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sandy
12-10-05, 01:39 PM
IL SEQUESTRO CORNEALE NEL GATTO
12 ott 05 – G. Larosa
Si tratta di una patologia degli occhi. Si cura con un intervento chirurgico del medico veterinario.

12 ottobre 2005 - Il sequestro corneale nel gatto è una malattia della cornea che si presenta con un’area di necrosi delle cellule superficiali di forma rotondeggiante od ovale, di colore bruno o nero, con margini più chiari (guarda foto).
Questa lesione, di solito, interessa uno solo degli occhi, ma a volte, può riguardare entrambi.
Può colpire i gatti di tutte le razze, indipendentemente dal sesso, ma in percentuali quelli maggiormente esposti al rischio sono i gatti Persiani, Himalaiani, Birmani e Burmesi, gatti che presentano gli occhi prominenti (esoftalmo) e frequenti patologie congenite a carico delle palpebre e delle ciglia.
La causa o le cause che portano a questa patologia non sono conosciute e tra i fattori che la favoriscono vi sono le infezioni da herpesvirus felino, irritazioni meccaniche sulla cornea causate da patologie delle palpebre o delle ciglia.
I sintomi che l’animale presenta sono quelli legati alla presenza di un corpo estraneo sulla superficie dell’occhio. La “fastidiosa presenza” può causare dolore e di conseguenza lacrimazione, arrossamento della congiuntiva con tendenza da parte dell’animale a tenere l’occhio socchiuso.
Nei casi iniziali, quando i sintomi clinici non sono ancora tali da far notare al proprietario l’alterazione a carico dell’occhio, è il Medico Veterinario a diagnosticare la malattia durante la visita generale che precede i periodici trattamenti immunizzanti.
La terapia di elezione è quella chirurgica, anche se in alcuni casi un trattamento locale a base di interferone ha dato dei soddisfacenti risultati nel far regredire la lesione, ma poiché a volte, in assenza di terapie mediche, l’organismo ha espulso l’area necrotica con restituzione totale della trasparenza corneale sull’occhio, rimangono i dubbi sull’efficacia della terapia interferonica.
Pertanto, rimane d’elezione la terapia chirurgica, che si effettua asportando dalla superficie corneale, ad una profondità che varia a seconda della gravità della lesione, l’area necrotica.
Di solito la necrosi interessa da 1/3 a 2/3 dello spessore della cornea e con la cherachectomia si asporta l’area necrotica fino a raggiungere lo strato pulito sottostante.
E’ importantissimo, pena il fallimento dell’intervento, correggere eventuali difetti delle palpebre o delle ciglia nella medesima seduta chirurgica.
La cherachectomia può essere seguita da un innesto congiuntivale a protezione della cornea sottostante alla lesione, ma si è visto che in questi casi la trasparenza corneale potrebbe non migliorare totalmente.
Nel postoperatorio, la terapia antibiotica - sia generale che locale - va somministrata fino alla remissione totale della sintomatologia clinica potendo ridurre notevolmente i non frequenti, casi di recidive.
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