vasi sanguigni, potessero sopravvivere al processo di crioconservazione e scongelamento, grazie alla loro tecnica che consente di ridurre il danno causato alle cellule dai metodi usati di solito. Dopo di che hanno rimosso, congelato e scongelato le ovaie di otto ovini, con vene e arterie, rimettendo dopo un paio di settimane una delle due o nella sua sede originaria o innestandola sulla vena e l'arteria dell'altra ovaia rimossa. Delle cinque pecore in cui il flusso di sangue si era ripristinato normalmente (segno dell'esito positivo del trapianto), una aveva accusato forti aderenze, con raccolta di ovociti impossibile, mentre due avevano prodotto un ovocita ciascuna. Dopo quattro mesi, si e' riusciti ad aspirare dalle ovaie impiantate altri quattro ovociti. I sei ovuli, coltivati in vitro, sono stati poi attivati per partenogenesi (tipo di riproduzione in cui si ha lo sviluppo di un ovulo non fecondato), usando composti chimici che imitano il normale processo di fecondazione, e sviluppati in otto cellule embrioni.
Due anni dopo il trapianto, i ricercatori hanno effettuato una risonanza magnetica su una pecora con ovaio trapiantato, riscontrando la presenza di follicoli ovarici, un po' piu' piccoli ma comunque nel limite della normalita', e l'integrita' dei vasi sanguigni. ''Anche se le aderenze provocate dal trapianto possono ostacolare il concepimento naturale si' da richiedere l'uso della fecondazione in vitro - conclude Arav - abbiamo dimostrato, in un animale di grandi dimensioni, che durante la crioconservarvazione gli organi rimangono intatti, cosi' come la ripresa delle loro funzioni dopo lo scongelamento e il trapianto a lungo, almeno per tre anni. Tutto cio' puo' segnare una svolta nel campo delle applicazioni della crioconservazione sugli uomini, come ad esempio nel trapianto di altri organi, o nel caso di donne che devono far fronte alla perdita della loro capacita' riproduttiva''.(ANSA)
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15 set 05
Esperimento sugli animali effettuato in Israele. Come al solito tutta da dimostrare validità per umani.
15 settembre 2005 - Nuove speranze per le donne a rischio di sterilita' arrivano da Israele. Alcuni ricercatori di vari istituti di Gerusalemme sono infatti riusciti a trapiantare un ovaio intero in una pecora, dopo averlo espiantato (congelato e poi scongelato), senza far perdere all'organo la sua funzionalita', riuscendo a recuperare degli ovociti e farli diventare embrioni. La tecnica, di cui si parla nello studio pubblicato sulla rivista 'Human reproduction', potrebbe rappresentare una svolta per le donne che rischiano di diventare sterili a causa di un'insufficienza ovarica precoce o di un tumore.
Secondo Amir Arav, dell'Istituto di ricerca di scienze animali e agricole 'Bet Dagan', questi risultati dimostrano per la prima volta che e' possibile in animali grandi, ''rimuovere, crioconservare, scongelare e rimettere in sede delle ovaie intere, ottenendo degli ovociti e mantenendo la normale funzionalita' ovarica per un lungo periodo''. C'e' ancora tanta strada da fare, aggiunge Yehudit Nathan, ''ma speriamo entro pochi anni di praticare questa tecnica sulle donne che rischiano di diventare sterili, come le giovani malate di cancro''.
Un auto-trapianto di ovaie intere era stato tentato gia' nel 1987 e nel 2004, ma senza crioconservazione e successivo scongelamento. Un altro metodo a lungo studiato e' stato quello di crioconservare e trapiantare tessuto ovarico dopo averlo scongelato. Tuttavia, pur essendo riusciti a far nascere due bambini in questo modo, c'era il problema delle aderenze e della perdita di sangue dai follicoli ovarici, nell'attesa che si riformassero i nuovi vasi sanguigni.
I ricercatori israeliani hanno invece prima testato in provetta se le ovaie prese dalle pecore (in questo simili alle donne), insieme ai vasi sanguigni, potessero sopravvivere al processo di crioconservazione e scongelamento, grazie alla loro tecnica che consente di ridurre il danno causato alle cellule dai metodi usati di solito. Dopo di che hanno rimosso, congelato e scongelato le ovaie di otto ovini, con vene e arterie, rimettendo dopo un paio di settimane una delle due o nella sua sede originaria o innestandola sulla vena e l'arteria dell'altra ovaia rimossa. Delle cinque pecore in cui il flusso di sangue si era ripristinato normalmente (segno dell'esito positivo del trapianto), una aveva accusato forti aderenze, con raccolta di ovociti impossibile, mentre due avevano prodotto un ovocita ciascuna. Dopo quattro mesi, si e' riusciti ad aspirare dalle ovaie impiantate altri quattro ovociti. I sei ovuli, coltivati in vitro, sono stati poi attivati per partenogenesi (tipo di riproduzione in cui si ha lo sviluppo di un ovulo non fecondato), usando composti chimici che imitano il normale processo di fecondazione, e sviluppati in otto cellule embrioni.
Due anni dopo il trapianto, i ricercatori hanno effettuato una risonanza magnetica su una pecora con ovaio trapiantato, riscontrando la presenza di follicoli ovarici, un po' piu' piccoli ma comunque nel limite della normalita', e l'integrita' dei vasi sanguigni. ''Anche se le aderenze provocate dal trapianto possono ostacolare il concepimento naturale si' da richiedere l'uso della fecondazione in vitro - conclude Arav - abbiamo dimostrato, in un animale di grandi dimensioni, che durante la crioconservarvazione gli organi rimangono intatti, cosi' come la ripresa delle loro funzioni dopo lo scongelamento e il trapianto a lungo, almeno per tre anni. Tutto cio' puo' segnare una svolta nel campo delle applicazioni della crioconservazione sugli uomini, come ad esempio nel trapianto di altri organi, o nel caso di donne che devono far fronte alla perdita della loro capacita' riproduttiva''.(ANSA)
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